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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Milani, Luigi Adriano: I frontoni di un tempio tuscanico scoperti in Luni
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0110

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10. Figura muliebre (Musa?)

Un fr. offre il piede s. e parte della gamba s.
di un'altra figura col chitone talare violetto, ana-
loga alla precedente.

Frammenti indeterminati riferibili
al frontone a.

a, b, e) diploidion di una figura muliebre

d) anca s. muliebre coperta del chitone talare
e da un lembo dell'ampechonion.

e) piega mediana di un chitone Tto&^grjg.

B. FRONTONE DEI NIOBIDI

1. Apollo ^«r^ó^o?. Tav. IV.

Quattro frammenti di cui due congiungibili:

a) testa di Apollo,

b) parte del petto ; e due staccati di propor-
zioni corrispondenti :

c) gamba d. quasi intera (pr. Consani v. sopra
p. 97, nota 7);

d) stinco della gamba s.

La testa unita al lato s. del petto (fr. a, b) fu ri-
prodotta per saggio a tav. IV. Rotta dalla fronte in
su, e lesionata alla punta del naso, si attacca alla
spalla s. inclinata leggiermente da quella parte.
È modellata quasi al vero: dal naso al vertice po-
teva misurare circa m. 0,20, dal mento alla spar-
tizione dei capelli forse 0,16, di cui 0,05 si rife-
riscono alla parte inferiore della faccia, altrettanti
al naso, e forse dunque 0,06 alla fronte. La bocca
semiaperta è larga 0,035; e gli occhi spalancati
hanno gli angoli interni distanti 0,030. La distanza
degli angoli esterni degli occhi importa 0,105; la
distanza dalla radice del naso al foro dell'orec-
chio s. importa 0,08, quella corrispondente dall'al-
tra parte 0,085. L'occhio s., col bulbo molto spor-
gente e con la pupilla espressa mediante un punto,
è aperto 0,015, quello d., similmente conformato,
soltanto 0,012. Il labbro superiore rialzato si con-

') L'attacco della clamide si scorge presso la snoda-
tura interna del braccio.

2) Museo Borbonico T. Vili, tav. 60; un piccolo disegno
può vedersi anche in Miiller-vyieseler, D. d. a. K., 3a ed.

trae un poco per fare più sentito contrasto col
labbro inferiore cascante, da cui si distacca il
mento infossato sotto il labbro, e quasi bipartito
da caratteristica buchetta.

Tutto ciò dà ai tratti altamente ideali del viso
una animazione interna ed una forza indescrivibili;
e c' è inoltre una tale freschezza e verità nella trat-
tazione dei piani minimi delle guancie, nella fattura
delle orecchie piccoline e del collo grassetto, tòrto,
e quindi un poco rugoso, che veramente non si
potrebbe pretendere di più in una copia fatta dallo
stesso creatore del tipo.

Questa testa, benché appartenente ad un rilievo,
era staccata dal fondo con tutto il busto ; epperò
è mezzo lavorata anche di dietro ; e si vede come
era disposta la chioma rialzata sulla nuca e ri-
cadente appena in due lunghi ricci sulle spalle.
La parte del petto conservata (fr. b) è nuda con un
segno trasversale indicante la direzione del balteo
cui era attaccata la faretra dietro la spalla d.
L'omero s. è tirato tutto indietro per far angolo
con l'avambraccio, intorno cui girava la clamide
svolazzante,1) esempligrazia come nell'Apollo saet-
tante di Pompei;2) o meglio ancora, come nel-
l'Apollo d'un vaso ruvese rappresentante i Nio-
bidi conservato nel Museo Nazionale di Napoli.3)

L'Apollo gradiente di questo vaso corrisponde
molto da vicino al nostro, e può dare un'idea quasi
esatta del movimento generale della figura. L'arti-
sta vasculare avrebbe riprodotto perfino l'acconcia-
tura dei capelli ricadenti sulle spalle, e solo nel suo
quadro avrebbe cambiato la mossa della testa, la
quale nel tipo originale del dio, doveva essere quella
della nostra statua, inclinata leggiermente a s., e
non girata tutta a d. come, per il suo scopo,
l'artista vasculare l'ha dipinta. Il fr. c esibisce la
gamba d. del nume mossa appunto per fare il
passo, e il fr. d lo stinco della gamba s., la quale
si vede che stava salda sul terreno pressapoco
come nel dipinto vasculare. Così, quantunque i
fr. ceti non attacchino con la figura, possiamo
essere tanto più certi che le appartengano. Il
fr. e, con la gamba s. interrotta a mezzo lo stinco,
dimostra quanto l'intera figura doveva sporgere
dal timpano, se nel punto dov'essa si congiungeva

XI, n. 125. Clarac, III, pi. 484, n. 955 ecc. cfr. Overbeck,
Pompeji, 3" ed. p. 487.

s) Heydemann, Cat. n. 3246; edito dal medesimo nei Beri-
chthe d. sàchs. Gesellsch. zu Leipzig; 1875, II, taf. IV.
 
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