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Volume IV.
STORIA DELL'ARTE CRISTIANA
MONUM. III.
5. S. Giovanni, IOHANNIS, è in atto di contemplazione e
di estasi allusiva alla rivelazione avuta intorno alla eterna
generazione del Verbo, onde die principio al suo Vangelo.
Imperocché narra l'Istoria ecclesiastica, dice S. Girolamo,
che S. Giovanni ratto in cielo collo spirito e ivi saziato a
pieno della rivelazione celeste, rivenuto in sé, dettasse l'esor-
dio del suo Vangelo (Hier. in Matth. prooem.): Revelatione
saturatus illud prooemium e caelo veniens eructavit : u In
principio erat Verbum, etc. "
6, 7. Questi sono i soli avanzi del grandioso e memo-
rabile musaico posto da Papa Ilaro nella Cappella dedicata
alla Santa Croce, i quali ho tratti dal codice Vaticano 5407.
Papa Ilaro vi aveva fatto rappresentare il martirio di
S. Flaviano, al quale erasi trovato presente nel conciliabolo
di Efeso, e fu allora che egli dovette a S. Giovanni Evan-
gelista il suo scampo dalle mani dell'empia fazione di
Dioscoro. Fu questo il motivo che gli fece poi consecrare
la Cappella sopra descritta e apporvi l'epigrafe, nella quale
il chiama suo liberatore.
Dei due musaici che vedevansi ai tempi di Macario
(I'Heureux), (Hagioglypt. pagg. 2o4, 2o5) nelle absidi la-
terali del portico davanti al Battistero lateranense, uno è
perito, l'altro tuttora esiste, ma parmi non anteceda l'epoca
di Papa Pasquale II.
TAVOLA CCXL.
Roma, S. Andrea in Cata Barbara Patricia
Il musaico di S. Andrea in Cata Barbara Patricia era
già distrutto quando il Ciampini nel 1686 scriveva la pre-
fazione al volume II dei Vetera monumenta: Cum iam
duo destructa iaceant, alterimi S. Agathae Maioris Ra-
vennae, alterum S. Andreae in Barbara hic Romae, illud
a terraemotu, istud ab hominibus post tresdecim circiter
saecula dirutum. Ad opinione del eh. De Rossi (Bull. 1871,
pag. 17) il disegno pubblicato dal Ciampini (tav. LXXVI)
fu diligentemente tratto dall'originale nelle parti che erano
durate sino alla sua età, prima che tutto si disfacesse; ma
egli medesimo dichiara a pagina 42 che un disegno conser-
vato nella raccolta del Cardinale Albani, poi Clemente XI,
oggi nel castello reale di Windsor, è manifestamente la fonte
principale della tavola incisa in rame per l'opera del Ciam-
pini, e che le indicazioni che accompagnano quel disegno
dimostrano quanta poca parte ne era conservata nel 1675,
quanta nel i63o, e che allora furono supplite con pitture
le lacune del musaico. Io mi son procurato dal signor Holmes
bibliotecario al castello reale di Windsor una fotografia di
questo musaico e dello schizzo che l'accompagna, e met-
tendo la chiarezza possibile al racconto dirò, che dalle
indicazioni sottoscritte allo schizzo si deve dedurre esservi
stato in Roma un disegno del musaico rappresentato dallo
schizzo, il cui autore ivi annota, che l'ha tratto dal disegno
vecchio, il quale per altro fu fatto quando al musaico man-
cava la metà inferiore dell'ultima figura a sinistra, e un pic-
colo brano dell'abito appartenente alla figura vicina. Inoltre
che al i63o era già caduta una metà quasi del musaico,
la quale era stata ivi supplita con pittura u dal disegno pre-
detto ». Le parti cadute del musaico erano, la testa, il busto
col braccio destro del Redentore, la parte inferiore di esso
col monte e i quattro fiumi, e il piede sinistro di S. Pietro.
Questo disegno vecchio poteva servir tuttavia a supplire le
due figure estreme a sinistra e l'inferior parte di S. Paolo
che erano perite, quando nel 1675 fu fatto cavare il disegno
Albani che io qui pubblico, supplendo ciò che in esso man-
ca, ed è dall' autore dello schizzo circoscritto con punti. Era
però desiderabile che, quanto alle imagini, si potesse integrare
del tutto ; la qual cosa ho potuto ancor fare, giovandomi di
un disegno che precede tutti gli altri e che trovasi nel volume
manoscritto 5407 della Biblioteca Vaticana, alle pagine 189
tergo, e 191; da poi che il disegnatore, prendendo a copiare
le figure, le ha separatamente delineate in tre gruppi.
Quanto alla epigrafe, le cui due parti estreme, destra e
sinistra, erano perite ai tempi del primo e secondo disegno
Albani, e che è omessa del tutto nel codice Vaticano citato,
noi profitteremo della copia conservata nel codice Sanese
di Pietro Sabino, nel Barberiniano dell' Ugonio e nel Brus-
sellese del De Wenghe, nei quali il eh. signor Comm. De Rossi
ha trovata e messa in luce la vera lezione del nome di
colui il quale fece la donazione, nascosto dall'erroneo vo-
cabolo VALIDAE in luogo di VALILAE. Il prelodato signor
Commendatore ha dimostrato nel Bull, di Arch. Cr. 1871,
pagina 12, chi fosse il Valila che morendo lasciò alla Chiesa
questo allora profano edifizio, convertito da Papa Simplicio
in chiesa. Dei nomi in la di gotica origine ha raccolti gli
esempii anche il Marini (Papiri, 35o).
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generazione del Verbo, onde die principio al suo Vangelo.
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il chiama suo liberatore.
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terali del portico davanti al Battistero lateranense, uno è
perito, l'altro tuttora esiste, ma parmi non anteceda l'epoca
di Papa Pasquale II.
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già distrutto quando il Ciampini nel 1686 scriveva la pre-
fazione al volume II dei Vetera monumenta: Cum iam
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principale della tavola incisa in rame per l'opera del Ciam-
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