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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Iscrizioni arcaiche di Gortyna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0277

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- 265 -

prossima a Gortyna che l'anonimo autore dello
Stadiasm. mar. magn. (321) chiama 'OÌ-eTa. La
forma plurale che troviamo nel nostro testo
non ha nulla di strano ed anche -ia per -eia
non ci darebbe che la forma cretese del noto
femm. ò^erj.

Col. Ili, 1. 11 sg. xgéog e così quasi sempre; ma
poi 1. 14 sg. xoeìog. Segno l'è come sempre feci
nei casi dubbi per questa vocale e per l'o; le
iscrizioni cretesi dei tempi posteriori, quand'è
in pieno uso l'alfabeto jonico, hanno una sin-
goiar promiscuità di scrittura per questo come
per altri vocaboli xqioc, XQ^og, XQ^0?, XQVl°s> come ■
anche TiQeìyvg e TiQ^iyvg. Così pure accade per
l'infinito pres. del verbo sostantivo, pel quale
però, seguendo la stessa norma, scrivo rjfisv quan-
tunque nell'altra minore epigrafe, come in altre
posteriori si legga rjfirjv.

1. 12 ùXlÓTTQioQ, non ricorrendo ' che qui questo
vocabolo, lo lascio così scritto nel testo.

1. 13 avrsadódìn cfr. sopra col. I, 36 TtQuóóé&dai.

1. 17-36. Si stabiliscono le norme di successione
per la donna alla morte del marito, e alia morte
di lei. Cfr. Hermann-Thalheim, Gr. Eechtsalter-
thumer, p. 66 sg.

1. 23 sg. s'vàtxog è costantemente adoperato in que-
sta epigrafe nel senso di " soggetto a processo „
quasi come vnóóixog.

1. 29 sg. eyqaxxai cfr. sopra a col. I, 45.

1. 37 xófiiatqa, non è parola nuova, ma il suo
significato noto fin qui non può applicarsi a
questo luogo. Credo che qui abbia valore simile
a quello di g>sQvrj {yeqvaC) e s'abbia ad intendere
un dono di nozze che i genitori possono, volendo,
fare alle figlie che si maritano, indipendentemente
da quanto loro spetti come porzione (cfr. Col. IV,
48 sgg. VI, 1). S'intende la limitazione, non do-
vendosi offendere i diritti degli altri figli sulla
fortuna paterna e materna. Così anche Solone

xoìv yafioov àyeTls rag (feovàg, i/idxia xqia xal
axsvì) /.uxqov vo/ifanarog, exeqov óè fitjdèv èmcpé-
Q£G&m xr)v yafxov/isvrjv Plut. Sol. p. 195. Cfr.
Bunsen De jur. herecl. Ath. p. 43.

1. 40-43. Si contempla per quel che si è detto
circa la donna libera, anche il caso della schiava,
ma con tale economia di parole che bisogna in-
tendere con discrezione quel curioso vivo o morto

che unisce in uno due casi trattati a parte negli
articoli precedenti.

1. 44 — col. IV, 23. Disposizioni sulla pertinenza
di figli nati da vedove rimaritate, libere o schiave.
S'intende sempre pel primo figlio della vedova ri-
maritata.

1. 45 sTcsXsvam, qui e in quel che segue transi-
tivo e con chiaro significato di portare; cfr.
Hesych. èXsvam- ottico; ricorre anche nella mi-
nore iscrizione.

1. 49 xQàyoo per xQs'fpco che ricorre in più luoghi
di questo testo, era già noto.

Col. IV. 3 sg. xóòi avxwi va inteso come èv xcjì
avTtp, subito dopo rimasta vedova; e poi xcò
oìxéog si deve intendere dello schiavo morto.

1. 16, oQsiai, non posso dare sicura spiegazione di
questo vocabolo che scrissi così a caso, poiché
mal s'intende quai luoghi di proprietà privata
possano qui chiamarsi bosiai da bqog, benché i
monti figurino assai fra i luoghi ove si espo-
nevano bambini. Nella iscrizione cretese di Ve-
nezia {Museo ital. I, p. 145 1. 79) troviamo mqela
al plurale, di significato anche ignoto, benché
Boeckh creda equivalga a <fqovqia; nella iscri-
zione di Dreros III, 41 abbiamo la forma verbale
oi'qsvwvxì ed Hesychio ha ògeveiv ed wqsìv spie-
gati (pvlaGGsiv; ma da tutto ciò non arriviamo
a nulla di ben chiaro. Le tavole di Heraklea ci
offrono il composto sv&vooqsCu (I, 65, 72) in senso
di rectus limes e quindi avremmo oQsiai e do-
vrebbe intendersi estremità di terreni, perchè il
bambino fosse esposto bensì sul suolo del padre
ma in luogo (forse lungo la pubblica via) ove
potesse esser veduto e raccolto. Questo mi pare
il più verisimile. — Qualunque però sia il signi-
ficato di tal vocabolo, trattasi certamente di un
luogo che doveva appartenere a chi aveva di-
ritti sul bambino e quindi vediamo che il bam-
bino poteva bensì essere esposto dalla madre,
ma in luogo appartenente a chi avea rifiutato
di accettarlo per suo.

1. 23 sgg. Qui cominciano le leggi di successione
in quanto concerne i figli. Cfr. Hermann-Talheim
Gr. Bechtsalterth. p. 53 sgg. ed ivi la letteratura
relativa,

1. 26 sTràvayxov, questo vocabolo nuovo si leg-
geva già nel frammento di questa epigrafe tro-.
 
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