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Ficoroni, Francesco de'
I Tali Ed Altri Strumenti Lusorj Degli Antichi Romani — Roma, 1734 [Cicognara, 1651]

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https://doi.org/10.11588/diglit.27712#0135
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DEGLI ANTICHI ROMANI. irj

In tutt’e due questi luoghi Ovidio fa una™.
breve enumerazione di varj giuochi in moìio a'stai
consìmile ; pare, che con quel TeJJera quos habeat
numeros voglia intendere lo stesto, che dice con_.
quell’altro mezzo verso , (j ‘vìres TeJJera mìjfa
tuas, cioe quai sta il vaiore deile Tessere ; e con
ciò voglia alludere al giuoco piu usuaie, che con
esse facevast ; ma che poi paili a spiegare la Piisto-
bolinda praticata coile medestme. Doppio era un
tai giuoco al dir deli’Hyde : o facevast a chi get-
tava maggior numero de’ punti ; e dicevast , co-
me dice Svetonio in Nerone, in pmHttm ìudere j o
eleggevafì un numero de’ punti, che ii giuocator'e
sperava di fàre ; e diccvasi da’ Greci Proerefìmo ,
cioc eietto prima del tiro . L’Hyde dunque spiega
quei <vocet con quest’eleggerfì ii numero quel fu-
beat con esser costretto, chi giuoca, dai tiro ad
aver punto o numero diverso dalselettofì . Pren-
dendo lume da questo ? direi piu tosto, che stgni-
ftchi quci verfo, dover ben pensare, a qual nu-
mero, e quantità de’ punti st sottoponga, e quanti
n’elegga ; e perchè un tal numero probabilmente,
come dicemmo pariando de’ Tali, st faceva in più
tiri, se ciò volevano i giocatori , con facoltà di
farne meno, e fermarsi in quaiche punto vicino

alseletto , per non oltrepassarlo , inerendo alla__

frase del dare Calcuìum stimerei, che potesse spie-
garsi così quei primo distico al lib. Trist., ed elet-
to un numero lontano, cioè da farst, v’è chi ha
scritto (questo dice avanti il Poeta) in cne mo-

R do,
 
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