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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: L' itinerario di Einsiedeln e l'Ordine di Benedetto Canonico
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0280

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495

l'itinerario di ensiedeln

49G

noviter agli apostoli Pietro e Paolo nella metà del
secolo ottavo. Ed è anche degno di osservazione che,
mentre la basilica dei ss. Cosma e Damiano fu dagli
antichi alternativamente indicata iuxta templum Ro-
mae e Romuli, ed altrettanto avviene di quella degli
apostoli, nulla di simile leggiamo in veruna menzione
della s. Maria antiqua, nè della nova ». Opina per-
ciò il de Eossi che l'oratorio, dedicato agli apostoli da
Paolo I circa il 760, debba ricercarsi nell'interno della
basilica di Costantino, nella quale, tre quarti di se-
colo or sono, furono veramente scoperte tracce di di-
pinti cristiani del medio evo, e di un altare; che deve
essere perito, insieme alla miglior parte della basilica,
nel terremoto del 1349 (Nibby R. A, 2, 248) : e che
la famosa selce segnata con l'impronta delle ginoc-
chia deve essere stata trasferita nella prossima chiesa
di s. Maria nova, subito dopo la catastrofe, avendosi
memoria precisa di una avvenuta transazione sino
dall'anno 1375 (cod. vat. 4265, p. 213).

La incertezza nella quale sono caduti i descrittori
del « clivus sacer » e de suoi monumenti cristiani e
medioevali, nasce da un solo equivoco fondamentale:
dalla vecchia teoria la quale si ostina a fare di
s. Maria antiqua e di s. Maria nova una cosa sola,
mentre fra le due non corre la più lontana comu-
nanza d'origine, nè il più lontano nesso topogra-
fico. L'asserzione che la chiesa esistette » fino dal
principio del secolo Vili col nome di s. Maria an-
tiqua » (l) anzi « dès le septième siècle (2) » è pura-
mente gratuita. In questo tratto della sacra via, fra
i ss. Cosma e Damiano e l'arco di Tito, esisteva nel
secolo Vili, (e fin forse al secolo XII) una chiesa sola,
la aeclesia sci Petri dell'itinerario di Einsiedlen:
ed il suo sito preciso è quello dell'odierna s. Francesca
romana. Nè è difficile dimostrarlo. Le « fossulae » vi-
sibili nei due pentagoni basaltini della sacra via, che
la tradizione riferiva alla caduta di Simon Mago, e
« in quibus cum de pluviis limphae collectae fuerint
a morbidis expetebantur, haustaeque mox sanitatem
tribuebant » come narra Gregorio di Tours (Gì. mari.
27) stavano di fronte all'oratorio. Lo dice chiaramente
il biografo di Paolo I. Ora, caduto l'oratorio, e sorta in
sua vece la chiesa di s. Maria nova [così detta per

(») Armellini, p. 431.

(2) Duchesne, l. e, p. 466, n. 9.

distinguerla dalla antiqua contemporaneamente esisten-
te] le fossule e le selci sono additate di fronte al no-
vello edifìcio. Lo dice chiaramente il testo del cod. vat.
dell'anno 1375 citato dal de Rossi alla p. 70: « ante
eandem ecclesiam locus lapidibus est signatus ». Non
si tratta dunque di un trasferimento di reliquie da
un luogo all'altro: si tratta di un solo oratorio dedicato
nel secolo VIII agli apostoli, caduto in rovina in epoca
che non ci è dato stabilire, e rifatto in epoca ugual-
mente ignota sotto nuova dedicazione. Ecco dunque
spiegato perchè i due nomi di s. Pietro e di s. Maria
nova non appariscano mai contemporaneamente, mentre
il sincronismo è perfettamente valido per quelli di s.
Pietro e di s. Maria antiqua. Questa, come vedremo,
non ha mai cessato di esistere, dalla sua fondazione
sino al giorno presente.

Dell'arcus Titi et Vespasiani e delpala-
tium Traiani (tempio di Roma e Venere) fra l'arco
e l'amphitheatrum non occorre parlare. Può solo
notarsi un particolare: l'itinerario non passa sotto l'arco
dalle sette lucerne, ma lo gira da ponente ossia dalla
banda del Palatino, dove ancora rimangono visibili le
selci di una piccola piazza. Non so render ragione
del fatto. Forse le rovine del portico del tempio di
Roma e Venere, cadute dall'alto della sostruzione
sul pavimento della sacra via, avranno reso impossi-
bile o difficile il transito. A quest'epoca rimonta forse
la viuzza rettilinea che scende dalla torre Cartularia
all'arco di Costantino, sotto la vigna Barberini, viuzza
che taglia ad angolo retto le pareti delle fabbriche
attribuite ad Elagabalo.

Le singolari e quasi mirabiliane denominazioni
di palatia Neronis e Traiani attribuite alla
basilica nova ed al dinao di Adriano, dimostrano che
la copia della forma urbis, usata dall'einsiedlense, era
copia aggiornata e già contaminata dagli errori
del giorno.

Passando ora alla destra, l'itinerario, ricorda pri-
mieramente il Velabro e la sua chiesa di s. Giorgio,
non lontana dal T i b e ri s. Molto più importante riesce
la menzione della chiesa di sca Maria antiqua
sulla destra della sacra via, a pie' del Palatinus.

Il collega prof. Gatti citando l'itinerario einsie-
dlense nel suo pregevole studio sul « caput Africae »,
dice, a proposito di questa chiesa « non è improbabile
che la chiesa di s.Maria antiqua (ora s. Maria nova)
 
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