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127

IL « TESTAMENTO I)' EPIKTETA »

128

COMMENTO

Col. I, 1. 'Eni £(fooo)v rmv tììiv <S>oi(loxsXti (cfr. IV,
1 ; Vili, 18). —E l'autorità locale civile, conforme alla
costituzione spartana, indicata con la nota del collegio
e del suo capo eponimo, come nelle iscrizioni cretesi
(oi Gvv KvXXrp — èrti Tolv .... ffvv nvléqy e simili).
Fra gli efori uno è parente di Epikteta ; Himertos di Hi-
merophon (III, 25). — L'autorità locale privata è costi-
tuita dalla avroóoz e dal avXXoyog del xoivóv (v. Comm.
col. 1,22-23, p. 132). — Il xoivóv non ha in Thera quella
y ego vaia iov xotvov, frequente durante l'impero nelle
isole e nelle città dell'Asia Minore, che è una giunta
della flovXrj, con funzioni religiose e giuridiche nell'àm-
bito dell'/ws sepulcrale (G. I. G. II, 2523, 2562, 2724,
2782, 3421, 3754. Cfr. Benndorf-Niemann, ecc.: Reiseu
in Lyk. uni Kar. I, 72; II, 36, n. 17). Il nostro xoivóv
può disapprovare e punire gli atti de' suoi associati
e regola i divieti relativi al culto di famiglia. Così la
MùvSig citata in un'iscrizione di Kyaneai del IV sec.
a. C, dà o nega il permesso di àvoì£ai xr>v Gooóv e
di violare in alcun modo il sacro recinto (op. cit., II,
pag. 22, n. 27).

4- 5. Gvvsvctoso'Tovo'ccg xaì %àg ■9-vyarqóq. — Cfr.
(Svvsvóoxsovnag Ditt., