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necropoli sicula presso siracusa

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e quindi ad epoca eguale anche il nostro vaso ('). Con
ciò sembrano accordarsi in massima anche i caratteri
tecnici del nostro vaso, che lo assegnano al terzo pe-
riodo dello stile miceneo; ad onta del pessimo stato
di conservazione il calice di Cozzo Pantano risulta non
solo di creta ben purgata e fine, ma ha superficie gialla
levigata e lucida, ed il rosso dei fregi, sebbene oggi
smorzato, è certo a vernice ; anche la decorazione ve-
getale è propria, insieme a quella desunta dalla fauna
marina, di questo terzo periodo, ma la marcata sti-
lizazione della forma gigliare accenna ad uno stadio
un po' avanzato di esso.

La presenza nel sepolcro di un vaso miceneo asso-
ciato ad avanzi di industria litica, oltre essere piena-
mente conforme all'indole della coltura locale sicula,
che è eneolitica nel primo periodo (abbondanti stro-
menti litici, rarissimo il bronzo), enea nel secondo
(più frequente il bronzo, accanto al quale perdurano
avanzi di industria litica), trova casi analoghi in quella
più elevata di Micene (2).

Sep. Vili. — Consta di una cella con nicchione,
e conteneva pressoché intatta una deposizione greco-
arcaica ; attorno ad uno scheletro disteso raccolsi della
povera ceramica, cioè una patera, un coperchio di olla
sul quale è graffito AEE, uno skyphos ed un aryballos,
di più una moneta bizantina, forse scivolata dalle terre
soprastanti; presso il cranio altra olletta grezza.

Invece, della deposizione sicula trovata nello strato
di terra più profondo e tutta sconvolta, non rimasero
altro che avanzi frantumati di un grande vaso a bacino
con gamba tubiforme (come tav. I, 4), un'ascia in ba-
salte rotta (tav. II, 17), ed un frammento di lama silicea.

(') In complesso non è molto lontano dallo accettare questa
cronologia lo stesso Furtwaengler (o. e, p-3); ad esso aggiun-
gansi l'Helbig (llomerisches Epos -, p. 50) ed il Murray (/land-
look of greek archaeology, 1892, p. 23). Ove però si consideri
che i tipi di lama in bronzo di Cozzo Pantano sono tutti più
arcaici di quelli di Jalysos (Furtwaengler & Le , o. e, tav. D;
Murray, o. e, p. 31) ed invece si accostano ai micenei delle
tombe a fossa, ne risulterebbe che la necropoli nel suo com-
plesso sarebbe intermedia fra quella di Jalysos ed i sepolcri
del KvxXog di Micene.

(?) Alludo alla deposizione sovrastante al sep. n. 3 dell'Acro-
poli di Micene (Schuchardt, Schliemanns Ausgralungen 2, p. 245)
con coltelli di ossidiana, ed alle frecce della stessa materia con-
tenute dentro il quarto. Armi di pietra si trovarono anche a Ja-
lysos, a Spata (A&r'jvuiov 1877, p. 167 e segg.), in Cipro ed al-
trove, assieme a vasi di Micene.

Sep. IX. — Era certamente intatto, perchè masche-
rato di terre, le quali, ingombrando l'accesso, avevano
rotto in due il portello di pietra che chiude l'ingresso,
spingendolo nell'intorno del sepolcro ; la forma del quale
è chiarita dall'unito schizzo planimetrico.

SEP.9.A-

Si aggiunga, che la volta era a tholos con una
altezza massima di m. 1,75, e che il portello di chiusa
misura m. 0,55 larg. mass. X 0,70 di altezza; attorno
la parete gira una bassa banchina.

Di sotto la grande massa di sottile terra di filtra-
zione riconobbi tre scheletri, che sembravano accocco-
lati, l'uno immediatamente a destra dell'ingresso, l'altro
dove è segnato il bottino fìttile, ed appoggiato alla
banchina, il terzo al centro circa di essa ; il nicchione
era vuoto. Al principio sin. della banchina era cascato
orizzontalmente, sorretto da due scaglie, il bottino fit-
tile (tav. I, 10) di grossolano impasto, alto cm. 53, con
quattro robuste anse sulle spalle e due cordoncini a
rilievo all'orlo superiore ed alla base, mentre un terzo
passa a mo' di festone da un'ansa all'altra ('). Nell'in-
terno di esso era una olletta fittile alta cm. 13 con
ansette acuminate (tav. I, 3) con traccie di pittura
rosso-smorta, della forma sì ovvia nelle necropoli
sicule del 2° periodo. In diversi punti della stanza
altre due ollette analoghe ed i rottami di tre grandi
bacini con piede a tuba, i quali si debbono supporre
piazzati in origine al centro della stanza. Due ripro-
ducono forme già note (tav. I, 4), derivanti da necropoli

(') Il vaso avrà servito per provvista d'acqua od altri
liquidi per i defunti, ed il miglior riscontro è quello di altro
bottino analogo del sep. n. 34 di Castelluccio (Bull- di Paletno-
logia, XVII, tav. II, 10, p. 70 nota, dove cito altri consimili
Tii&oi micenei, ai quali devesi aggiungere un grande esemplare
di Mesovuno. Archaeolog. Anzeiger, 1860, tav. A., 2).
 
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