Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

DOI Artikel:
Ricci, Serafino: Il "Testamento d'Epikteta": storia e revisione dell'Epigrafe; con testo, traduzione e commento
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0075

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
129

il « testamento d' epikteta »

130

tagliate nel marmo o nel legno (Erod. (ediz. Stein), 1, 70,
1.10 ; II, 124, 1.10 ; C. I. G. II, 2460,1.20 ; 4839 ; Ran-
gabé, Antiq. hellen. I, 57, 5 38 (G. I. A. I, 324, p. 175
tig 7TQÓ(Jd-t<Jii tmv £a>òia)v), cfr. op. cit. II, n. 846, 850;
Esichio: dyàXiuua tì'ówXa £oìóicc xvQimg óè vd ex £ì>Amj'
è'Sta^tva-q Xt&oov); talora ricamate su abiti o cesellate
in lavori d'oreficeria (Aristot., ìltQi -Oav[j,aa., c. 96 (ed.
Apelt): ^wói'oig érvyucfjitrotc. — Rangab. op. cit. II,
n. 863, 1. 12-14; G. I. G. 155; Dittenb., Syll. 170,
1. 54). Cfr. in generale Hermann, Opusc. V, p. 210 ;
Ardi. Zeit. XXXII, p. 96.

13. %à r]q<<ut. — (cfr. I, 15, 21-22). In confronto al
Museo, dovevano avere proporzioni minori gli r^a:
ognuno conteneva YavÓQidg del defunto eroizzato, in
onore del quale era eretto. Ciò mi fa pensare a aediculae
o cappellette, come ricorrono spesso nelle iscrizioni la-
tine (p. es. C. I. L. VI, 338, 10234, 10275, 18239 ecc.),
col loro signum (VI, 10234) ; specie di zotìiecae ( C. I. L.
VI, 10302, 10409), simili alle dvdQiavioO^xai rettan-
golari o poligonali di molte isole greche (cfr. quanto
alla loro forma per quelle di Thera stessa, di Anaphe e
di Pholegandros : Ross, Ardi. Aufsàtze, p. 421 e segg.).
'Hoowv nel senso di Erodoto (V, 47), simile agli live-
llata di Pausania (II, 7. 2) suppongo fosse solo il
Museo; perciò gli >cjQ>òa non avranno avuto quei locali
minori e vari citati in altre epigrafi analoghe (cfr. Benn-
dorf-Niemann, Das Ileroon voti Gjóibalsdii- Trysa,
pag. 41, fig. n. 31 ; Beiseli, II, pag. 36, n. 56), quan-
tunque sia ricordato il loro Tt^svog speciale (II, 3-4.
10-11, 13) da non confondere con quello del Museo (cfr.

Beisen, 1.C.....f%kiuiGav tì)v xqìjGiv tov tcsqit?-

TtixKfut'vov xrpt(ov), ricordato anche in epigrafi latine
(C. I. L. VI, 10284). — Quanto ad rjQ'pa in generale,
v. Ross, op. cit. 1,18, 49, 50, 61 (ved. per Thera : Mon.
Inst. IH, tav. 25, 26; cfr. Ann. List. 1841, p. 20-22),
cfr. Ross, Inselr. Ili, 138 {rjqwov di Cbarrnytos di Cos);
Rhein. Mus. XXIX, pag. 25 e segg. (jyowor di Antigonos
a Cnido); B. C. IL X, (1886), Elatea; Jour. of. MI
stud. Vili (1887), p. 394 {r)omov di Artemon), XII
(1891), p. 227 e segg. {/jqcòov nella Cilicia Occi-
dentale).

14. Oi'titr. — Operazione susseguente alVayeiv di
Phoinix (1,10), quella cioè del collocare. Cfr. nQÓaO-sGic
parlando degli £ùjòux di un fregio (Rangabé, Ani.
MI. I, n. 57 B 38= C. I. A. I, n. 324, pag. 175, col. B,
1. 6). — Il Keil cita opportunamente per il processo

Monumenti antichi. — Voi.. II.

dell'azione la grande epigrafe edilizia di Epidauro
(v. Baunack, ylus Epidauros, Lipsia, 1890, p. 27 e
segg., 1. 3-4; cfr. Keil, op. cit., p. 294, n. 1); rdfisv
xal àydyt-v xaì (rvv&éfisv. Per Baunack, 7 «/ter è sdinei-
den; àyàysv = herbeisdiaffen ; avv&é/isv = « bedeht
auf die Zusammensiellung ».

14-15. rag rs MovGag. — (cfr. II, 25-26 ; IV, 6, 15,
22 ; V, 8, 35). — È forse il miglior esempio del culto
delle Muse, adottato come culto funebre particolare ad
una data famiglia. Il più anziano di questa ne riceve
in eredità il sacerdozio ; solo nel caso di matrimonio per
parte di alcuno ex yévovg tov 'ETuzsltCug si può annul-
lare il divieto di fabbrica nel rs/itrog delle Muse. La
presenza di queste dee a Thera ci conferma come il
loro culto fosse molto diffuso a Sparta e nelle colonie
doriche (Decharme, Les Muses, p. 56 e segg.), e come
dovesse ritenersi per eccellenza familiare e sepolcrale,
essendo considerate dee protettrici della vita e della
morte degli uomini (v. Le Muse alla iiQÓOsaig di
Achille: Odiss. XXIV, 60 e segg.; cfr. Deiters, Weber
die Verehrung der Musen bei den Griedien, p. 30),
ed essendo partecipi delle attribuzioni delle Parche
(Filostrat., ed. Jacobs-Welcker, I, 443 ; cfr. le MuTqai,
onorate a Cos pure in un'epigrafe sepolcrale, v. Paton-
Hicks: The inscriptions of Cos, Oxford, 1892, n. 36,
D. 1. 39. 41). — Non occorre quindi supporre che
col culto delle Muse nel Testamento si ricordi la pro-
fessione artistica della famiglia, come vorrebbe il De-
charme (op. cit., p. 73 e segg.) ; cosa non provata e con-
tradetta dalla rispettabilità della famiglia di Epikteta,
imparentata con gli efori dell'isola e ricca di posses-
sioni fondiarie. In qual numero fossero e come rappre-
sentate le Muse del Testamento non lo possiamo dal-
l'epigrafe arguire. Forse al numero antico di tre era
già sostituito anche in Thera quello posteriore di nove,
ma l'esempio delle sette muse di Lesbo, il cui numero
fa pensare all'eptacorda di Terpandro e di Apollo Eb-
domagete (Decharme, op. cit., p. 23), basta per mostrarci
l'insussistenza di un'ipotesi qualsiasi dinanzi al fatto
di varietà locali. Quanto al modo in cui fossero rap-
presentate, potrà aver valore in tesi generale l'opinione
del Keil (op. cit., Hermes, XXIII, p. 294, n. 1) di ricer-
carne copie nei vari bassirilievi di sarcofagi che raffi-
gurano le Muse (cfr. Ardi. Zeit. 1843, pag. 113-129;
302-303; Ann. List. 1861, pag. 122 e segg., tav. H;
BieO., Die Musen in der antiken Kunst. Berlin, Wied-

9
 
Annotationen