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RAFFAELLO A ROMA
E siccome un altro architetto, Baccio d’Agnolo, ese-
guì per Michelangelo il modello della facciata di S. Lo-
renzo a Firenze, trattandosi qui di ultimare con pitture
di terretta l’opera architettonica di Raffaello, poteva
il Peruzzi benissimo essere stato richiesto di farne un
modello per mostrarne la nuova armonia.
Convengo che queste spiegazioni possono sembrare
alquanto sottili, ma dove i dati sono tanto contrarii
al Peruzzi conviene ricercare se il Vasari abbia vera-
mente detto quello che a prima vista si sarebbe indotti
a credere.
Da tutto questo mi pare riesca chiaro: che il solo
passo sul quale è basata V attribuzione al Peruzzi del-
V architettura della Farnesina non è tanto affermativo
quanto sembra per avventura.
La seconda ragione per la quale alcuni vorrebbero
ritenere Baldassarre
(Fig. llMs)
come architetto del palazzo di
Agostino Chigi è che era suo
compatriota. La risposta è fa-
cile. Per un artefice che a quel
tempo non era altro che pittore,
la bella volta nella loggia della
Galatea, 1’ architettura dipinta
con strafori ed il fregio nel sa-
lone, le pitture di terretta delle
facciate intorno intorno e forse
altre ancora erano i lavori d’im-
portanza sufficiente per mostrare a Baldassarre che
Agostino gli voleva bene.
Se al contrario, volete sostenere il Peruzzi quale ar-
chitetto del palazzo, che cosa ne nasce ? Appena finito
quell’edilizio, avendo il Chigi prescelto Raffaello per
fabbricargli le stalle nella stessa villa e la suntuosa
sua cappella a S. Maria del Popolo, bisognerebbe sup-
porre che Agostino non fosse stato soddisfatto del suo
compatriota, o gli avesse ritirata la sua protezione
vedendo Raffaello aver più grido di Baldassarre. E
non vi ha ragione di ammettere nè l’una nè l’altra
di queste alternative. Si potrebbe, egli è vero, am-
mettere che Baldassarre avesse abbandonato Roma.
Lo stile della Farnesina è invocato da altri per af-
fermare che Baldassarre ne fosse stato l’architetto.
Per giudicare dello stile di Baldassarre Peruzzi bi-
sogna anzitutto conoscere delle opere sue autentiche.
Se le fabbriche di Carpi sono veramente di Baldas-
sarre, e non vedo ragioni serie per dubitarne, non
dimostrano analogia di sorta collo stile della Farne-
sina. Il Duomo è l’opera d’un architetto versatissimo
di tutte le forme adoperate da Bramante nei progetti
per S. Pietro. L’aver riprodotto in una fabbrica tanto
minore certe disposizioni e proporzioni della basilica
vaticana sembra accennare ad un architetto piuttosto
giovane in modo che risponderebbe da questo lato alle
circostanze di Baldassarre.27) Il Duomo riflette pure
le preoccupazioni degli architetti di S. Pietro preci-
samente quando la direzione ne venne affidata a Raf-
faello. La decorazione dei piloni con un pilastro che
monta fino in cima agli arconi della cupola è una
disposizione rarissima che non ho visto se non in al-
cuni schizzi di Bramante per S. Pietro, e nell’archi-
tettura dell’ Eliodoro di Raffaello, contemporanea al
modello per il Duomo di Carpi. In questi due casi
non soddisfa del tutto.
A Bologna nè i palazzi attribuiti a Baldassarre, nè
la porta di San Michele in Bosco, per la sua squisita
bellezza maravigliosa e quasi unica; nè il magnifico
spaccato per la cupola di S. Petronio, mostrano ana-
logie colla Farnesina. Solo, nella lanterna di questo
disegno, la svelta proporzione delle arcate rammenta
quelle della Farnesina, ma la proporzione era proprio
imposta dal luogo.
Passando alle fabbriche di Baldassarre a Roma, fra
quelle nominate dal Vasari o dal Serlio vi ha solo
il famoso palazzo Massimi principiato l’anno prima
della sua morte e le finestre sopra il teatro di Mar-
cello non di molto anteriori. Ammettiamo pure che
fra i numerosi edilizi che il culto del Le Tarouilly
per il Peruzzi gli fece pubblicare come opere di lui,
ve ne siano di più autentiche, e questo sembra es-
sere il caso per le seguenti: Il palazzo Ossoli in via
de’ Balestrar! e il palazzo Linotte, via dei Baulari
presso alla Cancelleria. Mettete ora accanto l’una al-
l’altra le tavole del Le Tarouilly che rappresentano
questi edilìzi28) e paragonatele con quelle della Far-
nesina e del palazzo Vidoni. Dal confronto delle pro-
porzioni generali e particolari vedrete non solo diffe-
renze grandi, ma tali da far spiccare agli occhi la quasi
2T) Intorno a Carpi vedi: Marchese G. Campori, Gli Artisti ita-
liani, eco., negli Stati Estensi. Modena, 1855. Delle fabbriche di Carpi
scrisse pure il dottor Hans Semper nella Zeitschrift fur bild. Kunst,
1878, fase. 6-7. Nell’anno seguente, fase. 9, esposi certi pareri diffe-
renti da quelli del signor Semper. (Vedi pure Les projets primitifs,
pag. 99). Ora il dottor Semper, figlio del famoso architetto, ha com-
pito una monografìa estesa dei monumenti di Carpi, che non ho ve-
duto peranco.
28) Pai. Pietro Massimi, tav. 281 e 288; Angelo Massimi, 301;
Pai. Linotte, 49-50; Pai. Ossoli, 61; Farnesina, 101; Stoppani, 267.
