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RIASSUNTO E CONCLUSIONE
mente le affinità fra i due maestri. Inoltre Raffaello
di certo avrà visto a Urbino varii di quei taccuini
appartenenti a pittori e architetti contenenti non solo
schizzi da monumenti antichi, ma altri cavati dagli
studi, progetti e dalle fabbriche di maestri moderni.
Avrà visto forse disegni dello stesso Lauranna di cui
senza dubbio il Duca Federico si sarà servito per pro-
gettare la grandiosa Chiesa che a Urbino edificare
voleva e della quale scrisse Giovanni Santi :
E come a l’uso humano anco al divino
Culto ordinò un tempio glorioso
Al qual sua morte fu crudel destino
Un tempio tal che havrebbe superato
D’ordin bellezza e nobile ornamento
Qualunque mai fu bene edificato.
Il disegno del qual grande argumento
Che lui devoto a cose sancte, ecc.28 29)
Devo finalmente ricordare la somiglianza tra il tem-
pio a 16 lati di Raffaello e le tre mezzetribune a
7 lati d’un dodecagono le quali insieme ad una tonda
circondano la Madonna della Consolazione a Todi.2®'
E con questo non voglio dire altro se non che tali
forme erano allora forse più generalmente note agli
architetti umbri di quello che si pensi. In tutte queste
cose le nostre cognizioni sono ancora più imperfette
di quanto si crede. Codesto stile mi pare dovrebbe
chiamarsi Urbinate o Laurannesco non conoscendo io
nè maestro più illustre di Luciano, nè edifìzii ante-
riori più magnifici che i palazzi di Urbino e di Gubbio
ove queste forme, per quanto sappia, vennero per la
prima volta messe in opera.
Conviene dunque ripetere che sulle prime relazioni
di Raffaello con Bramante, della loro occasione e della
loro epoca non sappiamo assolutamente nulla. Ma se
questo interessantissimo punto pei- me è ancora un mi-
stero completo, credo di aver provato che appena Raf-
faello giunto a Roma, chiamato o condottovi da Bra-
mante, questi quasi subito si risolvette di prepararlo a
diventare il suo successore nell'Architettura. Anzi sono
convinto di questo fatto a segno, da ammettere che
se Bramante, andando a Bologna nel 1506 o in qual-
che altra circostanza, avesse per esempio visto a Città
di Castello la tavola dello Sposalizio, egli già nel chia-
mar Raffaello a Roma poteva aver in parte nella sua
mente un tale scopo.
Infatti, in tutta Italia nessuno meglio di Bra-
mante, per l’analogia del proprio genio e della pro-
pria carriera, era più atto ad apprezzare le future
maraviglie che. nella pittura e nell’ architettura pro-
metteva il giovane suo compatriota in un’opera del
genere dello Sposalizio. E già allora Raffaello aveva
28) Riprodotto dal Pungileoni, Elogio di Giovanni Santi, pag. 72.
29) Nei Projets primitifs, eoe., pag. 96-98, esaminando colla mas-
sima attenzione questa chiesa ed i documenti ad essa riferentisi ho
mostrato che se il signor Adamo Rossi si è troppo affrettato nei vo-
lumi I, II, III del Giornale di Erudizione Artistica, ad escludere l’in-
tervento di Bramante nel progettare questa Chiesa, d’altra parte
codesto intervento non è provato con certezza, nè anche reso as-
solutamente necessario dallo stile dell’edilìzio. Che maestro « Ba-
tassaire » poi sia il Peruzzi è possibile, ma non è sufficientemente
provato.
RIASSUNTO E CONCLUSIONE
mente le affinità fra i due maestri. Inoltre Raffaello
di certo avrà visto a Urbino varii di quei taccuini
appartenenti a pittori e architetti contenenti non solo
schizzi da monumenti antichi, ma altri cavati dagli
studi, progetti e dalle fabbriche di maestri moderni.
Avrà visto forse disegni dello stesso Lauranna di cui
senza dubbio il Duca Federico si sarà servito per pro-
gettare la grandiosa Chiesa che a Urbino edificare
voleva e della quale scrisse Giovanni Santi :
E come a l’uso humano anco al divino
Culto ordinò un tempio glorioso
Al qual sua morte fu crudel destino
Un tempio tal che havrebbe superato
D’ordin bellezza e nobile ornamento
Qualunque mai fu bene edificato.
Il disegno del qual grande argumento
Che lui devoto a cose sancte, ecc.28 29)
Devo finalmente ricordare la somiglianza tra il tem-
pio a 16 lati di Raffaello e le tre mezzetribune a
7 lati d’un dodecagono le quali insieme ad una tonda
circondano la Madonna della Consolazione a Todi.2®'
E con questo non voglio dire altro se non che tali
forme erano allora forse più generalmente note agli
architetti umbri di quello che si pensi. In tutte queste
cose le nostre cognizioni sono ancora più imperfette
di quanto si crede. Codesto stile mi pare dovrebbe
chiamarsi Urbinate o Laurannesco non conoscendo io
nè maestro più illustre di Luciano, nè edifìzii ante-
riori più magnifici che i palazzi di Urbino e di Gubbio
ove queste forme, per quanto sappia, vennero per la
prima volta messe in opera.
Conviene dunque ripetere che sulle prime relazioni
di Raffaello con Bramante, della loro occasione e della
loro epoca non sappiamo assolutamente nulla. Ma se
questo interessantissimo punto pei- me è ancora un mi-
stero completo, credo di aver provato che appena Raf-
faello giunto a Roma, chiamato o condottovi da Bra-
mante, questi quasi subito si risolvette di prepararlo a
diventare il suo successore nell'Architettura. Anzi sono
convinto di questo fatto a segno, da ammettere che
se Bramante, andando a Bologna nel 1506 o in qual-
che altra circostanza, avesse per esempio visto a Città
di Castello la tavola dello Sposalizio, egli già nel chia-
mar Raffaello a Roma poteva aver in parte nella sua
mente un tale scopo.
Infatti, in tutta Italia nessuno meglio di Bra-
mante, per l’analogia del proprio genio e della pro-
pria carriera, era più atto ad apprezzare le future
maraviglie che. nella pittura e nell’ architettura pro-
metteva il giovane suo compatriota in un’opera del
genere dello Sposalizio. E già allora Raffaello aveva
28) Riprodotto dal Pungileoni, Elogio di Giovanni Santi, pag. 72.
29) Nei Projets primitifs, eoe., pag. 96-98, esaminando colla mas-
sima attenzione questa chiesa ed i documenti ad essa riferentisi ho
mostrato che se il signor Adamo Rossi si è troppo affrettato nei vo-
lumi I, II, III del Giornale di Erudizione Artistica, ad escludere l’in-
tervento di Bramante nel progettare questa Chiesa, d’altra parte
codesto intervento non è provato con certezza, nè anche reso as-
solutamente necessario dallo stile dell’edilìzio. Che maestro « Ba-
tassaire » poi sia il Peruzzi è possibile, ma non è sufficientemente
provato.