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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Loewy, Emanuel: Venere in bronzo della collezione Tyszkiewicz
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0549

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venere in bronzo della collezione tyszkiewicz

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sostiene la perletta ('): attraversata questa, e un po'
più in alto anche il foro dell'orecchio, il filo torna in
giù avvolgendosi a spirale attorno a quel pezzo della
propria lunghezza che rimane tra il lobulo e la perla.

Quanto al motivo della statuetta, non ho bisogno
di dilungarmi. Essa appartiene a quel notissimo tipo
di figure di Venere, i cui esemplari più celebri sono
le Veneri capitolina e medicea (2). Fra le numerose
sue compagne però la Venere Tyszkiewicz potrà re-
clamare un posto insigne sì per la sua conserva-
zione già posta in rilievo, come per il pregio del
suo lavoro. 11 quale, spero, nella riproduzioni elio-
grafiche delle nostre tavole (3) si potrà gustare in
modo da rendere inutile la descrizione. E così potrei
fin da ora cedere del tutto la parola alle tavole, che
in questo caso senza questione sono parte principale
della pubblicazione, se la nostra statuetta non si
prestasse ad una osservazione relativa al tipo stesso,
che mi viene suggerita da un'asserzione fatta recen-
temente sopra la Venere capitolina. In questa lo
Helbig (4) tende a ravvisare quella opera originale
che per la prima volta trasformò il motivo della Ve-
nere cnidia di Prassitele in quel modo in cui, lo atte-
sta il gran numero delle repliche, esso incontrò favore
e popolarità anche maggiori che nella sua concezione
primitiva (5). Ora, per quanto anch' io riconosca la
perfezione con cui nella Venere capitolina è reso il
nudo, stento alquanto ad appropriarmi la conclusione
dello Helbig; poiché non vedo difficoltà di supporre
che l'artista della Venere capitolina, che certamente
non era di poco valore, pure copiando una figura di
invenzione non sua, l'abbia potuta rimaneggiare ed
ultimare coll'aiuto del modello vivo. Il confronto delle

(') Per queste si può ricordare il noto racconto sulla sta-
tua di Venere nel Pantheon, ornata colla perla dimezzata di
Cleopatra; Macrob. saturn. Ili 17, 18; Plin. nat. hist. IX, 121.

(2) Cfr. J. J. Bernoulli. Aphrodite (Lipsia 1873), p. 220 ss.;
Roscher, Lexikon der Mythologie, I, 1, col. 416s.(Furtwangler).

(3) Ringrazio vivamente l'amico R. von Schneider di Vienna,
il quale colla gentilezza che gli è propria, si è incaricato di
sorvegliare l'esecuzione delle tavole.

(4) V. Helbig, Fùhrer durch die S/fentlichen Sammlun-
gen klassischer Alterthumer in Rom, I (Lipsia 1891), p. 350
n. 453, cfr. Friederichs-Wolters, Gipsabgiisse, n. 1459.

(5) V. Bernoulli, 1. c.

repliche fra di loro, vista la condizione della mag-
gior parte delle pubblicazioni, resterebbe assai in-
completo; ed è per questo, e perchè non disconosco
la diversità essenziale del materiale e delle dimen-
sioni, che non voglio insistere troppo sullo stile a mio
avviso più grande, più semplice, e quasi direi più
astratto della Venere Tyszkiewicz, che sembrerebbe
indicare un' epoca più antica della Venere capitolina.
Mi fermo soltanto sopra un particolare : se la Venere
capitolina era l'archetipo delle figure di Venere in
questione, non si capirebbe facilmente come in altre
repliche del medesimo tipo, fra cui appunto il bronzo
nostro, la disposizione dei capelli fosse tornata ad una
forma più semplice e più somigliante a quella della
Venere di Prassitele. A questa stessa disposizione più
semplice, il cui schema ancora nell'acconciatura arric-
ciata ed artificiosa della Venere medicea è conservato,
si può ridurre anche la capigliatura della statua ca-
pitolina, se ne togliamo ciò che senza difficoltà si ri-
conosce per soverchio, dico il fiocco di capelli sopra
la fronte e le grosse ciocche fluenti sul dorso.

Ancora merita di essere rilevato un altro parti-
colare della nostra statuetta, ed è l'omissione del vaso
col panno, o rispettivamente del delfino, che in altri
esemplari servono di sostegno alla figura. È noto a
tutti come gli scultori antichi, se copiavano in marmo
un originale eseguito in bronzo, solevano aggiungere
alla statua un oggetto qualunque non compreso nella
composizione originale, senza cui la figura in marmo
avrebbe mancato del sostegno necessario. La nostra
statuetta ci dà un esempio del procedimento opposto ;
traducendo in bronzo una figura concepita per l'ese-
cuzione in marmo, l'artista lasciò da parte, quasi fosse
un'aggiunta inutile, il sostegno che infatti non era
richiesto dalla sua tecnica, ma che nell'originale, ol-
tre al soddisfare alle esigenze statiche, serviva ad
uno scopo altamente artistico, che era di motivare la
nudità della dea. A questo l'artista nostro ha voluto
rinunziare; egli si è limitato a darci il motivo for-
male in sè, l'aspetto svelato della bellezza femminile,
senza approfondirsi più oltre nelle condizioni partico-
lari della situazione.

Emanuele Loewy.
 
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