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Geymüller, Heinrich von; Raffael; Raffael [Ill.]
Raffaello Sanzio: studiato come architetto con l'aiuto di nuovi documenti — Milano, Napoli, Pisa: Ulrico Hoepli, 1884

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https://doi.org/10.11588/diglit.74189#0113
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84

RIASSUNTO E CONCLUSIONE

d’Atene, e Bramante da pittore non meschino eh’ era,
schizzò subito la nicchia con questo Apollo dentro,38’
e Raffaello, per omaggio al suo protettore conservò
nell’ affresco l’Apollo di Bramante raffaellizzandone
soltanto le forme. Questa ultima supposizione mi pare
la più verosimile.
Nello schizzo di Bramante le vòlte non sono a se-
micerchio, ma ellittiche39’ e nella sommità dell’arco sotto
la cupola vi è una chiave, elemento che nessuno avrebbe
pensato di aggiungere copiando l’affresco nel quale
non si trova, benché si osservi nella stampa del Grhisi.
Questa circostanza, ma soprattutto la presenza in
questa incisione di tutta l’architettura dello schizzo
che nell’ affresco non venne rappresentato, ed al-
tre variazioni provano V incisione del Ghisi fatta da
uno studio di Raffaello nel quale era riprodotta tutta
V architettura di Bramante. Codesto studio mostrava
pur un’ altra differenza. In paragone dell’ incisione,
tutta l’architettura nell’ affresco venne abbassata in
modo che la cornice dei piedistalli invece di giungere
alle spalle della figura di Alcibiade tocca il suo go-
mito. Abbassando in questo modo anco le imposte delle
vòlte, si ottenne in alto lo spazio da girare le vòlte
a mezzo cerchio, forma più perfetta che la mezza
ellisse, benché le linee di queste, in qualche modo forse,
s’armonizzavano meglio colla curva degli archi grandi
che all’affresco formano cornice.
La stampa del presente volume era già troppo inol-
trata, quando ricevetti la monografia del professore
Springer, per poter dare una eliotipia dal disegno ori-
ginale di Bramante, ma l’egregio scrittore gentilmente
mi permise di riprodurre nella fig. 60 un lucido della
sua tavola. Ho dovuto figurare le leggiere tinte acqua-
rellate per mezzo di fini tratti.

IV
RAFFAELLO CONTINUATORE DELL’ULTIMA MANIERA
DI BRAMANTE
Avendo mostrato quanto Raffaello avesse studiato
le opere di Bramante, nessuno potrà maravigliarsi di
vedere in lui il continuatore dello stile di Bramante
o piuttosto della sua ultima maniera.
Fino a un tempo recentissimo, ed ancora adesso,
moltissimi credono che l’espressione dell’architettura

di Bramante si trovi nei palazzi della Cancelleria e
Giraud a Roma e, immaginandosi che egli avrebbe
adoprato questa maniera in tutte le sue opere, gli rim-
proverano una certa secchezza e che so io, perciò fa
duopo precisare che cosa sia questa ultima maniera.
Anzi è maggiormente necessario perchè nell’ architet-
tura Bramante presenta un fatto quasi unico, quello di
aver avuto simultaneamente più maniere, si potrebbe
quasi dire più stili. In Lombardia la sagrestia di S. Ma-
ria presso San Satiro e le tre tribune di Santa Maria delle
Grazie, per la loro ricchezza di ornati formano quasi
una maniera differente da quella adoperata nella ca-
nonica di S. Ambrogio, nel chiostro di Santa Maria
delle Grazie ed anche di Santa Maria di Canepanova
a Pavia, ecc. A Roma, si potrebbe fino a un certo
punto dire i palazzi della Cancelleria40’ e Giraud la
continuazione della seconda maniera lombarda ; men-
tre la prima fabbrica ivi eseguita da Bramante, dopo
la sua partenza da Milano, il Tempietto di S. Pietro
in Montorio, fa parte dell’ ultima sua maniera. Ma
questa pure, mi pare, dinota due direzioni alquanto
differenti, cioè la direzione antica nel Tempietto di
S. Pietro, nei cortili di S. Damaso e di Belvedere, nei
progetti per S. Pietro di Roma, e nelle fabbriche di
Loreto: la Santa Casa e la Canonica — e la di-
rezione di un genere misto di classico e di rustico
che Bramante mostrò in due edilizi celebri, ma quasi
ignoti : il proprio palazzo, ora distrutto, ed il palazzo
di San Biagio non terminato. Tutti due ebbero una
grandissima influenza sullo sviluppo ulteriore dell’ar-
chitettura moderna. Questa maniera consiste nell’ ado-
prare per il pian terreno un’opera rustica assai robusta,
e nei piani superiori mezze colonne accoppiate, con
finestre a tabernacoli o con arcate. Il palazzo di San
Biagio, inoltre, mostrava quattro torri agli angoli, e
una quinta più alta nel mezzo sopra il portone.
Era questa ultima maniera, oggi dai più compieta-
mente ignorata, quella che a Bramante in Roma valse la
sua immensa influenza. Nel secolo XVI gli acquistò da
tutti, compreso Michelangelo, il grido ben meritato di
più grande architetto che dai tempi romani avesse vis-
suto e di primo risuscitatore della buona architettura.
Nelle opere di Raffaello si scorge un riflesso di que-
sta varietà delle produzioni di Bramante. Nel tempio
dello Sposalizio ed anche negli edilizi della Farne-

58) Come altrove aveva dipinto una serie di nicchie con figure
dentro.
”) Non so se questa forma si vede adoprata in qualche esempio an-
teriore al presente. Se la parte del castello di Gaillon trasportato a
Parigi nel cortile della « Ecole des Beaux Arts», e che alcuni vo-

gliono influenzata da Fra Giocondo, è veramente dell’ anno 1500,
mostrerebbe un esempio anteriore.
40) Intorno alla data della Cancelleria vedi Les projets primitifs,
pag. 69-70. La difficoltà di combinare l’anno 1495 scolpito nel fregio
del Palazzo, coll’arrivo di Bramante nel 1499 è ora sciolta.
 
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