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Col. II, 1. 36 Ismvxi, da questa iscrizione qualcosa
di nuovo rileviamo su questo verbo in essa fre-
quente, da aggiungere a quanto nota Ahrens,
D. D. p. 347. Principalissimo fatto è questo
lei- che or viene a luce in parecchie forme non
contratte, mentre abbiamo poi anche il congiun-
tivo sing. Irji (plur. leCcavxi) e se ho ben sup-
plito a col. Vili, 16 secondo lo spazio, anche lfti
indie, pres. Forse altri può pensare a scrivere
sempre Irji- anziché lei-; ma ritengo che, al-
meno in questo dialetto, il verbo fosse Isa (lieo)
e non làco e divenisse Isi'm per un fatto simile
a quello che ha luogo in %qsTog per xqsog cne tro-
veremo anche in questa epigrafe. Per questo
avremmo invece che Ila, letw con leggera ano-
malia, giacché vediamo che si poteva arrivare
a scrivere ttqsìv per ttqCv VII, 40.
1. 36-45. Non era impossibile che alcuno per aver
danaro tendesse l'agguato a cui qui si allude. La
legge non dice qual punizione si dovesse inflig-
gere a chi veramente tendeva agguati tali, ma si
limita a dire con quali forme si dovesse provare
che l'agguato non fu teso. E questa forma è molto
notevole poiché ci offre esempio fra i greci di quei
conjuratores che ben più frequentemente troviamo
nelle leggi barbariche ved. G-rimm Deutsche Bechts-
alterthùmer p. 859 sgg. L'offeso produce un certo
numero di persone che, anche senza esser testi-
timoni del fatto, sulla fede sua giurano del fatto
con lui, che giura per ultimo dopo di loro. Quindi
ttsvxov avxóv va inteso egli quinto dopo altri quat-
tro, tqìtov avxóv, egli terzo dopo altri due; e se
l'offeso è un servo, essendo egli in giudizio rap-
presentato dal rrdaxag o proprietario, questi giura
arsQog avróg egli secondo dopo un altro ; tutto ciò
secondo il rango e quindi secondo la multa cor-
rispondente. L'uso, facoltativo, eli aggiungere al
proprio il giuramento altrui trovasi anche fra gli
Ateniesi ; cfr. Meier u. Schòmann Att. Proc. p. 687 sg.
1. 39 nsvxov per nsfinxov o névnxov è un effetto
della solita assimilazione che dava névxxov.
1. 40. Veggasi su di un altro esempio epigrafico
di fiv Riv. di fil. class. XI, p. 6. — 'EnaQió^isvov
ci riconduce alla forma creduta fin qui jonica
aQéofiai per aQaofiai. S'intende che ognuno giu-
rando deve dare maggior forza al giuramento ag-
giungendovi quelle imprecazioni contro sé stesso
di cui ci dan saggio tante forinole di giuramenti
antichi a noi pervenuti e fra le iscrizioni cre-
tesi anche quella del patto dei Gortynii pubbli-
cata da Bergmann.
1. 45 — col. Ili, 16. Qui si entra a parlare del
diritto privato in quanto concerne la proprietà e
prima di tutto della proprietà della donna quando
si separi dal marito. Cfr. Meier u. Schòm. Att. Proc.
p. 413 sgg. e 419 sg.
1. 46 sg. Fà ctvxàg, così è usato il possessivo quasi
sempre in tutta l'iscrizione.
1. 47 a xt, così sempre, rimanendo %i come nel sin-
golare o xi, e non mai declinato né l'uno né
l'altro.
1. 49 xàv rnuvav, così sempre per xò i'hui<rv; non
mancava qualche accenno a . tal significato di
quella voce e i lessici lo registrano.
ib. ig per sxg, ossia per sag colla solita assimi-
lazione; cfr. (jvvsaaaxam III, 16; frequente, ma
anche spesso sxg.
1. 51 ìvvTtuvrji, ricorre la menzione di ciò in tutti
i luoghi dove si tratta delle sostanze della ma-
dre di famiglia e vediamo che questo vcpaCvsiv
era allora principale occupazione della matrona
cretese che come l'antica romana " clomum man-
sit, lanam fecit. „
l._ 53 (x)s[l]sv(riog, non altra parola greca che
questa mi riesce cavare dalla incerta e monca
lezione; è nuova, ma possibile e si può tra-
durre semplicemente fatto; malgrado le appa-
renze del disegno è impossibile pensare a leg-
gere fs[l]evaiog.
Col. III, 6, dobbiamo certamente intendere sl-ag-
vrfirjxm 6 óixacfxàg dixà'§ai.
1. 7-8. Già sapevamo che Gortyna fu colonia di
Amyklei (cfr. Miiller, Die Dorier I, 33, Orchomenos,
p. 316 sg.) e questo luogo lo conferma. Il culto
di Apollo in Amyklae è ben noto, nè può sorpren-
dere il trovare dov'esso è quello di Artemis.
