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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Poggi, Vittorio: Iscrizioni etrusca su di un vaso fittile a forma di uccello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0392

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- 380 -

contesto della medesima nè il senso di " focac-
cia „ (Kuchen), nè quello dell'imperativo " placa „
{besdnftigé).

Stando ai rapporti logici che la tessitura del-
l'iscrizione arguisce fra i diversi membri, il voca-
bolo mla# sembra potersi riferire colla maggiore
probabilità ad un abbreviato dativo esprimente il
nome della persona o della divinità a cui venne
offerto il monumento e dedicata l'epigrafe su di
esso inscritta. In quest'ordine di idee nessun nome
si presenta più spontaneo che quello della Dea
mla^(ux), o mla(cu)/; la cui assegnazione al
Pantheon etrusco, basata fin qui sulla semplice
testimonianza di un noto specchio, riceverebbe ora
dal nostro monumento una positiva sanzione.

Il nome mlacu^ ricorre infatti su di uno spec-
chio graffito del Museo Britannico, pubblicato dal
Panofkad) e dal Gerhard,2) dove contrassegna
la figura di una divinità femminile nell'infrade-
scritta rappresentazione di stile arcaico. Ercole
giovine, i lembi della clamide assicurati alla vita
da una larga zona, la pelle leonina pendente lungo
il dorso e annodata al collo per mezzo delle zampe
anteriori, è in atto di rapire una donzella tenen-
dola stretta e sollevata da terra col braccio si-
nistro, e sta per caricarsela sugli omeri. Colla
destra tiene impugnata la clava per difender la
sua preda da chi osasse contrastargliela, ma ha la-
sciato dietro a sè l'arco e la faretra, di cui non
potrebbe far uso, quello a terra e questa appesa
in alto. La giovine e vaga donna, adorna il capo
di stefane e cuffia, vestita di lungo chitone con
ricco peplo, non sembra opporre seria resistenza,
bensì appoggia la mano sinistra sul capo chino
dell'eroe e la destra alla di lui cintura piuttosto
per non perder l'equilibrio e per istinto di decenza
che per divincolarsi. La figura della donzella ra-
pita è determinata dalla leggenda etrusca mlacux,
e analogamente fra le gambe dell'eroe è graffito
sotto forma scorretta il nome h era celi. Il tutto
entro un grazioso meandro a motivi di palmette.

Il Panofka nella sua dotta — troppo dotta —

1) Die Malachisch auf etruskischen Spiegehi, Tav. II, 1,
nelle Abhandhmgen der Kònìglichen Ahademie der Wis-
senschaften su Berlin, 1846, p. 219-227.

2) Etruskische Spiegel, tv. CCCXLIV (IV, 88).

s) L'amante di Eufemo è chiamata Malache dallo Sco-
liaste dell'Ode IV delle Pythie di Pindaro (455), mentre
invece Tzetze (ad Lycophr. Cass. 886) l'indica sotto il
nome di Lamache.

memoria, avvicina il nome di Mlacuch a quello
di Malavisch (cui egli legge erroneamente Mala-
chisch), col quale vedesi indicata su quattro di-
versi specchi una figura di giovine donna in ricco
costume di sposa, pomposamente acconciata e
adornata per mano di Turan e di altre deità fem-
minili. I due nomi, a cui attribuisce un identico
significato, son da lui riferiti a Malacha, eroina
di Lemno, i cui amori con Eufemo figlio di Net-
tuno costituiscono il fondo d'un episodio dell'Ar-
gonautica diversamente esposto dai mitologi; 3)
dea eponima della città di Malaxia nell'isola ora
detta e dell'odierna Malaga; indiziata dai monu-
menti come sposa di Vulcano, se non forse di
Apollo: tutto ciò con citazioni ad esuberanza, di
poeti, di storici, di grammatici, di mitografì, di
scoliasti, allegando testimonianze desunte da spec-
chi, monete, marmi e altri monumenti figurati
o scritti. Peccato che un edificio costrutto con
tanta abilità e adornato con tanto lusso di eru-
dizione manchi semplicemente di una cosa, cioè
di fondamento. Infatti, il rapporto che egli stabi-
lisce fra i due nomi è affatto ipotetico, poggiando
unicamente sulla falsa lezione di Malachisch in-
vece di Malavisch. Eliminata questa, crolla di
necessità l'edificio su di essa fondato, e solo ri-
mangono due nomi, quali ci vengono esibiti dai
prefati monumenti, cioè corrispondenti a due di-
vinità ben distinte, così per gli attributi personali
come pel carattere delle rappresentazioni figura-
tive di cui fanno parte.

Il nome mlacux, secondo l'analisi del Corssen,4)
sarebbe un composto, di cui il primo membro
mlac- corrisponde al greco fiala*- in /xaXax-
ócp&al/io-g, e il secondo, -ux, ha comune l'origine
e il significato col lat. ocu-lu-s. Mlacuch sarebbe
dunque la Dea " dagli occhi molli, „ come Giu-
none era detta " occhibovina, „ e Minerva K glau-
copide. „

Il Deecke, da un altro punto di vista, del quale
ho dato un cenno poc'anzi, attribuisce al nome
di Mlacuch il significato di " placens. „ 5)

*) Ueb. d. Sprache d. Etrusk. I, p. 339 sg. L'illustre
filologo berlinese vede nel femminile mia cu/ il rappre-
sentante di una forma pleniore "mia c-uj-a, come il
lat. con-iux, sta per *con-iug-a.

5) Egli deduce mlacu/ da *m la cu* =placont-, forma
illirico-latina di cui addita il genit. femm. Placontis (Rhein.
Mus. N. F. XXXVI, 590, XXXIX, 145; Die etruskischen
Beamten-und Priester-Titel, p. 33).
 
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