Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

DOI Artikel:
Milani, Luigi Adriano: Monumenti etruschi iconici d'uso cinerario: illustrati per servire a una storia del ritratto in Etruria
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0307

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
- 295 -

di cinque destinati a fissare la detta maschera al
relativo ossuario sono praticati sull'orlo del mento ;
dei fori corrispondenti dovevano esistere anche sul-
l'orlo della fronte, rifatta modernamente. La con-
vessità di questa maschera è minima; la parte
concava è coperta da un denso strato di terric-
cio dovuto all'infiltramento dell'acquitrino, cui la
maschera soggiacque nell'interno della tomba.

Per quanto incerta sia la tecnica e l'arte con
cui nelle tre maschere prese in esame sono espressi
i lineamenti del volto umano, si vede chiaro lo
sforzo fatto dall'artista per individualizzare que-
sto o quel morto. Siamo nell'infanzia d'un'arte
iconica, ma già sulla strada che condurrà al vero
ritratto. In questo primo tempo pare che ogni ar-
tefice rifaccia a suo modo, secondo la propria abi-
lità tecnica ed artistica, i lineamenti d'un morto,
senza preoccuparsi dell'aspetto che aveva da vivo.
Egli lo ritrae come lo vede : nelle contrazioni spa-
smodiche della morte, con gli occhi ora chiusi (ma-
schera A e C) ed ora semiaperti (maschera B),
con la bocca ora spalancata (maschera A) ed ora
semichiusa (maschere B e C) ; quando ' col viso
allungato e gonfio (maschera J5), quando col viso
contratto in un ridere convulso (maschera A) ; e
talora col viso placido e composto (maschera C).
D'altra parte l'artista era chiamato a riprodurre
il morto e non il vivo ; ed era assai più facile indi-
vidualizzare ritraendo l'aspetto caratteristico della
morte, che l'espressione naturale della vita. Non
è ancora fissata la maniera di esprimere le diverse
parti del volto umano; ma una chiara tendenza
a stilizzare si nota già nella fattura peculiare del-
l'occhio e nel modo con cui nella maschera A son
rese le sopracciglia e la barba. Questo stilizzare
nei tratti del volto umano è inerente alla pratica
industriale dei lavori in metallo, la quale al tempo
a cui si riferiscono le maschere era già sviluppa-
tis'sima e tutta quanta stilizzata così nella forma
come nella decorazione. È uno stilizzare di pra-
tica e di concetto insieme fatto a detrimento della
individualità, al quale si arriva quasi immediata-
mente e immediatamente determina, se non mi
inganno, la decadenza dell'arte di fare la maschera
del morto in lamina battuta. A questa più spic-
cata tendenza a stilizzare, e direi quindi a que-
sto secondo periodo delle maschera in bronzo credo
di riferire le due che pubblichiamo a tav. X, 2;
tav. Villi, 3, e che per brevità diremo D ed E.
Ambedue provengono da Chiusi; la maschera D

(tav. X, 2) già facente parte della collezione Ser-
vadio, è attualmente in possesso del sig. Amilcare
Ancona di Milano ; la maschera E (tav. Villi, 3)
appartiene al sig. Giovanni Paolozzi di Chiusi.1)

La maschera D è composta di una lamina più
grossa dell'ordinario, cioè spessa un buon millime-
tro; e misura in lunghezza 0,27, in larghezza 0,18,
ed ha una convessità di mill. 35. Le arcate so-
praciliari veggonsi schematizzate e stilizzate esat-
tamente in forma di un segmento di cerchio, e il
naso prende anch'esso forma regolare e quasi geo-
metrica, fatto com' è a base triangolare col dorso
tondeggiato. Le pinne e l'apertura anteriore delle
fosse nasali, secondo il solito, non sono affatto
espresse ; invece sono indicate le prominenze me-
die del labbro superiore. La radice del naso, an-
gusta e smilza, è congiunta in contrasto con le
grosse arcate delle sopracciglia; gli occhi, contor-
nati dalle palpebre, si vedono aperti e fatti a foggia
di mandorla allungata. L'apertura della bocca è
trattata come l'apertura dell'occhio; contornata
dalle labbra schematicamente appunto come gli
occhi dalle palpebre, e cava nel mezzo con una
leggiera linea graffita esprimente la chiusura dei
denti. Il viso estremamente allungato fa l'effetto
d'appartenere piuttosto ad una persona morta
che ad una persona viva; e piuttosto ad una
donna che ad un uomo. Del resto il sesso riman
dubbio e i tratti del viso, troppo regolari, hanno
perduto la spiccata impronta individuale delle ma-
schere precedenti.

Le osservazioni fatte per la maschera D si po-
trebbero ripetere per la maschera E, la quale, com-
posta di una lamina meno spessa e consistente
della maschera D, lunga 0,25, larga 0,16, ha gli
occhi, la bocca e il mento espressi nello stesso iden-
tico modo, e tutta la sua individualità deve alla
forma irregolare del volto: specie alla fronte am-
plissima, alta e sporgente, contrastante con le guan-
cie strette, brevi e rastremate.

Nelle maschere D ed E troviamo cambiata la
tecnica con cui erano applicate al relativo ossua-
rio. Invece dei soliti buchi per le bullette praticati
in giro sul margine della maschera, ovvero oppo-
stamente sull'asse verticale della medesima, si ve-
dono due fori opposti in direzione orizzontale presso

q Rendo omaggio alla cortesia ed alla liberalità dei
sullodati signori, i quali mi permisero di studiare a mio
agio e di pubblicare queste maschere.
 
Annotationen