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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0274
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264 T A V O

Piae. Vindids. GORDIANAE. VOTVM. SOLVIT.

Siegue la greca,che è quafi una traduzione dell'altra'.
BEQ. MEF12T& . KAT. KAAH. MOIPA. OTAAH2.
APXHN . AAX&N. EIIAPXON. MEfSHNON. 2TO-
AOT . E2TH2A . BGMON . EKhìA&N . ETXHN.
EMHN. Al Dio grandiffimo, e alla buona Sorte Va-
lerio Prefetto della Flotta de' Mifenefi alzai quefla
era.fciogliendo il voto mio. L'aggiunto dì Maximus
dato a Giove, è notifiìmo (Cicerone N. D. Il 94. Pro
domo 144. ) ; ed è noto ancora , che gii fi àà V ag-
giunto di Magnus (Orazio T. 0. X. 5. Ovidio Ep.XIV.
95. Am.L 1 o, 8. e altrove fpeffifjimo ed egli , e gU
nitri) , e di fxiyoiQ (Omero II. /3'. 134. e ìfi altri luo-
ghi moltiffimì ; e così gli altri ) ; e di [isyisog (Gru-
ter 0 MLXIV. 11. ) , E' noto parimente , che talvolta
fi trova mito Jovi, & Fortunae ( Muratori p. XIII.
4- ) J Jovi t & Fortunae Meliori ( Gruferò III. 9 ) ;

I O. M. & Fortunae Secundae ( Gruferò Vili. 1.).
Jovi, & Genio Loci (Muratori XIII. 6. e CCCXLIII.
4.); e nella preghiera degli Stoici (Epiteto Man. in
fine ) :

A"ya Ss fx\ <S Zsu, j£ aù y V Umpsydvti,
"Otto/ noQ' ùjjuv sTjii èizTsrocyiJ.s'vog.
Guidami , Giove, tu , guidami , o Fato»
Dovunque deftinato io fon da voi.
Potrebbe dunque fupporfi, che il Deo magno , e Osq
fj.syls&i della ifcrizione Jla Giove. Ma primieramen-
te non fi troverà mai detto ajfoluiamente Deus Ma-
gnus, 0 Maximus, finza il proprio nome di Giove,
0 di un aggiunto, che lo dijlingua, come nel Donato
(Suppl.Th. Murat. To.I. Claiì". 1.9.) Ssy #fya&4> fipov-
wm - E in Gruferò (XXI. 4.5.) Deo . Fuìguratori.

II Deo Magno Aeterno dello fteffo Gruferò (XVII. 7.)
nulla decide. Magni dii Volutamente fon detti foltanto
Cibeìe, e Attide ( Gruferò XXVII. 4. e XXVIII. 2.);
e gli dei Samotracii (Servio Aen. III. 12. e 264. ) .
All'incontro V aggiunto di Magnus fi trova dato a
tutti gli dei in generale . Ovidio (de Ponto III. ELI.
162.) :

Thura fer ad magnos, vinaque pura deos :
( Se pur non vcglian quejìi reflringerfi a' foli dodici
Dei Wtìi&io'rì, con Sfanemio Cef. di Giul. Rem. 940.).
E a molti in particolare , come ad Apollo , detto da
Virgilio (Aen. VI. 78.) affolutamente Magnus Deus
( dove Servio : unicuique Deus ipfe , quem colie,
magnus videtur ) : a Mercurio (Gruferò LIV.13.),
ad Ercole (Gruferò CXXXIV. ) , a Marte ( Giuliano
ne' Cefari ) , a Bacco ( Spanemio a Giuliano 1. c. ) ,
a Morti a ( Gori Inter. I. p. 329.), a Serapìde (Gruferò
LXXXV. 3. e A-)* a' Eiofcori ( Gruferò CCCIX. 1. e
Paufania Vili. 21.); e oltre agli altri, anche a' Ge-
nii. Così Tibullo (IV. 5. 9., dove il Broukufio ):

Magne Geni, cape thura libens, votifque faveto.
E fpecialmente a' Gemi delle Città , e delle Provin-
cie ,■ detti con particolarità Dii Magni ( VoJJio Idol.
II. 62. ) ; onde in Gruferò ( CX. 7. ) fi legge : Deo
Magno , Genio Puteolanorum In fatti grandiffima
era la venerazione , e difiintijfìmo il culto del Genio
della Città» detto Tuyy, Fortuna ( Tifavi, Genius,
nelle Glofle ) , onde Tiyfiov diceafi il fio tempio
( Vale/lo ad Eufebio de Mart. Pai. p. 341.) ; creden-
dofi, che nel nafeere, 0 fia nel formarfi una Nazione,
un Popolo, una Città , un luogo , gli fi affegnava un
Genio, che lo cuftodìffe , e che nel tempo fieffo gli fi
peferiveffi tutto ciò, che fatalmente dovea fuccedergli;