RAFFAELLO A ROMA
E siccome un altro architetto, Baccio d’Agnolo, ese-
guì per Michelangelo il modello della facciata di S. Lo-
renzo a Firenze, trattandosi qui di ultimare con pitture
di terretta l’opera architettonica di Raffaello, poteva
il Peruzzi benissimo essere stato richiesto di farne un
modello per mostrarne la nuova armonia.
Convengo che queste spiegazioni possono sembrare
alquanto sottili, ma dove i dati sono tanto contrarii
al Peruzzi conviene ricercare se il Vasari abbia vera-
mente detto quello che a prima vista si sarebbe indotti
a credere.
Da tutto questo mi pare riesca chiaro: che il solo
passo sul quale è basata V attribuzione al Peruzzi del-
V architettura della Farnesina non è tanto affermativo
quanto sembra per avventura.
La seconda ragione per la quale alcuni vorrebbero
ritenere Baldassarre
(Fig. llMs)
come architetto del palazzo di
Agostino Chigi è che era suo
compatriota. La risposta è fa-
cile. Per un artefice che a quel
tempo non era altro che pittore,
la bella volta nella loggia della
Galatea, 1’ architettura dipinta
con strafori ed il fregio nel sa-
lone, le pitture di terretta delle
facciate intorno intorno e forse
altre ancora erano i lavori d’im-
portanza sufficiente per mostrare a Baldassarre che
Agostino gli voleva bene.
Se al contrario, volete sostenere il Peruzzi quale ar-
chitetto del palazzo, che cosa ne nasce ? Appena finito
quell’edilizio, avendo il Chigi prescelto Raffaello per
fabbricargli le stalle nella stessa villa e la suntuosa
sua cappella a S. Maria del Popolo, bisognerebbe sup-
porre che Agostino non fosse stato soddisfatto del suo
compatriota, o gli avesse ritirata la sua protezione
vedendo Raffaello aver più grido di Baldassarre. E
non vi ha ragione di ammettere nè l’una nè l’altra
di queste alternative. Si potrebbe, egli è vero, am-
mettere che Baldassarre avesse abbandonato Roma.
Lo stile della Farnesina è invocato da altri per af-
fermare che Baldassarre ne fosse stato l’architetto.
Per giudicare dello stile di Baldassarre Peruzzi bi-
sogna anzitutto conoscere delle opere sue autentiche.
Se le fabbriche di Carpi sono veramente di Baldas-
sarre, e non vedo ragioni serie per dubitarne, non
dimostrano analogia di sorta collo stile della Farne-
sina. Il Duomo è l’opera d’un architetto versatissimo
di tutte le forme adoperate da Bramante nei progetti
per S. Pietro. L’aver riprodotto in una fabbrica tanto
minore certe disposizioni e proporzioni della basilica
vaticana sembra accennare ad un architetto piuttosto
giovane in modo che risponderebbe da questo lato alle
circostanze di Baldassarre.27) Il Duomo riflette pure
le preoccupazioni degli architetti di S. Pietro preci-
samente quando la direzione ne venne affidata a Raf-
faello. La decorazione dei piloni con un pilastro che
monta fino in cima agli arconi della cupola è una
disposizione rarissima che non ho visto se non in al-
cuni schizzi di Bramante per S. Pietro, e nell’archi-
tettura dell’ Eliodoro di Raffaello, contemporanea al
modello per il Duomo di Carpi. In questi due casi
non soddisfa del tutto.
A Bologna nè i palazzi attribuiti a Baldassarre, nè
la porta di San Michele in Bosco, per la sua squisita
bellezza maravigliosa e quasi unica; nè il magnifico
spaccato per la cupola di S. Petronio, mostrano ana-
logie colla Farnesina. Solo, nella lanterna di questo
disegno, la svelta proporzione delle arcate rammenta
quelle della Farnesina, ma la proporzione era proprio
imposta dal luogo.
Passando alle fabbriche di Baldassarre a Roma, fra
quelle nominate dal Vasari o dal Serlio vi ha solo
il famoso palazzo Massimi principiato l’anno prima
della sua morte e le finestre sopra il teatro di Mar-
cello non di molto anteriori. Ammettiamo pure che
fra i numerosi edilizi che il culto del Le Tarouilly
per il Peruzzi gli fece pubblicare come opere di lui,
ve ne siano di più autentiche, e questo sembra es-
sere il caso per le seguenti: Il palazzo Ossoli in via
de’ Balestrar! e il palazzo Linotte, via dei Baulari
presso alla Cancelleria. Mettete ora accanto l’una al-
l’altra le tavole del Le Tarouilly che rappresentano
questi edilìzi28) e paragonatele con quelle della Far-
nesina e del palazzo Vidoni. Dal confronto delle pro-
porzioni generali e particolari vedrete non solo diffe-
renze grandi, ma tali da far spiccare agli occhi la quasi
2T) Intorno a Carpi vedi: Marchese G. Campori, Gli Artisti ita-
liani, eco., negli Stati Estensi. Modena, 1855. Delle fabbriche di Carpi
scrisse pure il dottor Hans Semper nella Zeitschrift fur bild. Kunst,
1878, fase. 6-7. Nell’anno seguente, fase. 9, esposi certi pareri diffe-
renti da quelli del signor Semper. (Vedi pure Les projets primitifs,
pag. 99). Ora il dottor Semper, figlio del famoso architetto, ha com-
pito una monografìa estesa dei monumenti di Carpi, che non ho ve-
duto peranco.
28) Pai. Pietro Massimi, tav. 281 e 288; Angelo Massimi, 301;
Pai. Linotte, 49-50; Pai. Ossoli, 61; Farnesina, 101; Stoppani, 267.