286 PINATI
E sebbene a noi non sia pervenuta notizia dagli antichi
ohe taluni degl' insigni Pittori della Grecia avesse rappre-
sentato in qualche dipinto la funesta morte di quella re-
gina Tebana ; cionondimeno siccome non è da rivocare
in dubbio che al pari de' fratelli Apollonio e Taurisco al-
tri valenti Scultori siansi distinti coll'esprimere ne' loro la-
vori la favola di Dirce, così dobbiam supporre assoluta-
mente , che anche la Pittura negli antichi tempi abbia
cercato d' imitare la Scultura sua sorella nel ritrarre sulle
tavole e sulle pareti lo stesso subietto. Nè poi abbiano
bisogno di ragionamenti e supposizioni per ciò provare ,
perciocché gli scavamenti di Ercolano e di Pompei, sor-
gente perenne di antiquarie ricchezze atte a sparger lume
sopra tante quistioni di Archeologia, ci presentano in pre-
ziosi affreschi due esemplari de'suhlimi greci monumenti,
che il miserando supplizio di Dirce figurano ; de' quali è
soprattutto pregevolissimo quello rinvenuto in Pompei, la
di cui composizione è affatto nuova o con maggiori par-
ticolari dello stesso gruppo di Apollonio e Taurisco.
A non intrattenervi adunque, rispettabili colleghi, su
quanto possa risguardare il mito di Antiope e di Dirce ,
essendo stato già discorso partitamente dal nostro chiariss.
Segretario perpetuo Cav. Avellino in una sua elaborata
memoria inserita nel terzo volume de'nostri atti *)> alPocca-
1) In quanto al milo egli se ne Euripide, tragedia tradotta da Pacu-
rìmette principalmente alle memorie vio e da Ennio , come si trae da Igi-
del Cav. Welcher Tom. II. pag. 811 no, eseguendo con Apollodoro, Pau-
e segg., e si limita a ricordare le auto- sania , Plauto, Properzio, Seneca ,
rita classiche che parlano del nostro Stazio, e con Igino stesso, termina con
subietto, cominciando dall'AvriÓTi) di Giovanni Antiocheno (Maiala ) ec.
E sebbene a noi non sia pervenuta notizia dagli antichi
ohe taluni degl' insigni Pittori della Grecia avesse rappre-
sentato in qualche dipinto la funesta morte di quella re-
gina Tebana ; cionondimeno siccome non è da rivocare
in dubbio che al pari de' fratelli Apollonio e Taurisco al-
tri valenti Scultori siansi distinti coll'esprimere ne' loro la-
vori la favola di Dirce, così dobbiam supporre assoluta-
mente , che anche la Pittura negli antichi tempi abbia
cercato d' imitare la Scultura sua sorella nel ritrarre sulle
tavole e sulle pareti lo stesso subietto. Nè poi abbiano
bisogno di ragionamenti e supposizioni per ciò provare ,
perciocché gli scavamenti di Ercolano e di Pompei, sor-
gente perenne di antiquarie ricchezze atte a sparger lume
sopra tante quistioni di Archeologia, ci presentano in pre-
ziosi affreschi due esemplari de'suhlimi greci monumenti,
che il miserando supplizio di Dirce figurano ; de' quali è
soprattutto pregevolissimo quello rinvenuto in Pompei, la
di cui composizione è affatto nuova o con maggiori par-
ticolari dello stesso gruppo di Apollonio e Taurisco.
A non intrattenervi adunque, rispettabili colleghi, su
quanto possa risguardare il mito di Antiope e di Dirce ,
essendo stato già discorso partitamente dal nostro chiariss.
Segretario perpetuo Cav. Avellino in una sua elaborata
memoria inserita nel terzo volume de'nostri atti *)> alPocca-
1) In quanto al milo egli se ne Euripide, tragedia tradotta da Pacu-
rìmette principalmente alle memorie vio e da Ennio , come si trae da Igi-
del Cav. Welcher Tom. II. pag. 811 no, eseguendo con Apollodoro, Pau-
e segg., e si limita a ricordare le auto- sania , Plauto, Properzio, Seneca ,
rita classiche che parlano del nostro Stazio, e con Igino stesso, termina con
subietto, cominciando dall'AvriÓTi) di Giovanni Antiocheno (Maiala ) ec.