L A LX.

onde diceafi anche il fuo Fato , e la fua Fortuna di
ciafcuna ; e perciò da Simmaco fon chiamati Fatales
Genii : febbene da Prudenzio ( contra Symm. II. 370.)
rifpondendo a Simmaco fi parli con più difiinzione :
At folers Orator ait : Fataliter urbem
Sortitam, quonam Genio proprium exigat aevum;
Cun&is nam populis, feu moenìbus inditur , inquit,
Aut Fatum, aut Genius; noftrarum more ani-
marum,

Quae fub difparìH fubeunt nova corpora forte.
Sallufiio il filofofo (deDiis, & Mundo c. 9. ) nel dar
ragione di quejlo , diflingue il pat0 et^oip^sr/i , e la
Fortuna tux"/] delle nazioni , e delle Città : ùia7TSp

TOiviJV WpÓVOlCt , ^ ~El'{J.Xp{is»yj ^ ^ jfgpt sSvT] , Kj

TTÓTisig .... Sto «j tvyy) ....>£ <ftà tSto ^oChL^ot
y.ovjyi tccq xÓTisig t7}v 0fo> npoafasi ti[jl5ìv . Siccome
dunque vi è la Providenza , e '1 Fato intorno alle
Nazioni , e alle Città ; così ancora la Fortuna : e
perciò conviene , che le Città con particolar modo
onorino quefla dea in comune. Or ficcome vi era la
Fortuna, 0 Genio particolare di ciafcuna Città ; on-
de in Gruferò (LXXV.7.): M. MAPIOC. EniKTH-
TOC . TH1. TTXHI. NEAC . nOAEfìC . M. Ma-
rio Epitteto alla Fortuna di Napoli : e in una me-
daglia di Nicea ( Spanemio a Giuliano ne' Cef. Pr.
p. 97. ) APA0H TTXH NIKA.IE12N , alla buona
Fortuna de' Niceefi ; e in un' altra di Antiochia ( Th.
Br. To. III. p. 185. ) fi vede la Fortuna, 0 fia una
donna col titolo di Genio Antiochenfium : Così vi
era ta> Pon.m, - n fa. H Genio di tutte le Nazioni,
che fi vede in figura di una dea Pantea preffo Spane-
mio ( 1. c. ) coli' ifcrizione : Fortun. Omnium Gent.
Et Deor. . E Paufania (II. n.) fa menzione della
fatua della Fortuna degli dei , &sèv TÓyyi , che ve-
de afi unita a quelle il Cerere , e di Venere. E forfè
la Fortuna degli Dei era la Pepromene , la Mera,
0 fia la^Parca, più antica di Saturno, e detta Ilitia
da Olene Lido , cotte nota, e dimoflra lo fieffo Pau-
fania (Vili.21.). & trova anche Deo, qui eft ma-
ximus , fenza altro tome, in una lucerna del Pafferi
(Lue. Muf. PafT. To.I. Tab.I.) ; e fi vede un Giova-
netto alato , col fior del loto in tefta , e coli' indice
della delira mano alia bocca, come fuol rapprefentarfi
Arpocrate . Si vedono altre jftnlll J?£*'* *** tiuu^v, c-
ornate di più Jìmboli ancora prejfo lo Spon ( Mifc. E. A.
p. 16.) preffo il Caperò ( fieli' Arpocrate ) , e preffo il
Gori ( Iricr. Don. p. 19.) ; e dette dagli Antiquari
Pantee . Senza entrar qui nella controversa ( moffit
dal Marchefe Maffei Art. Cr. Lap. III. 4. p. 279.) f
fi vi foffe un nume Panteo finza altro nome partico-
lare , come fi leggono quei in altre ifcrizioni di Bac-
co Panteo (Gruferò LXXVH. 3. e Aufonio Ep.29.)t
di Silvano Panteo ( Doni I. 66. ) , di Priapo Panteo
( Gruferò XCV. 1. ) ; ed ammettendo con tutti gli altri
Antiquari* , che vi fffg ^io Panteo , che fi legge
in più ifcrizioni , fenza altro mme di deità partico-
lare ( Gruferò I. 2. 3. 4. 5. e 6. Doni I. 65. Mufeo
Cap. Infc To.I. n.63. p. 103. Reinejìo I. 3., U qua-
le per alt™ P- 1o. avverte , che il Divus Pantheus .
e'I Pantheus AugufìUs fi debbano intendere degl'Im-
peratori con]aerati ; coll'efempio di Drufilla conferai a
da Caligò , e detta Pantea, come ficrive Dione LIX.
li, , dove nota Reimaro , che Ifide Pantea fi vede
coli''ifinzione di lìctvòg Sstt in una medaglia di -d--
driano pejfo Bkaife de Num. Panth. Hadr-, non ef-
 
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