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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Orsi, Paolo: Necropoli sicula presso Siracusa con vasi e bronzi micenei
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0013

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con vasi e bronzi micenei

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del 2° pjriodo (') ; l'altro invece rappresenta un tipo
fin qui conosciuto per un solo esemplare della tomba
di Milocca o Matrensa (2) ; il bacino è a forma di
lebete aperto (diam. bocca cm. 34), con gola, decorato
di un triplice ordine di linee spezzate a punta; la
gamba tubiforme è decorata di liste verticali con ar-
chetti al piede; sull'orlo del labbro si imposta una
poderosa ansa trapezia (alta cm. 25), finiente in due
cornetti, adorna nel prospetto di due bottoncini a ri-
lievo e di una lisca tracciata a punta (tav. I, 16).
Ad attingere nel bottino ed in questo grande bacino
serviva una patera o scodella a calotta (tav. I, 5) che
si trovò intatta.

Evidentemente tutto fu predisposto per il funebre
banchetto; tre i cadaveri accostati alla banchina, e
forse in origine su di essa accoccolati ; un capace bot-
tino per liquidi e tre grandi bacini per viveri ; tre le
ollette che servivano per bere. Dell'abbigliamento dei
morti ogni traccia è scomparsa all'infuori di due fibule
in bronzo, primitive per forma e fattura, e particolar-
mente importanti per il luogo dove vennero trovate.

L'ima è ad arco di violino e risponde esattamente
agli esemplari delle terremare, salvo che le torciture
dell'arco sono supplite da due costole rilevate; è la
forma più rudimentale della fibula, quale appare, oltre
che nelle terremare, in Ungheria in strati analoghi a
quelli terramaricoli, in Bosnia, in Serbia, ed a Micene
stessa nei sepolcri della città bassa (3). Se nel prece-
dente sepolcro abbiamo trovato un vaso miceneo, qui
invece è una fibula, ed in altri vedremo spade e daghe
micenee; ed appunto perchè questa fibula è comune
tanto alle terremare come a Micene, conviene vedere

(') Dalla necropoli del Plemmirio parecchi (Bull. Paletnol.
XVII, tav. VI, 1 ; XI, 1) ; per altre provenienze della provincia
di Siracusa Bull. Paletn.,XV, p. 200-204.

(*) Mauceri, Annali Istit., 1877, tav. agg. E, flg. 4 = Bull.
Paletti., XV, tav. VII, 4.

(3) Dalle terremare, Bull. Paletti., 1883, tav. V, 2 e 3 (que-
st'ultima collo stesso nodo dell'esemplare siciliano); dall'Un-
gheria, Undset Mittheilungen der k. anthrop. Gesellschaft in
JVien, 1889, p. 8, fig. 172. Anche in Bosnia vennero fuori di
codeste fibule mescolate a bronzi e ceramiche simili alle terrama-
ricole (Hoernes, Verhandlungen der berline)' anthropol. Gesell-
schaft, 1891, p. 336 A. 2); e recentemente persino in Serbia (Naue
nei Prehistorische Blaetter, 1892, p. 73), di modo che sempre
più si estende la catena che unisce la valle padana colla Grecia,
ove appariscono esemplari eguali a Micene (Tsountas 'EeptjfieQÌs
'JqX«(oX. 1888, p. 167 tav. IX, 1, 2, e mia Nota nel Bull. Paletti.,
XVI, p. 20'.

in essa un elemento di contatto di due grandi civiltà,
nelle quali è ormai impossibile disconoscere un lontano
substrato comune.

Non si dura a riconoscere nell'altra fibula una leg-
gera variante della precedente, con una incurvatura
dell'arco, che prepara il tipo serpeggiante; in questa
forma al tutto elementare, coli'ardiglione disgiunto
dall'arco mediante un solo giro di spira, essa risulta
chiaramente uno dei tipi più semplici ed antichi del-
l'intera categoria; se fino ad ora essa manca nelle ter-
remare, si ebbe però in depositi assai vicini ad esse,
e nei più antichi di Villanova, nonché in altri gia-
cimenti del secondo periodo siculo dell'isola (').

Donde queste fibule sieno state introdotte nella
civiltà sicula è ancor dubbio ; ove però si consideri
che fra la Sicilia e le terremare fin qui non abbiamo
accenni a rapporto di sorta, mentre questi non man-
cano fra la Sicilia e Micene, non escluderei la intro-
duzione da Micene anche della fibula ad arco di violino,
dalla quale emana la serpeggiante arcaica ; la presenza
in strati antichissimi greci anche di quest'ultima (2)
rende sempre più verosimile l'introduzione di essa in
Sicilia non dall'Italia settentrionale, ma dall'Eliade.

Sep. X. — è un opera di escavazione assoluta-
mente anomala ed irregolare. Da un tiqó&vqov o pa-
diglione scoperto si accedeva ad una cameretta irre-
golare (diam. m. 1,48 X 1,40 alt.) con nicchia sfor-
mata. Il sepolcro interessa perchè intatto.

Nel padiglione apparve rannicchiato davanti la porta
uno scheletro (3) con frammenti di vasellame siculo (olle
globari ad anse acuminate), da cui si potè ricostruire

(') Qualche saggio si ebbe a Bismantova (Montelius, Spaen-
nen, fig. 77), necropoli quasi contemporanea alle terremare ; poi
a Monte Gargano (ibidem, fig. 80) ; in questi esemplari però in
luogo della curva a gomito, che vedesi nella nostra, havvi un
nodulo ad occhio; con curva a gomito appariscono nel riposti-
glio di S. Francesco di Bologna e nei più antichi strati Benacci.
Esemplari con nodo ad occhietto e con più giri di spira, e però
apparentemente più sviluppati, sono quelli di Pantalica, città e
necropoli sicula, già da me editi (Bull. Paletn., XV, tav. IV, 11,
e 12) ; parecchi altri derivano dal ripostiglio dei Tre Canali nel
Vizzinese (Bull. Paletn. 1888, tav. XIV, p. 170-171), ed un altro
siciliano è prodotto dal Montelius (op. c. fig. 180).

(2) In Grecia se ne conoscono fin qui soltanto esemplari di
Olimpia (Furtwaengler, Die Bronzen uni die uebriegen kleine-
ren Funde aus Olympia, tav. XXI, n. 345, 353).

(3) Probabilmente di schiavo ; fatti analoghi ho "osservati ri-
petutamente nella necropoli di Castelluccio (Bull. Paletn., XXIII,
p. 28) ed anche in necropoli micenee della Grecia (Ibidem,
nota 32).
 
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