Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
75

il « testamento d' epikteta »

76

che è quasi un facsimile (gruppo B, fase. I) del Te-
stamento, la quale proviene direttamente da quella
mandata da Onorio Belli da Creta a Venezia, ante-
riore e indipendente dalle altre, non ancora riscontrata
da altre persone e perciò, come descrive lo stesso Belli,
ricolma di errori. Abbiamo poi una seconda copia-fac-
simile (gruppo A, fase. I) che ha per origine comune
con l'altra la copia del Belli, mi che porta aggiunte
nel testo e in margine le correzioni provenienti dalla
collazione con la copia del vescovo di Cerigo, il quale
esaminò i marmi stessi. Le correzioni sono della stessa
mano del testo, e questa è verosimilmente italiana;
è dunque un dotto, forse il Piaelli stesso (1535-1601),
che vi fece lo studio.

Quanto alle due trascrizioni minuscole, l'una (grup-
po B, fase. II) riproduce la copia A, fase. I, anteriormente
all' aggiunta delle congetture del vescovo di Cerigo, e
forse è contemporanea a questa e con questa dipende
da fonte anteriore comune. L' altra copia (gruppo A,
fase. II) è redatta secondo le correzioni della copia A,
fase. I e contiene le aggiunte del Vescovo. Entrambe
queste copie minuscole e specialmente quest' ultima
ci inducono a credere che la copia del vescovo di
Cerigo dovesse essere la stessa, o almeno avere intima
relazione con quel foglio volante edito in Venezia
nel felice secolo del 500, di cui sopra parlammo;
poiché appunto quella sopradetta copia del Vescovo deve
essere stata canata dalli marmi stessi sullo scorcio
di quel secolo e in Venezia, e la copia che servì al
Grutero e che dal noto foglio dipende è identica alle
nostre corrette A, I e II (').

Quanto alla persona del vescovo di Cerigo me ne
occupai sùbito dopo le prime ricerche (2), ma non è
qui il luogo di trattarne per disteso (3).

(') Ora si può rilevare l'errore in cui era caduto il Ven-
turi (Guida al Museo Lapidario Veronese, II, p. 16) per man-
canza di dati sicuri «... Questo marmo prima del 1100 (sic)
era a Venezia; nel 1500, quando si di/fuse l'amore per Var-
cheologia, fu fatto pubblico con stampa a foglio volante, che
si e fatto rarissimo. Di là usarono gli antiquarii tentandone
l'interpretazione ".Lo stesso appunto si deve fare al Maffei, che
il Venturi non fece che ampliare, cfr. Mus. Veron, p. 480 ;
Tradutt. ital. p. 89.

(2) Prima di passare ad altro Kirgomento, rendo pubbliche
grazie al mio venerato maestro ed illustre Prefetto dell'Ambro-
siana, prof. ab. Ceriani, che mi aiutò con l'opera e col con-
siglio in codeste ricerche.

(3) Senza dubbio doveva essere persona a' suoi tempi f t-
mosa. Io credo di doverla identificare con un ellenista dimen-

II.

Storia delle vicende del Testamento di Epikteta.

Piuttosto sorge spontaneo il desiderio di conoscere
per quali vicende questi classici marmi, da Thera pas-
sati a Creta, pervenissero a Venezia, quando fossero
inviati a Verona, e collocati sotto il portico dell'odierno
Museo Lapidario, muti testimoni di tanti avvenimenti
e della squallida solitudine che or li circonda.

Per questa seconda parte delle mie ricerche, mi
riuscirono utili l'archivio dell'Accademia Filarmonica
di Verona e l'epistolario manoscritto del Maffei, che
fu in gran parte raccolto dal compianto mons. Carlo
Giuliari, già prefetto della Biblioteca Capitolare di
Verona, ma poi pur troppo interrotto dalla sua morte (').

Rifacciamoci brevemente da capo. — Abbiamo
come punto di partenza il 4 maggio 1586 (2): entro
quello stesso anno, o poco dopo, l'epigrafe fu traspor-
tata a Venezia, e c'è ragione per credere che là stesse,
finché ne la tolse il Maffei per trasportarla a Verona
nel suo Museo.

ticato, che nel 1589 fu nominato episcopus cytherensis, di nome
Michele Margunio, teologo e filologo cretese, noto poi con questo
nome per la spiccata personalità sua nelle polemiche ecclesia-
stiche. Egli era vissuto molto a Padova, ove si laureò, e a Ve-
nezia, ove tenne libreria copiosa e tipografia stimata per molti
anni, pubblicandovi specialmente autori e studi greci, in cui
era versatissimo. Fattosi monaco col nome di Maximus Mar-
gunius, passò la vita attiva e fortunosa ora a Venezia, ora a
Creta, ora a Costantinopoli ed in ultimo all'Isola di Citerà per
il suo vescovato; morì in Creta nel 1602 (Cornelius , Creta
sacra, I, 223 ; Papadopuli, ffist. gymn. patav., II, 264). Il nostro
Margunio deve aver veduto i marmi prima della sua partenza
per Cerigo, quindi prima del 1589, ma dopo il 1586, poiché il
4 maggio 1586 il Belli scriveva allo zio di non averli ancora.
Non trovo inverosimile di ritenere lui appunto l'autore di quella
lezione più corretta dell'epigrafe che, stampata poi a Venezia,
si divulgò in varie copie, divenute rarissime, in base alle quali
lavorò il Grutero, e il Pinelli, o altro dotto, corresse la lezione
originaria del Belli o altra da quella dipendente. E che tali
copie fossero divulgate e risalissero principalmente a due fonti,
una più corretta dell'altra, ce lo prova un altro foglio staccato,
ch'io ritrovai pure all'Ambrosiana fra le inscriptiones graecae
et latinae missae a Dauantatio a Sicilia (D. 199 inf.), foglio
che contiene parte della prima colonna del Testamento, secondo
la lezione meno corretta.

(') Sento il dovere di ringraziare pubblicamente tanto la
onor. Presidenza dell'Accademia Filarmonica, quanto il rev. di-
rettore del Capitolo e bibliotecario, prof, monsig. Paolo Vignola
per la gentile cooperazione e il permesso concesso di consul-
tare i mss. degli Archivi rispettivi.

(2) Cfr. pag. 79, not. 2.
 
Annotationen