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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Milani, Luigi Adriano: I frontoni di un tempio tuscanico scoperti in Luni
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0102

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- 91 -

ogni sacro e pubblico ecìifizio, del resto, fosse nella
stessa Roma costrutto secondo l'uso tuscanico col
tetto in legno, e decorato di scolture ora fittili ed
ora di bronzo (Vitruv. Ili, 3,5 in cfr. col libr. IV, 7),
è riferito da Plinio sulla testimonianza di Varrone
là dove accenna di Domophilus e Gorgasus (N. H.
XXXV, 154) plasticatori e pittori siciliani, ai quali,
sotto il consolato di Spurio Cassio (a. 493 av. C),
furono commesse le scolture da locarsi nel tim-
pano del tempio di Cerere nel Circo Massimo. Fatto
di certa fede codesto, il quale ha per noi una
speciale importanza, perchè c'istruisce intanto che
all' epoca circa in cui in Sicilia si erigevano i
templi di Selinunte ornati di metopi marmoree
e d'incrostazioni fittili, ed in Egina il tempio di
Minerva con le celebri scolture di Onatas (?) nei
frontoni, e nel tempo in cui la stessa arte del
fondere il bronzo andava a toccare, si può dire, il
suo apogeo con Pitagora di Regio, in Sicilia era
pure in grande onore l'arte e l'uso di ornare i fron-
toni dei templi con scolture policrome in plastica.4)
E, se le scolture monumentali di terracotta della
scuola siciliana erano tenute in così gran pregio da
fare aperta concorrenza in principio del sec. V a
quelle della scuola etnisca o tuscanica, è da credere
che non meno antica fosse dunque in Sicilia que-
st'arte ; e che un'influenza decisiva, almeno a par-
tire da questo tempo, dovesse subire l'arte monu-
mentale degli Etruschi, obbligata ormai a sostenersi
e a misurarsi con quella de' Greci.
Né da Pausania, nè da altri autori antichi risulta

alla sinistra di Giove, pur mantenendo l'antica sua po-
stura e l'antico atteggiamento, non abbia più il velo e lo
scettro propri attributi di sua madre o di sua moglie (cfr.
più innanzi p. 96 nota 2), bensì gli attributi di Minerva sua
figlia: l'egida, l'asta e la galea sormontata dalla civetta. *)

*) Accanto al bassorilievo dei Conservatori posso citare: a) un ri-
lievo inedito in t'orma di timpano esistente nel Mus. Kircheriano, il quale
offre anch'esso la triade capitolina del frontone modificata nel nuovo
concetto; b) una lucerna in Bellori, Lue. fìllili II, tav. 10. La Lucerna
in Bellori, o. c. tav. 9, benché offra le caratteristiche quadrighe del Sole
e della Luna, non riproduce la triade secondo la disposizione esterna
Giunone, Giove, Minerva, bensì secondo quella interna delle celle Minerva,
Giove, Giunone (Passeri I, tav. XXIX) che è pure la più ovvia sopra
tali monumenti.

Era gièf stampata questa nota quando a mia attenzione venne richia-
mata sopra due sarcofagi romani (v. Labus, Mus. di Mant. III, 13; Vi-
sconti, Mus. Pio Clem. IV, 18) i quali comprovano inaspettatamente la
verità delle mie osservazioni. Sopra questi sarcofagi sono rappresentate
le principali divinità capitoline, e sull'uno si vede Minerva occupare
il quarto posto accanto la triade del fastigio : Giove, Giunone e la For-
tuna (sì'c); sull'altro si vede invece la Fortuna occupare essa il quarto
posto accanto alla triade delle celle: Minerva, Giove e Giunone.

4) Per la decorazione fittile a incrostazioni d'uso più
specialmente greco od italo-greco veggasi la recente me-
moria di Dorpfel, Graeber, Bormann, e Siebold, 41° Pro-
gramm sum Winckelmannsfeste. Berlino 1881.

chiaro che nella Grecia propria esistesse veramente
l'uso di decorare i fastigi dei templi con grandi opere
in plastica; ma, come ha già osservato il Furtwan-
gler, ciò che Plinio racconta di Butades,2) un ac-
cenno in Pausania 3) e alcuni acroterì in terracotta
trovati in Olimpia,4) bastano a convincerci che an-
che in Grecia nei tempi più antichi, ed eccezional-
mente forse pure all' epoca classica, un tal uso sia
esistito. Che poi in Grecia talora si facessero le im-
magini del culto in argilla anziché in legno, avorio,
pietra, oro, argento, e bronzo è del pari attestato
da Pausania e Plinio,3) e confermato, se vuoisi, da
qualche statuetta discopertasi in Beozia,6) Ate-
ne, 7) e Delo.8) Ad ogni modo gli scavi praticatisi
in questi ultimi anni su vasta scala nei santuari
di Olimpia, Delo, Dodona, e Delfi hanno dato prove
si può dire negative che nella Grecia classica fossero
del comune uso come a Roma i simulacri fittili mo-
numentali; 9) e hanno dimostrato quanto presto
sieno andate in disuso le scolture fittili per i fron-
toni e gli stessi acroterì dei templi. E riguardo agli
oGvQuxira toosv^ata trovati nella necropoli di Co-
rinto dai colonizzatori di Giulio Cesare,10) piut-
tosto che veri rilievi monumentali corrispondenti
neh' uso a quelli tuscanici di cui fa parola Plinio,li)
credo fossero bassorilievi sepolcrali, o forse rilievi
votivi (àva^rj/iazcc) paragonabili agli àyàl\iata ex
nrjXov che Pausania (I, 2, 4) vide in una cappella
del tempio'eli Dionysos in Atene. I quali ayal^ara,
tanto per il soggetto che rappresentavano: Am-
fizione che accoglieva a mensa ospitale Dionysos

2) K H. XXXV, 152. Butadis inventimi est rubricam
addere, aut ex rubra creta fìngere, primusque perso-
nas tegulorum extremis imbricibus imposuit, quae in-
ter initia prostypa vocavit, postea idem extypa fecit,
lune et fastigia templorum orta ecc. dove i fastigi sono
presi in lato senso per gli acroterì. Cfr. Furtwangler,
Ardi. Zeit, 1882, p. 345 e Blùmner, Technol. u. Term. ecc.
p. 229 sqq.

3) I, 3, 1; vedi più sotto.

*) Ausgrab. v. Olimpia V taf. A e B e altri frammenti
inediti citati dal Furtwangler 1. c. p. 342. Tali acroterì
rappresentano: una figura alata (Nike?), Leoni, Delfìni,
e un Sileno aggruppato con una ninfa.

s) Paus. VII, 22, 9 e I, 40, 4: Plin. N. H. XXXV, 155.

«) Bull. Ist. 1880, p. 240.

") Ponofka, Terralcotten des K. Mas. su Berlin, taf. IL
s) Bull, de Corr. Bell. VI, 312. cfr. Furtwangler 1. c.
p. 333.

9) Cfr. Tertulliano, Apol, 35.

10) Strab. Vili, 6, 23.

11) XXXV, 46, 158, cfr. Mùller-Deecko, Die Etrusher,
p. 230, 4 e Winckelmann, Storia delle Arti del Bis. corr.
de Fea. Roma 1783, I, p. 23 sq.
 
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