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https://doi.org/10.11588/diglit.26545#0041
r
ci retti, efe non abbia cagione di lapientarini di dover’elTer
Tempre in città: ma un Dì verrà il tempo , che ci potrò rollare
con ogni mio agio, e come fpero, in breve: allora ci rivedre-
mo più fovente , ed a vero caparra , e campo pitiche baftevole
di poterla fervire fecondo il Tuo Merito, e fecondo il Dovere,
che mi corre yerfo della di lei Stimatjilima Perfona.
B. Signor mio, qui non v’ ha nè obbligo, nè Dovere, né
tampoco Debito alcuno : mafe ella poi per fortuna ci fi portafle,
le farò di gufto Compagnia. Di Grazia andiamoci uno dì quelli
giorni. Io mi augurerei d’ efferci già flato, e d’aver’ ammirato
quelle Rarità, Al prefente,che ne fon venuto fui chiaro, non le
darò né pace, nè quiete, fin’a tanto che non mi ci averà mena-
to: fi rifolva; e mi confoli.
A. Scorgendolo dunque la gran brama, ed indicibile an-
sietà, che lei va nutrendo di veder quello Luogo,ci andere-
mo al più pretto, che potrò . Piaccia all5 Altiffimo, che dimani
faccia bel tempo , affinché ci polliamo andare. Dalcantomiola
ferviro di tutto core. Ella poi anderà vedendo molte altre colè,
delle quali non né ho fatto fin’a qui menzione alcuna, e le ho
pallate lotto filenzio. Mi vado lulmgando, che faranno per dar-
li nel genio, lo ho Levrieri, e Cani da caccia, che fe lei li ve-
dette correre , ed andar dietro alle Lepri, fon più che ficuro,
che ne rollerebbe molto flupìto, fodisfatto, ed appagato al mag-
gior legno : Eglino fono dei megliori , che vadano , e che fi
ppffano mai trovare . Per verità ne ho veduto, ed avuto di piu
Sorti , ma però non ne ho mai avuti, né veduti, che fodero fi
buoni , che quelli ; Sia pùr lontana la Lepre quanto mai
ella fi voglia, o per quanto mai lontana ella fi fia , mi da l’ani-
mo di fermarla :> e tanto più facilmente mi riefce , allorché la
fcopro alla Pianura. Mi dicafolo,a che ora le fa comodo di an-
darci: la mattina a buon’ora, oall’Alba, oal far, oallofpun-
§> J tar
ci retti, efe non abbia cagione di lapientarini di dover’elTer
Tempre in città: ma un Dì verrà il tempo , che ci potrò rollare
con ogni mio agio, e come fpero, in breve: allora ci rivedre-
mo più fovente , ed a vero caparra , e campo pitiche baftevole
di poterla fervire fecondo il Tuo Merito, e fecondo il Dovere,
che mi corre yerfo della di lei Stimatjilima Perfona.
B. Signor mio, qui non v’ ha nè obbligo, nè Dovere, né
tampoco Debito alcuno : mafe ella poi per fortuna ci fi portafle,
le farò di gufto Compagnia. Di Grazia andiamoci uno dì quelli
giorni. Io mi augurerei d’ efferci già flato, e d’aver’ ammirato
quelle Rarità, Al prefente,che ne fon venuto fui chiaro, non le
darò né pace, nè quiete, fin’a tanto che non mi ci averà mena-
to: fi rifolva; e mi confoli.
A. Scorgendolo dunque la gran brama, ed indicibile an-
sietà, che lei va nutrendo di veder quello Luogo,ci andere-
mo al più pretto, che potrò . Piaccia all5 Altiffimo, che dimani
faccia bel tempo , affinché ci polliamo andare. Dalcantomiola
ferviro di tutto core. Ella poi anderà vedendo molte altre colè,
delle quali non né ho fatto fin’a qui menzione alcuna, e le ho
pallate lotto filenzio. Mi vado lulmgando, che faranno per dar-
li nel genio, lo ho Levrieri, e Cani da caccia, che fe lei li ve-
dette correre , ed andar dietro alle Lepri, fon più che ficuro,
che ne rollerebbe molto flupìto, fodisfatto, ed appagato al mag-
gior legno : Eglino fono dei megliori , che vadano , e che fi
ppffano mai trovare . Per verità ne ho veduto, ed avuto di piu
Sorti , ma però non ne ho mai avuti, né veduti, che fodero fi
buoni , che quelli ; Sia pùr lontana la Lepre quanto mai
ella fi voglia, o per quanto mai lontana ella fi fia , mi da l’ani-
mo di fermarla :> e tanto più facilmente mi riefce , allorché la
fcopro alla Pianura. Mi dicafolo,a che ora le fa comodo di an-
darci: la mattina a buon’ora, oall’Alba, oal far, oallofpun-
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