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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0445

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785

LA NECROPOLI

786

clina a crederli di fabbrica siciliana od orientale (')•
Per contrario alcuni altri vasetti, per lo più alabastra,
taluni di grandi dimensioni, raramente aryballoi,
patere, di impasto bigio anziché nero, coperti di cat-
tiva vernice nero-picea, che facilmente si sfoglia, sono
senza dubbio di fattura greca, e si tentò recentemente
di rivendicarne l'origine a fabbriche dell'Oriente elle-
nico, essendosene riscontrati dei saggi a Naukratis e
sulle coste dell'Asia Minore (2).

E) Vasi grezzi di fattura locale, talune volte con
pessime e non resistenti vernici, foggiati con crete di
colori diversi, per cottura e provenienza; si trovano
profusi in grande numero in tutti i sepolcri, nè hanno
importanza di sorta.

SEGNI ESTERNI DEI SEPOLCRI

Ammessa come indubitata una alterazione nel
soprasuolo della necropoli, dovuta a devastazioni an-
tiche (assedio del 482), all'azione alluvionale dopo
il quasi totale abbandono della città, ed in minima
parte a lavori agricoli, è naturale che anche i segni
esterni delle tombe (tìtrjXai, xioveg, litiiva emffr]-
fiata etc.) facciano assolutamente difetto, o si ridu-
cano a pochissimi esemplari, sfuggiti alle devasta-
zioni e spogliazioni della superficie del campo funebre;
tanto più che la necropoli spetta ad un periodo al-
quanto arcaico, nel quale non era ancora invalso l'uso
di elevare sopra terra sontuose costruzioni, quali dopo
il quinto secolo vedevansi p. e. nel Ceramico di Atene,
al segno da richiamare l'attenzione dei legislatori per
moderare tale lusso (Platone, Leg. XI, p. 958). A
Megara alla sobrietà del contenuto dei sepolcri ri-

(!) Furtwaengler in Berliner Philologischer Wochenschrift
1888, p. 1454.

(2) Nelle necropoli siciliane oltre che a Megara vennero
fuori a Siracusa (Fusco) ed a Selinunte (Galera-Bagliazzo),
sempre associati a vasi corinzi. Eguale bucchero si ebbe a
Rodi, e con caratteristiche tanto simili a quello etrusco, da
farlo a tutta prima ritenere di là importato (Pottier nel Bul-
letin de corresp. hellén. 1888, p. 501) ; bucchero nero anche
nella Troade (Virchow. Abhandlungen der Berliner Gesellschaft
fiir Etimologie, Urgeschichte und Anthrop. 1882, p. 49). Questo
bucchero rappresenterehbe imitazione di vasi metallici orien-
tali, e sarebbe stato fabbricato a Cipro, a Rodi, ed anche in
Sicilia stessa, donde il bucchero rosso fu importato in Etruria
(Milchoefer, Anfaenge der Griech. Kunst. p. 219). Noto però
che la figliazione del bucchero rosso etrusco dal siciliano (ra-
rissimo) panni ancora da provare ; è del paro più che ipotetica la

Monumenti antichi. — Voi. I.

sponde la modestia dei segni esterni, quindi non tu-
muli (%<i)i.ittTa), non edicole ma semplicemente:

A) Stele funebri ; di una sola si trovò la base in
posto, sopra il rispettivo sepolcro (n. 185), di un'altra
il finimento superiore in forma di piramidetta. E cippo
funebre, se non terminale della necropoli, è pure quello
rinvenuto all'estremità NE della necropoli (cfr. pianta
ad sep. 69) a forma parallelepipeda con robusto zoccolo,
liscio. Di questi si parlerà nella relazione. La esistenza
di altre stele funebri di pietra, o di segnali in legno, mi
viene suggerita dalla frequenza di molteplici deposi-
zioni nello stesso sarcofago, il che rendeva necessario
ai parenti o componenti di una stessa famiglia, di
riconoscerlo facilmente all'occasione di qualche nuovo
seppellimento.

B) Edicole, od edifici architettonicamente decorati
non furono segnalati per veruno indizio a Megara,
il che conviene anche con l'età della necropoli, poiché
siffatte costruzioni datano, in via ordinaria, dai tempi
postpersiani. Tutto al più potrebbe spettare ad una
di esse l'elegante capitello da pilastro tav. II bis, sul
quale ha precedentemente riferito il prof. Cavallari.

C) Epigrammata, cioè iscrizioni funebri.

1) Inserisco a questo punto il coronamento di un
cippo funebre inscritto, comecché esso sia stato trovato
negli scavi fatti nella necropoli nel 1879. Come ve-
desi alla tavola IV. 2, esso è a forma di capitello
dorico in calcare (alt. totale cm. 37, alt. dell'abaco
cm. 16, lato idem cm. 77 X 77) con traccie di innesto
di un cippo o colonna rotta a colpi di scalpello ; già per
la forma dell'echino esso riproduce i tipi siciliani arcaici
del VII-VI secolo (detti dai Tedeschi « kesselformig » ),
i quali ripetonsi nei più antichi capitelli dell'Heraion
di Olimpia ('), a Paestum e Selinunte. Colle forme

fabbricazione in Sicilia di quello nero, attesa la assai scarsa quan-
tità con cui si presenta. Possibile una derivazione da Rodi,
poiché importazioni rodie sono anche affermate da molte delle
figurine fittili dei sepolcri, ma più verosimile una genuina ori-
gine ctrusca. Quanto alla forma, il kantharos di bucchero nero
doveva essere vaso funebre per eccellenza, poiché vedesi rap-
presentato nelle stele funerario spartane (Baumaister's Denk-
maeler des ci. Alterthums, fig. 343. Friederichs-Wolters, Gypsab-
gùsse der k. Museen zu Berlin, n. 58, 60, 64-66).

(!) Boetticher, Olympia, p. 198, fig. 40 e 41; Durm, Archi-
techtur der Griechen, p. 62; Von Duhn und Jacobi, Der.
griechische Tempel in Pompei, tav. V, fig. IL b, c, d; Bau-
maister's, Dcnkmaeler des class. Altertums, p. 263; Benndorf,
Die Metopen von Selinunt, p. 26, C D. G. (tipi del VII e
VI secolo).

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