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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0444

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MEGARA HYBLAEA

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tura greco-sicula, ove se ne eccettuinò gli esemplari,
nei quali la imitazione pesante e scorretta è evidente.
I migliori vasi di Megara, spettanti a questa cate-
goria, per finezza ed eleganza di disegno e per lo stile
si appalesano attico-ioni ; tutti sono senza segnatura di
maestro od iscrizioni ed appartengono allo stile rigido;
la gran massa però è di stile andantissimo, di esecuzione
mediocre, e tra questi abbondano forse i prodotti del-
l'isola. Quanto ai soggetti prevalgono i dionisiaci, poi
quelli ginnastico-militari, mentre sono scarsissimi altri
d'indole mitologica. Per bellezza artistica come per im-
portanza e vastità di soggetto essi rappresentano un
complesso di mediocre valore, spiegabile o per la po-
chezza della città, o forse perchè colle esplorazioni non
fu ancora tocca la parte più ricca della necropoli. Cro-
nologicamente va notato, che tutti appartengono allo
stile rigido, cioè al pieno secolo VI, chè anzi dalla
necropoli non è uscito un solo esemplare a figure
rosse ('). Due vasetti di bassa età non infirmano la
regola costantemente osservata (2). Fra le forme hanno

citata Beschreibung della grande raccolta berlinese, preludio
ad un'ampia storia della ceramica greca, ha assegnata alcuna
subclasse a fabbriche siciliane, le quali al più potrebbero essere
incluse in quelle da lui, e dubitativamente, chiamate « unter-
italische Fabbriken », a fig. n. n. 1673-81, di stile rigido,
n. 2122-2152 di stile sciolto

(!) Quanto annunzio nella cronologia dei vasi di Megara
si riferisce non solo al materiale da me scavato, ma anche a
quello raccolto dal prof. Cavallari nei suoi scavi del 1879, che
ora giace inedito al Museo di Siracusa; una unica lekythos a
f. r. del bello stile è un'eccezione, e non compromette la cro-
nologia.

(2) Sono d'altronde insignificanti; provengono dalle tombe
n. 69 e 8, e spettano ad una seconda deposizione, dopo la
distruzione di Megara. Il Kekulé è quindi in errore (Terra-
cotten aus Sicilien, p. 8) quando afferma, che una tomba da
lui scoperta non poteva essere anteriore alla metà del secolo V,
perciò che conteneva una piccola lekythos a vernice nera, con
fogliette nere in rosso sulle spalle. Tali lekythoi non appar-
tengono menomamente allo stile a f. r., sono frequenti a Me-
gara, e di spesso le ho raccolte coi vasi corintii, che nessuno
farà scendere sino alla metà del V secolo. So la cronologia
del Kekulé fosse esatta, attesa la loro frequenza, dovrebbesi
concludere che la necropoli fu in piena attività anche dopo la
rovina del 482, fatto che è smentito dal complesso delle sco-
perte. Per la quasi costante associazione coi corintii va loro
attribuito quasi un secolo di più. Anche qualche raro skyphos
a vernice nera, cattiva però, e le kylikes nere a basso gambo,
talora zonate, di fattura attica, a Suessola si trovano in tombe
della metà del V secolo (Von Duhn, Suessola, p. 241), mentre
a Megara spetteranno all'ultima fase della necropoli, cioè al
primo quarto del secolo V. D'altronde anche la cronologia dei
vasi a f. r. fu secondo le ultime ricerche molto elevata.

grande prevalenza le lekythoi, il vaso funebre per
eccellenza, per lo più di disegno trascurato a « silhou-
ette », disegno che è proprietà del periodo più arcaico
della pittura a f. n., ma che fu anche continuato
nelle fabbriche più volgari, e che è di schietto carat-
tere dorico

Anche tra le kylikes prevalgono le sagome più
arcaiche. Di guisa che possiamo tenere per assicurato
che l'attività della necropoli di Megara cessa comple-
tamente prima della pittura rossa o coi primi albori
di essa, il che è una splendida conferma a quanto ci
tramandò Tucidide sulla distruzione della città av-
venuta nel 482 (J).

D) Bucchero nero. Vanno distinte due categorie
di questi vasi. Un certo numero di kantharoi nella
pasta, non che nel lucido della superficie mostrano
tutte le caratteristiche del bucchero etrusco, nè avrei
difficoltà di ritenerli tali, facendoli risalire al VI se-
colo, assai tempo prima della rotta subita dagli Etru-
schi a Cyme (474) per opera di Jerone, dopo la quale
la Sicilia rimase per sempre chiusa al loro commer-
cio (3). Ma so che di recente una forte corrente in-

(!) Hollvverda, Korintisch-attische Vasen nello Jahrbuch
d. d. arch. Inst. 1890, p. 259.

(2) Le opinioni sull'origine dei vasi a f. r. rigide sono
varie, e fra le estreme di Conze (guerre persiane - guerra del
Peloponneso) e Loeschcke (inizio del V secolo) sta media quella
del Klein (490-440); ma a ragione lo Studniczka (Jahrbuch
d. d. arch. Insù. II, 159), seguito dal Winter (Jahrbuch II.
228) ha recentemente dichiarato che non basta ancora l'età
fissata dal Loeschcke, e che in seguito alle ultime scoperte
bisogna portare più in alto le origini di tale pittura, fino cioè
all'epoca dei Pisistratidi. Tutto ciò può stare in pieno accordo
colla cronologia da me svolta dei vasi megaresi, sebbene dalla
necropoli non sieno ancora usciti vasi rossi rigidi.

(3) Il commercio etrusco era molto diffuso colla Grecia, e anche
colla Sicilia, nella seconda metà del VI secolo (Busolt, Griech.
Geschichte II voi. 272 Helbig, Provenienza degli Etruschi in
Ann. Istit. 1884, p. 143 e 14o).prima di Cyme, quando per opera
di Anaxilas il passaggio dello stretto fra Messana e Keggio era
rimasto in pieno dominio di queste due città (Holm, Geschichte
Siciliens I, p. 215). A Megara i buccheri di solito sono asso-
ciati con vasetti corinzii, più di rado con proto corinzii, come
in Etruria (a Chiusi, Annali Istit. 1877, tav. UV) ed io non
esito a ritenerli etruschi, pensando anche alla esportazione, circa
questo stesso tempo, di bucchero etrusco nell'Attica, sul quale
Nicostene avrebbe imitate alcune delle sue anfore (Loeschcke in
Arch. 219, 1881, p. 30). Un saggio di bucchero megarese, in-
viato al mio amico prof. Milani, direttore del Museo etrusco
cantrale di Firenze, fu da lui giudicato, anche in seguito ad
analisi comparativa della pasta, senza dubbio per etrusco. Ed
io stesso me ne dovetti convincere, istituendo paragoni in quel
Museo.
 
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