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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: L' iscrizione del vaso Dressel
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0187

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- 176 -

è la discrepanza dolio interpretazioni, tutte soste-
nute con molto acume e dottrina, che la sola ri-
sultante possibile del loro confronto è l'oscurità, il
dubbio, l'incertezza. Una opinione però si mostra
prevalente in tutte queste interpretazioni ; in mezzo
alla grande varietà nel modo di dividere le parole,
di formar le sentenze e d'intenderle, tutti, ad ec-
cezione del Pauli, pongono per base alla loro spie-
gazione l'idea che l'argomento dell' epigrafe debba
esser funebre, siccome pensarono i primi illustra-
tori Dressel e Buecheler; ed anzi vogliono i più che
in essa si contenga anche una forinola del rituale
funebre dei romani; novità grandissima questa o
tanto più grande quanto più numerose sono le
novità di ogni specie, così di fatto come di lingua,
che nei particolari ci rivelerebbe l'iscrizione letta
ed interpretata secondo una tale idea. Le varianti
numerose e radicalmente diverse offrono pure un
bel campo a libera scelta fra tanto di nuovo, senza
diro elio rivelano altresì di quanto mirabile elasti-
cità la scienza sia capace anche là dove il metodo
scientifico viene applicato da uomini espertissimi
della materia, in tutto il suo rigore e con tutta la

Duenos hat mieli fura Totonopfer gemacht ; dram solisi
du am neunten Tage mieli zum Totenopfer stellen.

5) Jordan, Vindiciae serm. lat. antiquissimi. Konigsb.
(Ind. lect.) 1882.:

Testo come sopra; traduzione:

Jovi Saturno divis si quis me mittat, ne in te. comis
virgo sit; ast nisi Opi Toitesiae pacari vis;

Dvenus me fecit in manum (i. e. ad manium sacrum);
igitur dienoni me mano sistito.

6) Bréal, Mélanges d'arch. et d'hist. pubi. p. l'Ecole
frani;,, de Rome II, 1882, p. 147 sgg.:

Joveis ai deivos qoi med mìtai nei ted endo,

"Jupiter aut deus cui me mittat [iste], ne te endo,
cosmisu irco, sied:
commissi ergo, sit;

asted ìiois, io peto, ites lai, pacari vois;

ast te nobis, eo penso, forate iis, pacari velis;

Duenos med feced en manom; einom Duenoi ne' med

Duenos me fecit in bonum; mine Dueno ne me
malo statod.
malo sistito.

Jupiter ou quel que soit le dieu auquel celui-ci m'adres-
sera, que celui-ci ne tombe point entre tes mains pour ce
qu'il a pu commettre;

mais laisse-toi fléchir pour nous au moyen de ce don,
au moyen de ces cérémonies;

Duenos m'a offert en hommage pour son repos: ne me
prends pas en mauvaise part pour Duenos.

7) Ring, AUlateinischeStudien,Yressbarg u.Leipz.1882,
p. 2 sgg.:

Jone Sat deiVOS qoi med mitat? (chiede il primo vaso al secondo;

Nei ted endo cosmis virco sied asted, (risponde u secondo) noisi
Ope Toitesiai pacari vois (soggiunge n terzo).

minutezza coscienziosa di osservazione che la vera
scienza richiede. Il che non è da dire quanto sia
confortante se dietro questo esempio, in cui trat-
tasi pur di latino, si volga la monto agli studi sulle
lingue italiche, pei quali siamo sicuri, e i nostri
posteri non ne dubiteranno, di vnssenèchaftlich ope-
riren, come direbbe l'ottimo D.1' Pauli.

Io però debbo confessare che tanta novità mi
spaventa. Certo, il mio ardire critico non arri-
verebbe alle geniali altezze dell' olandese Cobet il
quale ha negato l'autenticità di questa iscrizione,
come con egual genialità e successo il suo con-
nazionale Rutgers negò l'autenticità delle tavole
eugubine. Arrivo però, non solo a mettere in dub-
bio, ma anche a negare l'idea generatrice di ben
molte fra tante novità.

Che su di un vaso offerto ad un morto si scriva
un estratto del rituale, indicante certe condizioni
prescritte per l'offerta, è cosa che potrebbe non sor-
prendere fra gli egiziani ma è una novità troppo
strana fra i romani. Questo vaso poi essendo co-
stituito da tre recipienti riuniti, si dovrebbe cre-
dere che ciò non potesse essere estraneo al rito

Dvenos med feced en manom einom dze noine med mano
statod.

Dem Juppiter und beiden Saturnen, den Djàùs-Soh-
nen, wer (quae) soli mieli hinstellen? nicht stelle dich
eine Jungfrau hin, soli sie unter den reinen sein, es
sei denn, dass du der Ops Toitesia dich versohnen
willst;

ein Guter (se. der Spender) hat mich gemacht fùr den
Toten, und am Novendial soli sie (?) mich dem Toten hin-
stellen.

8) Pauli, Altitalische Studiai, I, Hannov. 1883, p. 1 sgg.:
I. io, veisat deivos, qoi med mitat ! nei ted endo — cosmis
virco sied.

II. asted nois, io, peto! ites ja, i pakari vois!

III. duenos med feked en manom; ei noni, duenoi, ne med
malo statod!

I. "io, videat deus, cui me mittat!,, "ne te intro
(mittat); comis virgo sit, (cui te mittat)!,,

II. " adstet nobis (deus), io, peto ! eas jam, i pacatum
vobis! „

III. "bonus me fecit in bonum; i nunc, bono, ne me
malo sistito! „

I. " He, es sehe ein Gott zu, wem er mich schicke. „
"Nicht sende er dich dahinein; eine freundliche
Jungfrau sei es (se. der er dich sende). „

II. " Er (se. der Gott) stehe uns bei, he, ich bitte ! geli
nun, geh, dass ihr euch versòhnt werdet! „

III. " Ein guter (Mensch) hat mich gemacht zu einem
guten Zweck; geh nun, einem Guten, nicht einem
Bosen sollst du mich hinstellen. „

Secondo il D.r Pauli tutto ciò s'intende ponendo che
parli il vaso mandato da un innamorato alla sua bella
scorniciata, per far la pace.
 
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