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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: L' itinerario di Einsiedeln e l'Ordine di Benedetto Canonico
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0282

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l'itinerario di ensiedeln

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construere maluit, illicque pontificatus sui tempus
vitam finivit » (Duchesne 1. c. p. 385). Si dovrà dun-
que ricercare e collocare immediatamente al disotto
di quella parte del palazzo imperiale, che fu risarcita
o incominciata a risarcire da Giovanni VII.

Il comm. de Eossi ha luminosamento provato che
tali risarcimenti furono eseguiti dal pontefice e da
suo padre Platone a piombo sulla casa delle vestali,
cioè nell'angolo del palazzo che domina il foro ed il
tempio del divo Augusto (Atrio di Vesta p. 63 e 64) :
dunque la chiesa annidata entro le pareti del tempio
è precisamente quella di s. M. antica, e l'itinerario di
Einsiedeln ha cento ragioni di collocarla dove la colloca.

Un passo decisivo è quello contenuto nella vita
di Benedetto III (855-858) n. 569 p. 142 v. II, « in
basilica beatae Dei genitricis quae olim antiqua voca-
batur, nunc autem sita est iuxta via Sacra fecit veste
cet*. Queste parole accennano chiaramente ad una
translazione del titolo e della diaconia da un luogo
ad altro, cioè, dal sito dove prima stava, alla sacravia.
L'autore della translazione sembra essere stato Leone IV
(847-855) : dico sembra, perchè il biografo (Duchesne
p. 106-134 voi. 11) non ne fa parola. Il solo accenno
è in questa stessa vita di Benedetto (568, p. 142).
« Fecit autem in basilica beatae Dei genitricis qui
vocatur antiqua, quam a fundamentis Leo papa viam
iuxta sacram construxerat cet ».

L'argomento della Roma bizantina e dei suoi monu-
menti è stato sino ad oggi trattato frammentariamente
dal comm. de Rossi nel luogo citato, dal Batiffol nell'ar-
ticolo sulle iscrizioni bizantine di s. Giorgio al Velabro
(Mélanges 1887, p. 419): dal medesimo, nell'articolo
sulle librerie bizantine di Roma (ivi 1888, p. 297), e
dal Duchesne nelle sue note sulla topografia medioevale
di Roma (ivi 1887, p. 387 e seguenti) : ma meriterebbe
sicuramente gli onori di un trattato speciale e comples-
sivo. Con esso, l'istoria del palazzo imperiale e della
residenza sovrana sul Palatino verrebbe prolungata di
circa quattro secoli, oltre la novissima visita dell'im-
peratore Eraclio dell'anno 629, dalla quale fino ad
oggi ha incominciato la lacuna nove volte secolare
nelle memorie del colle.

La via maestra pel Laterano passa ad occidente
dell'arco di Tito, fra questo ed il testamentum,
edilìzio o località ignota, e come tale paragonabile
soltanto al pari turi um di via flaminia. Il lodato

prof. Gatti, riferendosi all'autorità dello Jordan 2, 343
afferma che « nello.... itinerario, l'arco di Tito ha la
doppia nomenclatura diarcus Titiet Vespasiani
e di Testamentum. La prima si trova inesatta-
mente indicata a sinistra: la seconda a destra. Forse
così cadeva materialmente la scrittura sulla carta
che aveva sott'occhio l'einsiedlense ». L'einsiedlense,
quando nomina due o più volte ristesso edificio, non
ne cambia mai, almeno sostanzialmente, il titolo vero
e genuino : perciò, se nell'itinerario si trovano mento-
vati un a re us Ti ti ed un testamentum, è segno
che l'uno è diverso dall'altro. A questa legge costante
non si trovano eccezioni, e sarebbe ingiusto crearne
una pel caso presente, sol perchè non sappiamo indo-
vinare che cosa significhi il Testamentum. E dob-
biamo anche ricordare che la pianta conteneva po-
chissime leggende, tacendo, per difetto di spazio,
intorno a celeberrimi monumenti: quindi non è pro-
babile che il suo autore abbia avuto agio di scrivere
due volte e diversamente il nome dell'arco. Io credo
che l'indicazione non possa riferirsi alle fabbriche ne-
roniane palatine di vigna Barberini, ne al » monaste-
ri um quod palladium dicitur (Watterich ; Pont. rom. 2,
95) » ma piuttosto al chartulariumiuxtaPalla-
dium nominato nella collezione dei canoni del car-
dinale Deusdedit, dal quale sembra aver tratto origine
la torre Cartularia. Cf. de Rossi 1. c. p. 65.

Dopo la meta sudante, e l'arcus Constan-
tini, s'incontra sulla d. il caput Affricae, intorno al
quale si consulti la memoria sopra lodata del eh. Gatti.
Egli è d'avviso che la indicazione debba essere presa
nel senso strettamente monumentale, non nel senso
stradale : perchè nell'itinerario « non ricorre giammai
il nome di una via o d'un vico.... Rimane dunque in-
dubitato » egli conchiude « che l'indicazione del capo
d'Africa registrata nelle Notitiae regiomtm del secolo
quarto, e nella topografia einsiedlense, non può applicarsi
ad una via, ma dovette esser propria di un edificio o di
un monumento cospicuo nella regione del Celimonzio ».

La questione si riduce dunque a determinare se
il celebre pedagogio abbia dato il nome alla strada,
o se l'abbia tolto da questa. Dopo le osservazioni sulle
regioni e sui vici di Augusto, da me pubblicate nel
Bull. coni, del giugno 1890, parmi non possa cader
dubbio sulla origine del nome, a la strada che l'ha
imposto all'edilìzio, ed è nel senso strettamente stra-
 
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