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RAFFAELLO A ROMA
che ivi formava una peschiera per varie sorti di pe-
sci, circondato da sedili, e al quale si scendea per una
scalea non coperta. Del medesimo antro scrive Blosio
Palladio :79)
....nune hortis subiectum molliter antrum.
Antrum Piscina^, gelidisque natantibus aptum.
Di questo più fresco luogo di ritiro, ove i poeti
convengono, non ho potuto avere notizie. Se non ci
fosse l’espressione : « in summo testudinis amplum spi-
ramen » si potrebbe supporre fosse sotto la loggia, e
che ricevesse la luce in alto da quelle sei finestre che si
vedono tanto distintamente nella fotografia e che ho
riaperte nella fig. 11.80)
IV
LE STALLE DI AGOSTINO CHIGI ALLA FARNESINA
Di contro ai giardini, nell’angolo compreso tra la
Chiesa di S. Iacopo e la Lungara, erano situate queste
stalle famose, per il banchetto che vi offrì Agostino
a Leone X il 30 aprile 1518,81) e capaci, secondo lo
storico Tizio, di contenere cento cavalli. « Equi cen-
tuno. in stabulis Augustini conspecti sunt ea die soni-
pedes, alipedes et cornipedes, ecc. »
Di questo edifizio non ho visto mai nè disegno, nè
stampa, nè pianta, nè alzato di sorte. Solo il Fontani
ne ha tentato il restauro d’una facciata servendosi
degli avanzi e delle descrizioni del Milizia. Il solo di-
segno che ne conosco è quel frammento in fondo alla
fig. 9, che conferma alcune parti del restauro tentato
dal Fontani.82)
Ecco le parole del Milizia riferite dal Fontani ed
altri :
« Il primo piano è di pilastrini gemellati con i loro
piedistalli distinti. Sono d’ordine dorico, coll’architrave
a tre fasce, fregio liscio e cornice intiera. Il secondo
piano ha altrettanti di questi pilastrini corintii, pari-
mente co’ loro piedistalli divisi ; il che fa un brutto
vedere per tante interruzioni, e l’opera par secca, e
per quella cornice del primo piano senza unità. La
porta poi con quelle colonne doriche su alti piedistalli
è abbastanza cattiva. » Farò come il Fontani e lascerò
« star là la critica, ne scriveva quel severo filologo »
e come lui dirò che anche qui « l’ordine dorico ha la
sua base attica e così gentile che cede al confronto
quella sta nella loggia. »
L’unico avanzo a me noto di quelle stalle è la parte
inferiore della fig. 18, in una altezza di 5 metri in
circa, sulla Lungara, in uno stato deplorevole. Ne presi
le misure nel 1868 e di nuovo nel 1881. Da tutte le
basi e piedistalli insieme potei comporre la fig. 19
nella quale ho cercato almeno di riprodurre le ma-
gnifiche e gentili movenze delle sagome. E chi da-
vanti all’originale non vede che la base è dello stesso
autore di quella del palazzo, non perda il tempo a
leggere il presente volume.
Queste belle sagome dinotano forse maggior espe-
rienza nel profilare, e maggiore fermezza. Ma queste
incontrandosi pure nei piedistalli, anteriori di data,
dipinti nella Disputa e nella Scuola d’Atene, è le-
cito vedervi la volontà dell’architetto basata sopra il
carattere differente dell’edifizio. La base e la cornice
del piedistallo, la cornice delle finestrelle dello zoc-
colo e la base dei pilastri sono di peperino che entra
poco nel muro. Questo è di una specie di opera di
getto composto, come in certi edilìzi antichi, di pietre
grosse come una mela e di calce con pozzolana. Il
plinto, i piedistalli, lo zoccolo e la cornice delle for-
melle sono foderati di mattoni. Solo nel fondo delle
formelle si mostra l’opera di muro irregolare, ma vi
sarà stato senza dubbio qualche intonaco. Dalle mi-
sure degli avanzi, e dal frammento di disegno del cin-
quecento ho cercato di restaurare il prospetto sulla
Lungara che rivela non esservi da quel lato nè porta
nè finestre al pian terreno. Si vede da questo disegno
antico che le finestre del primo piano avevano ba-
laustre e quel piano è sormontato da un altro del
quale non si vede che la sola parte inferiore. Il si-
lenzio del Milizia intorno a questo piano si spiega
dalle parole di Fabio Chigi descriventi ne’ suoi Com-
mentari 83) lo stato ai tempi suoi : « Stabulimi vero,
premente se ipsum mole, nec sufficientibus concame-
rationibus, et in fastigio imminutum fuit, et ferreis
ad ima munitum catenis. » L’ edifizio era dunque
stato diminuito di altezza per il troppo peso ed una
insufficiente connessione dei muri lunghi per mezzo
di muri ed archi trasversali, circostanza che indica
un edifizio di forma piuttosto lunga. Non saprei dire
se nella pianta del Le Tarouilly la parte indicata
’9) Suburbanum Augustini GJiisii per Blosium Palladium. Impres-
simi Romae, Anno Salutis mdxii, Die xxvu Januari, v. 26-27.
so) La pianta del Le Tarouilly, tav. 100, mostra dietro la loggia
varii cerchi concentrici, non so se siano una scalea a bastoni che forse
ne potrebbe essere l’ingresso. Il signor Mario Moretti gentilmente
ni’informò che finora T ingegnere capo dei lavori del Tevere non
aveva trovato traccia dell’antro.
81) Cugnoni, Vita, pag. 34, 64 e 106.
82) Tav. 9.
83) Cugnoni, op. cit., pag. 178.
