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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Pigorini, Luigi: La terramara Castellazzo di Fontanellato nella provincia di Parma
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0078

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NELLA PROVINCIA DI PARMA

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accumulatisi al Castellazzo per la dimora de' suoi più
antichi abitatori, laddove non furono toccati in età
posteriore, formarono un ammasso cogli stessi noti
caratteri delle altre terremare.

Un problema che si potrà risolvere con ulteriori
studi è quello della estensione della terramara. Intanto
sappiamo che almeno occupa lo spazio compreso fra i
num. 19 e 36 della Planimetria. Fui assicurato che
si stende fino al punto B, ma ben presto rilevai che
quanto ivi ne esiste vi fu trasportato nel medio evo
fortificandosi il luogo. Dirò invece che parecchi anni
fa, sistemandosi la Tossacela la quale corre lungo il
lato occidentale della stazione, gli scavi si eseguirono
in terramara intatta, e se ne costrussero con essa gli
argini. Fu in quella occasione che venne alla luce uno
dei vasi fittili da me ora illustrato ( Tavola, fig. 2). Per
simili dati e per quelli che mi fornirono coloro i quali
hanno piena conoscenza del luogo, ho ragione di cre-
dere che l'antica stazione si stenda alquanto anche
oltre l'attuale sponda sinistra della Fossaccia.

Questo corso d'acqua che oggi taglia a ponente
la terramara è un torrentello il quale nasce fra i colli
subapennini di Costamezzana nel comune di Noceto,
oltrepassa la via Emilia nel luogo detto Sanguinaro,
e attraversati quindi i territori di Fontan oliato e di
San Secondo mette foce nel Taro. Generalmente si con-
sidera come opera dell'uomo pei molti lavori fatti da
secoli, e via via mantenuti o rinnovati onde guidarne
e utilizzarne le acque. Quando tali lavori comincias-
sero non credo si sappia ('): nel caso nostro però più
che di conoscerne la storia, importa avvertire che la
Fossaccia ha una origine naturale, e che, salvo lep-mere
deviazioni, corre oggi ancora sugli stessi terreni che
bagnava nei giorni in cui vagava senza governo. Gli è
quindi evidente che nella età del bronzo un torren-
tello lambiva ad ovest la stazione, confermandosi così

(') Il più antico documento relativo alla Fossaccia, con-
servato nell'Archivio di Stato di Parma (Carte d. aut. congrag.
de' cavam. del Parmigiano — M. Fossaccia e Scanabecco), favo-
ritomi in conia dall'illustre sopraintendente di queir archivio
prof. Amadio Ronchini, è una relazione del 30 ottobre 1560 sopra
la visita fatta nei territori di Fontanellato e di San Secondo
in occasione di una lite fra il conte Trotto Rissi e i conti San-
vitale. « Andammo in su, dice quella relazione, per la strada
« delle Caselle in fino al castello di Fontanela (Fontanellato),
« dove volemmo anche vedere e vedessimo, non molto longe
« da esso,la Fossazza, dietro la quale cavalcamo un pezzetto
" all'insù, et la trovammo co' le ripe in molte parti guaste,

MOMUMENT NTICHI. — Voi. I.

quanto altre volte è stato osservato (2), vale a dire
che i terramaricoli posero sempre le loro sedi presso
un corso d'acque.

Ogniqualvolta, al cominciare delle esplorazioni, io
osservava le accidentalità di quei campi colla speranza
che mi mettessero sulla buona via per iscoprire le
particolarità caratteristiche delle terremare, la mia
attenzione si fermava sul lungo dosso già menzio-
nato {Planimetria, A, A) che sembrava segnarne il
limite ad oriente. Supposi che fosse l'argine della
stazione, e trovava gli argomenti per convincermene
in questo, che ad occidente, fra esso e la Fossaccia,
erasi scavata terramara, mentre di questa non esi-
steva traccia nè sopra di esso, nè sui piani ad oriente.
Per giunta un profondo fosso che lo attraversa per
tutta la lunghezza lo mostrava composto di terreno
naturale quale conviene ad un argine. Con tali suppo-
sizioni feci eseguire lo scavo che porta nella Plani-
metria il num. 27, ritenendo di trovare in quel punto
la fronte interna del lato orientale dell'argine e il prin-
cipio della terramara.

Levata la superfìcie, per quanto scendessi, in luogo
di terramara appariva un terreno di trasporto, sparso
di frammenti d'industria romana, particolarmente di
laterizi. Senza dubbio fu accumulato dall' uomo in
giorni non lontanissimi, se alla massima profondità
raccolsi altresì un coccio del medio evo. Nelle varie
gradazioni di colore che quel terreno presentava al
taglio fresco, si osservava che il cumulo erasi formato
a riprese, con scarichi che al piede dilatavansi verso
oriente. Da ciò e dal contenuto risultava che erasi
fatto scendere da un punto elevato ad occidente, cioè
dal monte ricordato a suo luogo, e che questo dovette
accadere non molti secoli fa. Divenne allora per me
certo che la formazione di quel terreno, e il menzio-
nato dosso cui faceva seguito, attestavano lavori ese-
guiti nel secolo XV per la costruzione della fortezza.

« diroccate, et piene d'arbori, sterpi et simili cose, et ci fu
« presupposto che è tale infino a la strada maestra (Via Emilia)
« che va da Parma a Piacenza, dove traversa la strada suddetta,
« et si chiama il rio Sanguinaro, et è molto più largo et pro-
li fondo, et cosi finemo detta visita........». Altrove poi, nella

medesima relazione, si dice: « Et quando sarà fatta la Fossazza
u che si congionga col Scanabecco et con le chiaviche ecc. », dalle
quali parole risulta che i lavori lungo le sponde del torrentello
Fossaccia datano almeno dalla seconda metà del secolo XVI.

(2) Pigorini, Terram. in Castione, cit. pag. 37. — Atti
d. Congr. preist. di Stoccolma, I, pag. 359.

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