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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Iscrizioni arcaiche di Gortyna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0274

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- 262 -

il titolo delle contese per diritti su servi o liberi
delle quali ivi è parola. Vediamo però che non
c'è da pensare all'ànoaiaaiov óixrj degli ateniesi,
che si definisce ben altrimenti.

Col. 1,1.53 sg. non trovo supplemento che meglio si
adatti alle lettere superstiti, allo spazio e al senso.'
'O ecag è giustificato dall'antica iscrizione Elea
(C. I. Gr. n. 11) che distingue txag privato e
rsleatdg magistrato o funzionario pubblico, qua-
l'ò qui il xoGfiioov. Nixa&èg è forma cretese già
nota (cfr. pag. 144, 1. 38 di questo Museo) ; nè
si esiga -s'vg essendo qui promiscuo l'uso di tali
forme con e senza il v.

1. 55 sg. xaruxdiisvov qui e a col. X, 26 vale
quanto irnoxeCfisvov (come spesso nel nostro te-
sto abbiamo xaxaTi^j.u col valore di vmrvixhjni)
e va certamente inteso in questo luogo di un
uomo su di cui si han diritti da far valere in
giudizio.

Col. II, 1. 1 ànaróv, parola nuova che ricorre so-
lamente qui e a col. IV, 17. Io aveva dapprima
pensato a vedervi anaxxov da àndyco {aTiu{t)Tov);
ma, interpretando, mi pare che meglio si spieghi
in ambedue i luoghi come cmaxov da Txdofiai (che
è la voce dorica costantemente adoperata in tutta
l'epigrafe per xxdotum) corrispondente quindi ad
dxTtjTov e da tradursi " non possedibile. „

1. 2-15. Si stabiliscono le indennità da darsi alla
parte offesa pei casi di violenza carnale cfr. Meier
u. Schòm. Att. Proc. p. 322 sgg.

1. 3 oimji, non è nuovo, ma di poco uso questo
verbo oì'qco (e può anche essere oìcpéw) che ri-
troviamo qui adoperato nel senso di " usar
carnalmente. „

1. 5 ÙTtsxaiQbo, di questa voce, che ricorre anche
più sotto, non avevamo fin qui altro esempio
che in un luogo di Theopompo citato da Polluce
(III, 58) con queste parole: nannóvr^oi di ol
OsoTtói-iTiov xov GvyyQaye'cog ànoXCxai, xal à<fé-
raiqob xal àna9-rtvaXoi, ove cccpéxaiQoi non allude
certamente a sentimenti personali fra due in-
dividui e fu assai giustamente tradotto excom-
municati. JSTeppur nel nostro testo può trattarsi
di sentimenti personali de'quali male avrebbe
potuto giudicarsi e tenerne conto il legislatore,
ma trattasi di uno stato o condizion di persona
come quando si distingue ààXog ed èXsvdeqog ; e

si vede che l'àifttmQog è una varietà dell' èXsv-
itsQog ma una varietà assai inferiore, giudicando
dalla proporzione di 100 a 10 che è pur mante-
nuta in quel che segue sull'adulterio. A me par
chiaro che qui trattasi delle heterie, ben nota
istituzione cretese di cui troveremo menzione
anche nella nostra epigrafe {X, 38). Come ànà-
yeXog era il giovane non appartenente &\Y ccyt-Xa,
ànóÓQoiiog il giovane non appartenente a.\ÓQÓ/.iog,
così ctyécaiQog era l'uomo non appartenente ad
una haiQeia e non per ragion di età, poiché vi
entravano fin dalla nascita come gli Ateniesi
nelle yQaxQua, ma per altra ragione che mal si
può indovinare; può darsi che trattisi di un
espulso^ dalle heterie e quindi degradato consi-
derevolmente, quantunque sempre libero, e può
darsi che ci fosse una classe inferiore di liberi
non ammessa nelle heterie e qui tornano in
mente quegli ìXsv&sqoi disputati di cui si parla
in principio dell'epigrafe, e si può anche pensare
ai perioeki; ma benché nel più duro senso non
fossero schiavi i perioeki, possiam dire che si
chiamassero liberi? cfr. Hoeck Kreta III, 26 sg.
Una classe di liberi che non aveva parte ai
avaakia erano a Sparta gli vito^eioveg — C'è
da avvertire che questa distinzione dell'.àtpé-
raiQog non ricorre in tutta la legge che in que-
sta parte relativa alle offese di violenza carnale
e adulterio. I soggetti trattati nel resto son tali
che per essi la qualità generale di libero dispensa
da ulteriori distinzioni.

1. 7-8 oìxevg, oìxet'cc qui come altrove equivale in
tutto a ScòXog, àmia.

1. 11 ivóo^i'óiog è nuovo e può considerarsi come
analogo ad ivàoysvr^g, olxoysvrjg, ma più propria-
mente distingue qui lo schiavo proprio di casa
(quand'anche non nato in casa, ma comprato)
dallo schiavo altrui.

1. 12, 13 òanaGaiTO, ósóaurccntrav, ci SÌ rivela
qui adoperato così nell'uso volgare questo verbo
che eravam piuttosto avvezzi a trovar ne' poeti
antichi.

1. 14 sg. òóeXóg per ófieXóg, òfiokóg è già noto; s'in-
tende che l'obolo o i due oboli s'abbian da
aggiungere ai due stateri. Si vede che la tenue
aggiunta è unicamente richiesta perchè nella
sentenza si sentisse la varietà del caso, più
grave quando men facile è sfuggire.

1. lo èqxiwréQav, in più luoghi simili ricorre lo
stesso comparativo il quale però si vede essere
 
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