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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Milani, Luigi Adriano: Monumenti etruschi iconici d'uso cinerario: illustrati per servire a una storia del ritratto in Etruria
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0302

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- 290 -

essere creduta base autorevole in argomento. Al-
lora il Bertrand stava troppo sollecito a ricavarne
una conclusione ; ed altri hanno più di recente se-
guito quell'idea senza tener esatto conto dei fatti.
Vedendo che ci sono degli archeologi seri, i quali
credono che gli Etruschi più antichi hanno usato
esclusivamente seppellire,x) è d'uopo ch'io faccia ve-
dere l'inesattezza di tale opinione. — Che l'uma-
zione ci si presenti nell'Etruria del VII-VI
secolo come il rito prevalente e general-
mente riserbato alla casta aristocratica,
credo si possa affermare, specie per l'Etruria me-
ridionale ; ma non è per niente vera l'asserzione
del Conestabile che nelle più antiche tombe
etnische di Cere, Cortona, Tarquinia e Veio
non si trovi altro che resti d'inumati. 2)
A Cere la celebre e importantissima tomba Regu-
lini-Galassis) mostra d'aver servito solamente al-
l'umazione; ma non si può dire altrettanto della
cosidetta tomba della Sedia,4) pressoché contem-
poranea a quella Regulini-G-alassi, dove anzi quella
siffatta sedia scavata nel masso è prova per noi
che ivi uno dei cadaveri principali fu incenerito e
rimesso in un vaso cinerario o in un canopo pro-
babilmente simile a quello di provenienza cere-
tana (?) esistente nel Museo Gregoriano.5) Anche
l'altra tomba ceretana delle Sedie,6) se non fosse
stata depredata ab antico, credo che ci avrebbe of-
ferto una splendida prova dell'uso promiscuo di
deposizione e incinerazione dei cadaveri ; imperoc-

») Brizio, Monumenti Archeologici della Provincia di Bo-
logna, p. 29.

2) 1. e, p. 255.

3) Grifi, Mon. di Cere antica ecc.

4) Visconti, Ant. mon. di Cere, p. 29-32; Canina Etrurìa
Marittima I, p. 197, tav. 70; cfr. Dennis, Cities and Cerne-
teries of Etruria, 2a ed., I, p. 276.

») Mus. Etr. Gregor. II, tav. XCIX, n. 4; e l'ossuario q
descritto più innanzi, p.

e) Bull. Ist. 1834, p. 99; Ann. 1835, p. 184; Mon. II,
tav. XIX; Dennis, o. c. I, p. 255 sg.

") Bull. Ist. 1843, p. 33 sgg. e p. 49; Missirini, Dell'Ipo-
geo di Camuscia, Siena 1843 ; cfr. Dennis, o. c. p. 409 sgg.

8) Missirini o. c. p. 38 sgg.

») Missirini o. c. tav. VII, n. V e VIII.

10) Tutte le antichità dell'ipogeo di Camuscia furono
acquistate per mia cura dal E. Governo, ed ora si con-
servano nel Museo Archeologico di Firenze. La banchina
e i due vasi sopraccennati sono riprodotti malamente
nell'opera del Missirini tav. V. Le gambe del letto fune-
bre ivi sono quasi irreconoscibili; cosi sono mal dise-
gnate anche le otto figure genuflesse che fungono da
prefiche. Che questa banchina fosse un letto sepolcrale
fu già rilevato del Brunn (Bull. Ist. 1864, p. 39). Biguardo
alla tecnica e all'arte con cui è scolpita notiamo la stretta

chè anche in essa le sedie della solita forma consa-
crata, scavate nel masso e facienti quasi ala d'onore
alla camera principale dell'ipogeo, certo furono de-
stinate a sostenere due nobili vasi cinerari, ap-
punto così come i letti mortuari scavati nella mede-
sima stanza furono invece destinati a sostenere gli
scheletri dei deposti. A Cortona l'ipogeo a cui men-
talmente dovea riferirsi il Conestabile era l'ipogeo
di Camuscia, uno dei più insigni che si conoscano,
e pari per costruzione ed età al sepolcro Regulini-
Galassi.7) Intorno al contenuto e al giacimento
di questo grande ipogeo non possiamo però nulla
dire essendosi trovato spoglio d'ogni suppellettile,
e manomesso perfino nella costruzione.8) Così non
vogliamo dare nemmeno importanza al fatto che
tra i frammenti tratti dal medesimo se ne rinven-
nero due spettanti a urne cinerarie,9) essendo que-
sti di epoca relativamente tarda (II o III sec. a. C.)
e potendo esservi stati introdotti dagli stessi viola-
tori della tomba. Invece dobbiamo dare importanza
al fatto che in una celletta superficiale dell'ipo-
geo cortonese furono rinvenuti simultaneamente
due vasi arcaici di etrusca fattura pieni di ossa
umane, ed una banchina tufacea di epoca arcaica
corrispondente, la quale, scolpita peculiarmente
in forma di letto funebre, non si può dubitare
che abbia servito alla deposizione di uno sche-
letro. 10)

A Tarquinia non si era ancor trovata una tomba
etrusca di data corrispondente alle soprannominate

analogia che presenta con le stele di Micene (Schliemann
o. e, p. 90, 92, 100, 102) e coi più antichi bassorilievi di
Sparta (Milchhòfer nelle Mittheil. d. ath. Inst. p. 303 sgg.).
Trattata in due piani come le dette stele di Micene, si
ricongiunge coi bassorilievi di Sparta pel modo con cui
sono rese le pieghe delle vesti, espressi i ricci dei capelli
e tondeggiati i contorni delle figure. — Quanto ai vasi
uno è di bucchero cinereo molto fine (Missirini o. c. tav. V,
n. IV) e l'altro di rame (Missirini ibid. n. Ili), lavorato in
quattro pezzi con lamine sbalzate a decorazione geometrica
e insieme riunite con piccole punte ribadite. La destina-
zione cineraria e il carattere etrusco del vaso di bucchero
son fuori di ogni contestazione. Decorato col processo a ci-
lindretti, questo vaso ha ripetuta sull'omero e sul coper-
chio una scena sconosciuta del mito licio della Chimera:
un eroe posto in agguato fra le piante di un bosco la
minaccia davanti con la spada, mentre un altro compa-
gno galeato, stando di dietro, la tiene afferrata per la
coda. — La rara particolarità tecnica di questo vaso, il
quale, essendo di bucchero cinereo chiaro, ha però il co-
perchio nero lucido e il ventre macchiato di nero, sem-
bra aggiungere fede all'opinione empirica del Depoletti,
che cioè la tinta nera dei buccheri fosse ottenuta me-
diante uno speciale processo di cottura (v. Bull. Ist. 1837,
p. 28 sg.).
 
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