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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Ricci, Serafino: Il "Testamento d'Epikteta": storia e revisione dell'Epigrafe; con testo, traduzione e commento
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0048

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77

il « testamento d' epikteta »

78

Il primo accenno alla nostra epigrafe ci è dato il
2 settembre 1716, giorno in cui il Maffei registra al
conte Camillo Silvestri ('), fra le epigrafi greche ch'egli
possiede, dna, lunga quattro braccia, che il Venturi
stesso identifica in margine con il Testamento, cioè con
il n. XL° della collocazione Venturi e di quella odierna.

Che la supposizione del Venturi sia verosimile ce

10 mostrano altri luoghi di lettere e scritti del Maffei.
in cui egli usa l'espressione quattro braccia o altre
equivalenti che registro qui sotto (2), riferendole alla
nostra epigrafe.

Verso il 1716, adunque, il Maffei possedeva a Ve-
rona il Testamento; e ciò è conforme alla storia del
Museo Maffeiano, poiché appunto dal 1714 al 1716

11 Maffei iniziò quella sua nota attività archeologica
alla quale siamo debitori del Museo, e già nel 1714
aveva stabilito di esporre le epigrafi in pubblico e di
stamparle unite, come appare da una sua lettera a
Mons. cav. P. Gagliardi di Brescia

(!) Venturi, op. cit., pag. 29-32. Cfr. Mss. Capii. Sala Maf-
feiana: Butta A, L

(2) Parlando del Testamento di Epikteta, le espressioni
del Maffei sono: « l'unica che di tal lunghezza si con-
servi oggi giorno in Europa {Traduttori italiani, ossia no-
tizie dei volgarizzamenti d'antichi scrittori c aggiunto il vol-
garizzamento d'alcune insigni iscrizioni greche e la notizia
del nuovo Museo d'iscrizioni in Verona. Verona, Coleti, 1720).
u... Si ha tra le nostre la lunghissima in otto colonne
di scrittura che occupa nel Grutero quattro facciate .... »
( Verona illustrata, pag. 387, 388). — « in quattro pezzi di
marmo e in otto colonne di scrittura » (Istoria diploma-
tica, pag. 8-9). — «...un'iscrizione greca che non ha pari,
lunga due fogli di carta____« (Lettere del Maffei al Mu-
ratori, 1 novembrelldS); Mss. Capit., Sala Maff.: Busta A, I). —
Il Venturi nel suo elenco degli oggetti trasportati all'estero da
Verona (Mss. Comunale di Verona, Busta 99, Elenco § 2)
la definisce : « il famoso testamento di Epitteta spartana
(sic) in otto colonne . . » ; e in una bozza manoscritta rarissima
dell'epigrafe nostra, dello stesso Venturi, ch'è pure alla Comunale,
sta scritto « formata di quattro tavole di marmo che si
congiungono ai lati una dopo l'altra ciascheduna alta

oncie 16 e tutta unita lunghezza oncie 100 | n. — Ora ap-
punto le otto colonne di scrittura che stanno distribuite in
due fogli di carta, cioè nelle quattro facciate che leggiamo
nel Grutero, sono equivalenti alla distribuzione che ne fa il Maf-
fei nel Museum Veronense, e la lunghezza citata delle quattro
braccia e più corrispondono da un lato alle 100 micie veronesi
del Venturi e dall'altro alle misure prese dal dott.. Keil, dal eh.
prof. Halbherr e da me negli studi recenti fatti sulle lapidi
di Thera a Verona.

(3) La lettera è del 15 ottobre 1714. Vedi Mss. Capitolari,
Sala Maff.: Busta A, I. — Cfr. l'altra lettera al conte Camillo
Silvestri già citata (2 settembre 1716). — Il Maffei voleva ren-
dere completa, a differenza degli altri raccoglitori, la serie delle
epigrafi greche, perciò insiste spesso sull'importanza singolare

Ma presso chi trovavasi l'epigrafe prima del trasporto
a Verona e da chi la ebbe il Maffei? Egli stesso ci
suggerisce un particolare, dicendo nel suo Museum
Veronense (*) che l'epigrafe proveniva da una peril-

lustri domo, in qua venetiis a ducentis ferme

annis (2) cimelium cdstodiebatur. Quale fosse que-
sta domus perilldstris, e chi la persona che diede
o vendette l'epigrafe, credo di indurlo da un brano di
lettera del Maffei al Muratori (3), che così è scritto :
« ho comperato mesi fa da un procurator di
san Marco che nuota nell' oro un' iscrizione
greca che non ha pari, e lunga due fogli di
carta, ch' era incastrata ab antiquo nel suo
palazzo, per dieci zecchini.

E chiaro che il periodo, per le analogie con le
espressioni dello stesso Maffei più volte citate e per
le misure della pietra, allude alla nostra epigrafe. E
difficile definire a quale famiglia patrizia appartenesse
il Procurator di san Marco, che nuotava nell'oro, ep-
pure vendeva nel 1718 per dieci zecchini l'epigrafe
al Maffei, incastrata ab antiquo nel suo palazzo. I
Procuratori di san Marco sono nove e di solito avan-
zati in età ; se ne elegge uno a un dato periodo di
tempo, di solito per la morte di qualche membro an-
ziano del Consiglio ; la carica è a vita ; ò quindi im-
possibile precisare un tal Procuratore fra tanti, senza
date ulteriori.

Però fra i tre Procuratori di quel periodo di tempo
che erano in maggior conto a Venezia, uno di casa
Giustiniani, l'altro di casa Mocenigo e il terzo dei Gri-

dell'epigrafe nostra e per il contenuto e per la lunghezza e per
l'ottimo stato di conservazione.

0) Mus. Veronense (1749), pag. 480.

(2) Ora diremmo con maggi re sicurezza a centum triginta
ferme annis.... (1586-1716).

(3) Vedi Mss. Capitol., Sala Maff.: Busta A, I. — La lettera
porta la data del 1 novembre 1718 da Verona, e alcuno potrebbe
obiettare che perciò fino alla fine del 1718 il Maffei non aveva a
Verona il Testamento. Non lo credo; avrà avuto l'epigrafe prima
per studio, e l'avrà poi pagata sciogliendo il contratto formale
nel 1718. Poiché è indiscutibile il fatto che lo stesso Maffei
annovera già nel 1716 fra le prime dieci epigrafi greche la
nostra (v. lettera al Silvestri, 1. o.j cfr. Venturi, op. cit., p. 29-32),
e non è fra le donate, poiché lo stesso Maffei l'afferma compe-
rata con grande sua soddisfazione in altro luogo (v. Trad. Ital.,
pag. 89): « Quella che prima delle altre (epigrafi) comparisce
è nel nostro Musco, né credo d'aver mai meglio impiegato
denaro in sì fatte cose, dovendosi giudicar d'inestimabile
prezzo, se si considera come e l'unica che di tal lunghezza si
conservi oggi giorno in Europa ».
 
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