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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Prima): Contiene L'Istoria Della Città E Insieme Dell'Antica Venezia: Dall'Origine Fino Alla Venuta In Italia Di Carlo Magno — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732

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Dell'istoria di Verona
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Libro quarto
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https://doi.org/10.11588/diglit.62317#0057
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Si LIBRO
il doppio nome, e I’ uso de’vocaboli incer-
to , e comune, che contra il dovere con-
tinuò non di rado anche dopo trasferite al-
la condizione Italica le regioni noslre, tal-
che Gallia citeriore dille fin Simmaco, ed
altri di basso tempo. Gallia però in tal sen-
soè una parte d’Italia , come l’Etruria ,
e’I Piceno. Se crediamo alle Lampe fuan-
/.i7. r.i. che detta una volta da Plinio Italia Ci-
salpina ì ma dee leggerli Subalpina } come
Subalpina, e circompadana Gallia fu det-
ta da Plutarco.
Fiori in tempo di Cesare Caio Valerio
Catullo , eccellente ingegno , e un de’ pri-
mi, e siupremi lumi della Poelìa. Nacque
secondo il Cronico di S. Gerolamo in Verona
1’ anno secondo dell’ Olimpiade 173, che
dà il 666 di Roma. Forti ragioni ci sono
di crederlo nato qualche anno dopo ; ri-
manendo però sempre il più antico Scrit-
tore , che vantar polla la Venezia, e la Ci-
salpina tutta, ed anteriori al quale de’La-
tini fioriti anche in Roma , e in tutto il
mondo R,omano tre soli, o quattro ci son
rimali. Dicesi da molti nato inSarmione,
ma senza nissun fondamento ; sua fu ben-
sì quella penisola del noslro lago, e in ella
deliziosa villa ebbe, di cui si Limano a-
vanzi le reliquie di Romano edilizio, che
quivi ancor si veggono . Facoltoso, e di
molto onesta condizione convien dir fosse il
padre suo, poiché tra esso, e Cesare con-
suetudine correa d’ ospitalità. Il Poeta ve-
niva ammollò in Roma alla tavola dell’
issesso Cesare , come s’impara , ove dice
Svetonio, che avendolo aspramente offèso
con satirici versi , dopo averne quelli ri-
cevuta soddissazione , lo invitò a cena
l’issessa sera. Andò Catullo con ufizio nella
Comitiva del Pretore in Bitinia. In Ro-
ma ebbe amicizia , e pratica con illustri
Personaggi, e tra gli altri con Cicerone.
Ma poiché quelli è il primo Veronese ,
di cui savellar si possa, ed è il più antico,
di cui memoria ci sia ri m asa, non potrà da
gran maraviglia non esser preso chi si farà
a considerare, quanto all’oseuro ci ritroviam
dell’antichità rimota; mentre nè pur bar-
lume, e forsè nè pure un nome ci rimane
di tutti quegl’infiniti uomini, che la Città
nostra abitarono avanti i Romani. I nomi
nelle lingue antiche erano lignificativi , e
però ci darebbero qualche traccia della lin-
gua, che qui si parlava, e quella dell’ori-

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igine. Ma ecco che il primo Veronese di
cui certa notizia si abbia, ci viene innanzi
non solamente con prenome , e nome nen-
tihzio, ma ancora con cognome Romano;
e non sol quelli , ma quel Celio , e quel
Quinzio , eh’ ei chiamò fiore della Gioven-
tù Veronefie\ quell’ Ausileno , eh’ivi pur no-
mina ; Cornelio Nepote , e più altri amici
da lui mentovati, gran parte de’quali non
è da dubitare non fòssèro siuoi patriotti, no-
me Romano tutti portano. Con le lettere
Latine comincian dunque le notizie nollre;
tuttoché anche per l’innanzi da nazione,
che avea uso di scrittura, e di monumen-
ti, quelle parti fosser tenute. Si disperse-
ro forsè le memorie Etrusche , per essèr-
sene Smarrita 1’intelligenza , e ’1 linguag-
gio? in fatti anche nell’Oriente, lascian-
do le siacre carte, cominciano le notizie
conte Greche lettere, perchè dell’Egizia
lingua non trapasisò all’altre nazioni la va-
ghezza , e lo Audio. Ma come tanti nomi
Romani veggiamo a tempo di Catullo in
Verona, la quale siolamente in quell’illessa
età era siata fiatta Colonia Latina ? e ciò
sienza condurvi Romano alcuno, sie ad Asi
conio abbiam fede ? e come in quello Poe-
ta nè pure un nome si riseontra della prima
gente, e dell’anterior lingua ? Forsè tanto
era il credito, e tanta la fama de’ Roma-
ni, eh’anche prima del lor dominio nepren-
deano il linguaggio, e i coslumi ? forsè tan-
to era 1’ affètto , che il participar di così
gran Republica Svegliava verso di loro, che
rinegavan tolto i popoli le lingue proprie,
ed i propri nomi, e si fàcean pregio di tras-
fòrmarsi, e di diventare, o parer Romani?
Non è da tralasciar però, come assai pri-
ma di quel che dagli Scrittori si possa racco-
gliere, sembra di poter credere venisser Ro-
mani in quella Città ad annidarli ; poiché
secondo i computi più comuni nacque Ca-
tullo in quell’ anno appunto , quando fu
fatta Colonia Verona. Or dicendoli lui Ve-
ronese, e Veronese essendo slato suo padre,
il quale dava ospizio a Cesare, e certamen-
te in Verona, o in Sarmione, dove secon-
do l’antico Itinerario era la Mansione,osia
il riposo tra Verona, e Brescia; moltopro-
babil fi rende, abitasse già qui avanti il
Proconsolato di Pompeo Strabono. Con
tutte le fatiche, e gli studj nostri quante
mai sono anche in quelle materie le cofe s
che non sappiamo !

Fine del Libro Quarto.

Fio! Ve-
ronenfium
iuvenum .

Ver. Illuflr. Parte I.

F

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