1. 8 sg. Ttàq xàv x"0'§iàv, trattandosi di Artemis
vien fatto di pensare a leggere xo'iiav, ma la
voce sarebbe nuova e forse troppo nuova ed
inoltre converrebbe eliminare tcùq come una er-
ronea ripetizione, presso a poco come il nm che
leggesi a col. Vili, 9; ma oltre alle 'O^sìai vft<soi,
alle quali forse non convien qui pensare, abbiam
notizia di una isoletta del mar cretese assai
Col. II, 1. 36 Ismvxi, da questa iscrizione qualcosa
di nuovo rileviamo su questo verbo in essa fre-
quente, da aggiungere a quanto nota Ahrens,
D. D. p. 347. Principalissimo fatto è questo
lei- che or viene a luce in parecchie forme non
contratte, mentre abbiamo poi anche il congiun-
tivo sing. Irji (plur. leCcavxi) e se ho ben sup-
plito a col. Vili, 16 secondo lo spazio, anche lfti
indie, pres. Forse altri può pensare a scrivere
sempre Irji- anziché lei-; ma ritengo che, al-
meno in questo dialetto, il verbo fosse Isa (lieo)
e non làco e divenisse Isi'm per un fatto simile
a quello che ha luogo in %qsTog per xqsog cne tro-
veremo anche in questa epigrafe. Per questo
avremmo invece che Ila, letw con leggera ano-
malia, giacché vediamo che si poteva arrivare
a scrivere ttqsìv per ttqCv VII, 40.
1. 36-45. Non era impossibile che alcuno per aver
danaro tendesse l'agguato a cui qui si allude. La
legge non dice qual punizione si dovesse inflig-
gere a chi veramente tendeva agguati tali, ma si
limita a dire con quali forme si dovesse provare
che l'agguato non fu teso. E questa forma è molto
notevole poiché ci offre esempio fra i greci di quei
conjuratores che ben più frequentemente troviamo
nelle leggi barbariche ved. G-rimm Deutsche Bechts-
alterthùmer p. 859 sgg. L'offeso produce un certo
numero di persone che, anche senza esser testi-
timoni del fatto, sulla fede sua giurano del fatto
con lui, che giura per ultimo dopo di loro. Quindi
ttsvxov avxóv va inteso egli quinto dopo altri quat-
tro, tqìtov avxóv, egli terzo dopo altri due; e se
l'offeso è un servo, essendo egli in giudizio rap-
presentato dal rrdaxag o proprietario, questi giura
arsQog avróg egli secondo dopo un altro ; tutto ciò
secondo il rango e quindi secondo la multa cor-
rispondente. L'uso, facoltativo, eli aggiungere al
proprio il giuramento altrui trovasi anche fra gli
Ateniesi ; cfr. Meier u. Schòmann Att. Proc. p. 687 sg.
1. 39 nsvxov per nsfinxov o névnxov è un effetto
della solita assimilazione che dava névxxov.
1. 40. Veggasi su di un altro esempio epigrafico
di fiv Riv. di fil. class. XI, p. 6. — 'EnaQió^isvov
ci riconduce alla forma creduta fin qui jonica
aQéofiai per aQaofiai. S'intende che ognuno giu-
rando deve dare maggior forza al giuramento ag-
giungendovi quelle imprecazioni contro sé stesso
di cui ci dan saggio tante forinole di giuramenti
antichi a noi pervenuti e fra le iscrizioni cre-
tesi anche quella del patto dei Gortynii pubbli-
cata da Bergmann.
1. 45 — col. Ili, 16. Qui si entra a parlare del
diritto privato in quanto concerne la proprietà e
prima di tutto della proprietà della donna quando
si separi dal marito. Cfr. Meier u. Schòm. Att. Proc.
p. 413 sgg. e 419 sg.
1. 46 sg. Fà ctvxàg, così è usato il possessivo quasi
sempre in tutta l'iscrizione.
1. 47 a xt, così sempre, rimanendo %i come nel sin-
golare o xi, e non mai declinato né l'uno né
l'altro.
1. 49 xàv rnuvav, così sempre per xò i'hui<rv; non
mancava qualche accenno a . tal significato di
quella voce e i lessici lo registrano.
ib. ig per sxg, ossia per sag colla solita assimi-
lazione; cfr. (jvvsaaaxam III, 16; frequente, ma
anche spesso sxg.
1. 51 ìvvTtuvrji, ricorre la menzione di ciò in tutti
i luoghi dove si tratta delle sostanze della ma-
dre di famiglia e vediamo che questo vcpaCvsiv
era allora principale occupazione della matrona
cretese che come l'antica romana " clomum man-
sit, lanam fecit. „
l._ 53 (x)s[l]sv(riog, non altra parola greca che
questa mi riesce cavare dalla incerta e monca
lezione; è nuova, ma possibile e si può tra-
durre semplicemente fatto; malgrado le appa-
renze del disegno è impossibile pensare a leg-
gere fs[l]evaiog.
Col. III, 6, dobbiamo certamente intendere sl-ag-
vrfirjxm 6 óixacfxàg dixà'§ai.
1. 7-8. Già sapevamo che Gortyna fu colonia di
Amyklei (cfr. Miiller, Die Dorier I, 33, Orchomenos,
p. 316 sg.) e questo luogo lo conferma. Il culto
di Apollo in Amyklae è ben noto, nè può sorpren-
dere il trovare dov'esso è quello di Artemis.
1. 8 sg. Ttàq xàv x"0'§iàv, trattandosi di Artemis
vien fatto di pensare a leggere xo'iiav, ma la
voce sarebbe nuova e forse troppo nuova ed
inoltre converrebbe eliminare tcùq come una er-
ronea ripetizione, presso a poco come il nm che
leggesi a col. Vili, 9; ma oltre alle 'O^sìai vft<soi,
alle quali forse non convien qui pensare, abbiam
notizia di una isoletta del mar cretese assai