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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Frammenti dell'etica di Epicuro tratti da un papiro ercolanese
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0081

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nire innanzi i due grandi principii negativi che se-
gnano il campo all'etica epicurea, quelli cioè rela-
tivi a Dio come capo dell'ordine morale, e alla
morte, principii tanto essenziali che vediamo Epi-
curo averli posti innanzi a tutti gli altri e nella
lettera a Meneceo, e nelle Kvqiai Jój-at, e in questo
stesso scritto, secondo eh' egli stesso dice. La re-
ligione, la superstizione, il timor della morte e l'idea
della vita futura egli annovera fra le principali
cause perturbatrici che insieme ad altre, da esser
tutte eliminate, fanno aberrare l'uomo da quanto
la sana e sobria ragione gli direbbe nel proporzio-
nare le sue alqsdsiq xcà (pvyai ai fini della natura
{joTg tsXsai voìg rrjg (pvGsuig, col. XI), nella quale è
il fondamento di ogni etica come di ogni alqsaig
xàì (fvyrj.

Dal fin qui detto è chiaro che volendo determi-
nare il titolo di questo libro di cui poniamo a luce i
residui, giudicando dalla materia trattata in quanto
ne rimane, altro titolo non potrebbe indicarsi che
quello di IIsqì aiQadsmv xcd cpvywv. Ora, questo ap-
punto è il titolo di una delle opere di Epicuro, se-
condo il catalogo che ne dà D. L., il quale la segna
anche più sotto in quel gruppo delle opere di quel
filosofo nel quale principalmente si conteneva la
sua etica, e queste erano, oltre alle Epistole, tre
principali, cioè : un libro IIsqì vsXovg, un libro IIsqì
ctiQtGsmv xcd (pvywv e quattro libri IIsqì fii'cov. Del
IIsqì cdqtaewv xuì (pvywv sempre parla D. L. come
di un libro unico, e da ciò non discorda il nostro
trovato, poiché la chiusa è tale che ben si vede es-
sere terminativa dell'opera, nè dà luogo ad aspet-
tare alcun altro libro, e nel contesto non v' ha al-
cun accenno a libri anteriori della stessa opera
quantunque si accenni talvolta a cose già dette in

essa (p. es., sx rcòv xcixù %ì)v cco%rjV eÌQrjfiévoov,
col. XII). D. L. cita invero (X, 28) qualche luogo
di quell'opera, il quale non si ritrova fra i nostri
frammenti ; ma ciò non può fare ostacolo a quanto
è lecito congetturare circa l'identità di questa e
dell'opera da lui citata, dacché qui non abbiamo
che pochi frammenti che nel loro assieme rappre-
sentano appena un decimo, a dir molto, di tutta
l'opera, calcolando il numero delle colonne di tutto
il papiro nel suo primitivo stato d'integrità, a circa
un centinaio, secondo quanto ci autorizza a con-

*) Cfr. il Catalogo generale dei papiri ercolanesi redatto
dal prof. E. Martini, pubblicato nel volume testò messo
a luce da me e dal prof. De Petra col titolo: La Villa
Ércolanese elei Pisoni i suoi monumenti e la sua biblio-

getturare l'esempio di altri papiri di scrittura si-
mile a quella del presente.

Il pezzo di papiro carbonizzato da cui ricaviamo
■ questi frammenti è segnato col ri. 1251. *) Fu svolto
nel 1808 da G.B. Casanova e disegnato da G.B. Ma-
lesci. Il fac-simile però non fu pubblicato, come di-
cemmo, che nel 1879. Dopo che lo svolgitore e il
disegnatore dell'officina ebbero fatto l'opera loro,
gl'interpreti lo lasciarono lì, forse per la solita ra-
gione del preferirsi il pubblicare ed illustrare prima
di altri i papiri forniti di titolo e di nome d'autore.
I residui consistono in porzioni più o meno frani-
mentose delle ultime ventitre colonne di scrittura,
tutte mutile nella parte superiore e nella inferiore.
La continuità però fra un frammento e l'altro è
del tutto sicura ed il lettore può essere certo di
aver dinanzi tutti i frammenti neh' ordine loro ori-
ginale. Il primo fac-simile, benché contenga errori,
è prezioso poiché lo stato dell'originale è peggio-
rato assai dall'anno dello svolgimento in poi e sin-
golarmente in alcune colonne, come la VI, Vili,
la XXI ed altre, sarebbe assai meno leggibile senza
quell'aiuto. Alcuni errori di quel disegno non sono
da attribuirsi al disegnatore, ma provengono da
sovrapposti2) che io in più casi ho potuto ricono-
scere e far cadere rimettendo a luce la propria
scrittura di quei luoghi, come si vedrà nelle note.
Altri errori d'ogni specie sono propri dell'origi-
nale ed appartengono all' antico amanuense il
quale solo in rarissimi casi se n'è accorto e li ha
corretti. Ne daremo conto nelle note e vedremo
che fra gli altri debbono anche annoverarsi talune
omissioni di sillabe e di parole.

Un nuovo disegno, dopo un minuto studio da me
fatto dell'originale, fu eseguito per me e sotto la
mia direzione da Carlo Grazi. Lo metto qui a luce
come necessario corredo critico di questa mia edi-
zione e correttivo dell'antico disegno pubblicato
nella Coli. alt. il quale però, per la ragione di cui
sopra abbiam detto, non è così reso inutile ma
deve tuttavia esser consultato e noi ne faremo
anche uso nelle note indicandolo con la lettera A.

Onde mettere poi il lettore quanto più è possi-
bile al caso di giudicare da sé stesso della lezione
e dei supplementi aggiungo anche una ripr od azione
fototipica di tutto il papiro, nelle precise propor-

teca. Torino, 1881, pag. 130. Il papiro trovasi esposto in
tre quadretti in una sala dell'officina.

-) Veggasi quanto ho detto sui sovrapposti e sottoposti
nel mio Papiro ercolanese inedito pag. 10 sgg.
 
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