Memorie della Regale Accademia Ercolanese di Archeologia (9.1862)

sulla nera superfìcie del vaso al di sopra de' perso-
naggi. Perciocché quei fiori ci sembrano assai ac-
cónciamente là posti ad indicare uno de' mentovati
giardini. E se quell'oro non allude al* nativo co-
lor giallo, possiamo ben credere, che siasi con es-
so voluto accennare fiori veramente d' oro, che
per un soverchio di magnificenza l'avessero ador-
nato. E qual meraviglia di vedere di tali fiori in
un giardino del re Persiano, dove correvano cervi
a corna d? oro, allorché sappiamo essersi Dario
vantato di possedere un platano ed una vite d'oro,
nella quale i raspi e le uve non erano che le più
preziose gemme dell' Indie ?

Che se poi ci facessimo a disaminare lo spi-
rito della composizione, la dovremmo certamen-
te dichiarare una specie di caricatura. Ed in quale
altra guisa potrebbe definirsi la rappresentazione di
un feritore, che facciasi ad uccider la belva, che,
forse anche già colpita, altri a bella posta gli
trattenga ? Avvezzi al più specchiato valore ed ai
più duri esercizi, i Greci si burlavan di siffatte
cacce, e coloro dileggiavano da cui davasi ope-
ra ad una bravura così ridicola. Qual destrez-