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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: L' itinerario di Einsiedeln e l'Ordine di Benedetto Canonico
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0290

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di Druso. La forinola quae venit de Mar sia, è
evidentemente una rimembranza del « marsas nives
et frigora ducens » di Stazio. Cf. Lanciani, Aqued. 63.
La coclea fracta che s'incontra sulla sinistra è, e ri-
marrà sempre, un indovinello. Si tratta forse di un
mausoleo di bizarra architettura sulla d. dell'Appia
intramuranea.

Assai importante è l'indicazione di un arcusre-
cordationis, sotto il quale si passa. L'itinerario lo
colloca poco prima di giungere alle chiese di s. Sisto
e di s. Nereo, cioè presso il biforcamento dell'Appia
e della Latina. Quest' arcus recordationis panni
essere il fornice (arco di Druso) sul quale lo « speco
Ottaviano » dell' aniene vetere attraversava l'Appia
per giungere « ad hortos asinianos in regione viae
novae » cf. Frontino 1, 21 Lanciani /. e, p. 55. Si ab-
bandona ora l'Appia sulla destra, per imboccare la via
nova antoniniana, delineata nel frammento 3 della
« forma urbis » : e per un portico, che può essere fino
ad un dato punto, quello fronteggianto le terme, si
giunge alle mura della città serviana. Queste mura,
nel tratto che traversa la valle fra il Celio e l'Aven-
tino, servivano anche al passaggio di parecchi acque-
dotti o sovrapposti, o addossati, o vicini. Quello del-
l'Appia passava sotto la via omonima, e sopra la
via nova « substructione et opere arcuato passuum
sexaginta (m. 88,80) », ma il cenno dell'itinerario non
si riferisce già a questo speco tanto umile, e già ab-
bandonato (cf. lib. font, in Nicolò I circa a. 858;
« forma.... per evoluta annorum spatia nimis confracta
existens) » : si riferisce evidentemente all' « amplum
opus » eretto da Traiano per condurre la marcia (e
la Claudia) fin sull'alto dell'Aventino, facendola attra-
versare la valle della piscina pubblica sopra aroua-
zioni a più ordini, alte complessivamente m. 29.50.

Dell'importante nodo stradale ad septem vias
non è questo il luogo di parlare. Tutte le altre indi-
cazioni fino al termine dell'itinerario non abbisognano
di comento. Si noti soltanto la singolare ed accu-
ratissima formola usata dall'einsiedlense per descri-
vere il tratto di strada fra il Settizonio ed il Velabro,
fra la Moietta e s. Anastasia: porticus maxima
usque ad s. Anastasiam. Gli scavi per il fo-
gnone del colosseo, diretti e descritti dal cav. Pietro
Narducci, hanno dimostrato che, fra il circo ed il Pa-
latino, non v'era strada a cielo aperto: ma

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che era stato adibito ad uso di strada l'ambulacro
esteriore terreno del circo, selciato con pentagoni ba-
saltini. Questo fatto concorda coi risultamenti di altri
scavi fatti per cura del Ministero della istruzione
presso la Moietta, e dietro il gazometro ; scavi non
ancora descritti : concorda pure con lo stato dei ruderi
visibili sotto e presso la chiesa di s. Anastasia. Le
due strade selciate scoperte dal Narducci, una a 3 e
l'altra a 4 m. (in media) sul piano antico, furono
stabilite dopo la rovina del circo stesso.

La conclusione che si può trarre dal minuto esame
che abbiamo fatto dell'itinerario einsiedlense è una
sola. Nel secolo Vili (') si battevano le vie classiche
della antica Roma, non ancora ingombre da ruderi, nè
sotterrate dall'incremento del suolo e dalle sabbie del
Tevere. Ciò s'int3iida come regola generale, poiché in
taluni casi si potrebbe recar la prova di deviazioni
dalla retta linea, dovute evidentemente alla rovina di
monumenti. Egli è precisamente a quest'epoca che si
debbono attribuire tutti i selciati di strade, che ab-
biano l'abitudine di chiamare antichi. La loro anti-
chità è relativa: e deve intendersi nel senso che i
pavimenti conservano la direzione, ed, in molti casi,
il livello primitivo.

Anche i pentagoni di selce, per quanto slabrati,
arrotondati, e consunti, sono materiale classico, prodotto
genuino delle vetuste c a s t r a s i 1 i c a r i o r u m, ma ri-
messo in opera dai selciamoli del secolo Vili così
negligentemente che, nella maggior parte dei casi, i
solchi delle ruote si ravvisano non paralleli, ma per-
pendicolari all'asse della strada. Nelle escavazioni degli
ultimi venticinque anni ho visto appena dieci avanzi
di pavimenti dell'epoca imperiale, ben mantenuti e co-
struiti con ogni buona regola d'arte. Ora, per quanto io
sappia, due soli tratti ne rimangono visibili: il primo sul
fianco sinistro della chiesuola di s. Vito (2), l'altro sotto
il tempio di Saturno. Cf. Hulsen Ball. Com. XVI. 157.

Segue il catalogo delle strade che il documento

(') Il comm. do Rossi ha determinato sagacemente l'epoca
approssimativa dell'itinerario, riferendo la descrizione delle mura
urbane, con la quale ha termine, alla ben nota ricostruzione
fatta da Adriano 1°, fra gli anni 792 e 795. Cf. de Rossi,
piante di Roma, p. 70; Id. Rom. sott. I, 151: Duchesne, Lib.
font. voi. I, p. 518, ii. 48.

(2) E scomparso durante la stampa di questa memoria.

l'itinerario di einsiedeln
 
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