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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Su di una iscrizione di Alicarnasso
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0166

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- 155 -

come a prima giunta si potrebbe pensare, ad
ìwaag, ma bensì a nqàtsi?, come bene ha inteso
il sig. Foucart traducendo : " ses poursuites en re-
couvrement contre la ville datant de l'archontat
de Xenokritos. „ ')

L'espressione non era ambigua allora per gli
abitanti di Alicarnasso, i quali sapevano benissimo
che i mnemoni di cui la legge parlava erano usciti
di funzione e sapevano anche ben meglio di noi in
qual guisa i mnemoni annettessero il loro nome a
titoli, o a taluni titoli di proprietà. Ma già quel poco
che sappiamo sulle attribuzioni di questi funzio-
nari basta perchè vediamo senza sorpresa il fatto
da noi notato. Già il passo di Aristotele, spesso ci-
tato, relativo ai mnemoni, parla delle dvayQcupaì
che facevansi presso di loro. -) Ma una iscrizione
di un'altra città di Caria, d'Iasos, ci dice ancora di
più ;3) nella lista dei beni confiscati e venduti a
nome dello stato è notato per ogni lotto il nome
dei mnemoni che avvenbóXrfiav. C'è però questa
differenza che a Iasos i mnemoni sono nominati
per la circostanza ed ogni lotto messo in vendita
ha i suoi, ad Alicarnasso vediamo invece due
mnemoni figurare come funzionari e rimanere in
carica solo per un tempo determinato, probabil-
mente di un anno.

Il vocabolo rò aóog (1. 19) non era conosciuto
che per la glossa di Esichio: aórjfia ì] aóog' ipr]-
(pufiia, óóy/ia. 4) Questo significato è del tutto
d'accordo colla verisimile etimologia di questo no-
me il quale secondo l'analogia di Xd%og, Xd&og,
/.id&og ecc. può essere ravvicinato al verbo àvóàvco
e si potrebbe quindi tradurre in latino per placitum
(che è anche la traduzione usuale di óóyfia). Non è
un vóiiog nè un iprj<pi0[ia emanato dall'autorità
legislativa sovrana: Esichio adopera qui ìpr^itìfia
nel significato della sua definizione iprjyfóiiaTa'
ynà\iai àobo-xovaai. "Adog non può essere qui che
un atto di funzionari specialmente incaricati di
un ramo dell'amministrazione e che l'autorità

9 A rigore n^eig vuol dire qui " diritti di riscossione
su mandato di pagamento, datanti ecc. „

2) Polit. VII, 8 : éxsQci d" à(i%>ì naq tfv àvayQc'ccpead-ca cfet
tic re idia avpfìóXaia xal rag xQÌaeig xùv óixaoxtjqLaiv xxl.

a) Bidletin de corresp. hellénique, 1881, p. 497 sgg.

9 V. Bergk in Iahrbucher f. Philol. 1873, p. 37.

9 Questa iscrizione fu pubblicata dal sig. Newton nei
suoi Essays on art and archeologi/ (London, 1880) p. 428 sgg.
e dal sig. Haussoullier nel Bidletin de corresp. helléni-
que 1880, p. 295 sgg. Comincia' così: &eoi. Ot'de ènqiavxo
naqà rov Anó'Klutvog xal xrjg 'Ad-rjvairjg xal ir«p'>óVou yéag

centrale e superiore non faceva che sanzionare.
Nelle circostanze in cui troviamo adoperato que-
sto vocabolo qui esso può essere interpretato
come un atto di concessione di terre e d'immo-
bili. Si tratta, come abbiamo veduto, di proprietà
appartenenti ai tempii; non possiam dire se ì'dóog
emanasse dai vswtzoTcci o dai iivr^oveg, ma in ogni
caso è positivo che questi ultimi vi avevano apposto
il loro nome. L'espressione iniziale xàós rswnomv
tovg fivr)iiovag ci mostra i mnemoni nei rapporti
che il loro ufficio attribuiva ad essi colla vewnoiia
senza però confonderli necessariamente coi veco-
noìai che sono nominati in un'altra iscrizione della
stessa città, come garanti della vendita de'beni
appartenenti ai tre tempii.5) In quella iscrizione
(che ci dà un' idea delle ricchezze considerevoli di
quei tempii) i mnemoni non figurano, perchè non
è un contratto di vendita ma una semplice lista
di coloro che acquistarono i beni dei debitori mo-
rosi, beni confiscati e venduti a profitto dei tempii
che erano i creditori. Probabilmente tali confische
e vendite ebbero luogo in tempi diversi, il che spie-
gherebbe l'assenza di ogni indicazione di data nella
forinola iniziale.

Non possiamo dire se l'aóog di cui si tratta
stabilisse una vendita propriamente detta, o un
affitto, appalto ecc. Le espressioni £%siv (1. SO) e
6 vsfiÓ!.isvog (1. 25) non implicano necessariamente
l'idea di una proprietà assoluta del suolo acqui-
stata per compera, ma si applicano nell'uso ge-
nerale a colui che tiene o sfrutta proprietà di cui
ha il godimento per un titolo qualunque. Ciò si
vede, p. es., in una assai importante iscrizione
di Efeso, °) e si vede pure nell'altra iscrizione
di Alicarnasso testé rammentata in cui troviamo
la distinzione: yfjv rjv avròg tì%sv, r] rjv 'jXti-iog.

L'espressione naoaótóoadai roìg nvr]^oaiv ha bi-
sogno eli schiarimento. Il caso di una Tcaqaóoaig
è indicato fra gli altri nelle tavole di Heraklea,
nelle quali, com'è noto, trattasi di un affitto a

xcd oìxiag twj' òrpeiXóvrw xotg d-eoìg rovxoic. pe{ìaiovv rovg
&eovg xòv cuàiov %qói>ov, av^^e'^caovv de rovg veumaiag tàv
&ewv rovg atei ovxug xut è'£oQxit,e<sd-ca xcixà xaòra. L'iscri-
zione pare un poco più recente di quella di cui ci occu-
piamo.

e) Wood, Discoveries at Ephesus; Inscriptions from the
city and suburbs ecc. p. 12,1. 13: oaoi-sxovaiv td xx?jfiaxa
xal véfJ-ovxai,; trattasi di beni tenuti a certe condizioni.
Cosi pure in una iscrizione d'Ithaka (C. I. G. 1926) 6 %x<»v
xal xttQnovfiEvog non è necessariamente il proprietario del
suolo sacro, checche ne dica Franz.
 
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