RAFFAELLO A ROMA
che ivi formava una peschiera per varie sorti di pe-
sci, circondato da sedili, e al quale si scendea per una
scalea non coperta. Del medesimo antro scrive Blosio
Palladio :79)
....nune hortis subiectum molliter antrum.
Antrum Piscina^, gelidisque natantibus aptum.
Di questo più fresco luogo di ritiro, ove i poeti
convengono, non ho potuto avere notizie. Se non ci
fosse l’espressione : « in summo testudinis amplum spi-
ramen » si potrebbe supporre fosse sotto la loggia, e
che ricevesse la luce in alto da quelle sei finestre che si
vedono tanto distintamente nella fotografia e che ho
riaperte nella fig. 11.80)
IV
LE STALLE DI AGOSTINO CHIGI ALLA FARNESINA
Di contro ai giardini, nell’angolo compreso tra la
Chiesa di S. Iacopo e la Lungara, erano situate queste
stalle famose, per il banchetto che vi offrì Agostino
a Leone X il 30 aprile 1518,81) e capaci, secondo lo
storico Tizio, di contenere cento cavalli. « Equi cen-
tuno. in stabulis Augustini conspecti sunt ea die soni-
pedes, alipedes et cornipedes, ecc. »
Di questo edifizio non ho visto mai nè disegno, nè
stampa, nè pianta, nè alzato di sorte. Solo il Fontani
ne ha tentato il restauro d’una facciata servendosi
degli avanzi e delle descrizioni del Milizia. Il solo di-
segno che ne conosco è quel frammento in fondo alla
fig. 9, che conferma alcune parti del restauro tentato
dal Fontani.82)
Ecco le parole del Milizia riferite dal Fontani ed
altri :
« Il primo piano è di pilastrini gemellati con i loro
piedistalli distinti. Sono d’ordine dorico, coll’architrave
a tre fasce, fregio liscio e cornice intiera. Il secondo
piano ha altrettanti di questi pilastrini corintii, pari-
mente co’ loro piedistalli divisi ; il che fa un brutto
vedere per tante interruzioni, e l’opera par secca, e
per quella cornice del primo piano senza unità. La
porta poi con quelle colonne doriche su alti piedistalli
è abbastanza cattiva. » Farò come il Fontani e lascerò
« star là la critica, ne scriveva quel severo filologo »
e come lui dirò che anche qui « l’ordine dorico ha la
sua base attica e così gentile che cede al confronto
quella sta nella loggia. »
L’unico avanzo a me noto di quelle stalle è la parte
inferiore della fig. 18, in una altezza di 5 metri in
circa, sulla Lungara, in uno stato deplorevole. Ne presi
le misure nel 1868 e di nuovo nel 1881. Da tutte le
basi e piedistalli insieme potei comporre la fig. 19
nella quale ho cercato almeno di riprodurre le ma-
gnifiche e gentili movenze delle sagome. E chi da-
vanti all’originale non vede che la base è dello stesso
autore di quella del palazzo, non perda il tempo a
leggere il presente volume.
Queste belle sagome dinotano forse maggior espe-
rienza nel profilare, e maggiore fermezza. Ma queste
incontrandosi pure nei piedistalli, anteriori di data,
dipinti nella Disputa e nella Scuola d’Atene, è le-
cito vedervi la volontà dell’architetto basata sopra il
carattere differente dell’edifizio. La base e la cornice
del piedistallo, la cornice delle finestrelle dello zoc-
colo e la base dei pilastri sono di peperino che entra
poco nel muro. Questo è di una specie di opera di
getto composto, come in certi edilìzi antichi, di pietre
grosse come una mela e di calce con pozzolana. Il
plinto, i piedistalli, lo zoccolo e la cornice delle for-
melle sono foderati di mattoni. Solo nel fondo delle
formelle si mostra l’opera di muro irregolare, ma vi
sarà stato senza dubbio qualche intonaco. Dalle mi-
sure degli avanzi, e dal frammento di disegno del cin-
quecento ho cercato di restaurare il prospetto sulla
Lungara che rivela non esservi da quel lato nè porta
nè finestre al pian terreno. Si vede da questo disegno
antico che le finestre del primo piano avevano ba-
laustre e quel piano è sormontato da un altro del
quale non si vede che la sola parte inferiore. Il si-
lenzio del Milizia intorno a questo piano si spiega
dalle parole di Fabio Chigi descriventi ne’ suoi Com-
mentari 83) lo stato ai tempi suoi : « Stabulimi vero,
premente se ipsum mole, nec sufficientibus concame-
rationibus, et in fastigio imminutum fuit, et ferreis
ad ima munitum catenis. » L’ edifizio era dunque
stato diminuito di altezza per il troppo peso ed una
insufficiente connessione dei muri lunghi per mezzo
di muri ed archi trasversali, circostanza che indica
un edifizio di forma piuttosto lunga. Non saprei dire
se nella pianta del Le Tarouilly la parte indicata
’9) Suburbanum Augustini GJiisii per Blosium Palladium. Impres-
simi Romae, Anno Salutis mdxii, Die xxvu Januari, v. 26-27.
so) La pianta del Le Tarouilly, tav. 100, mostra dietro la loggia
varii cerchi concentrici, non so se siano una scalea a bastoni che forse
ne potrebbe essere l’ingresso. Il signor Mario Moretti gentilmente
ni’informò che finora T ingegnere capo dei lavori del Tevere non
aveva trovato traccia dell’antro.
81) Cugnoni, Vita, pag. 34, 64 e 106.
82) Tav. 9.
83) Cugnoni, op. cit., pag. 178.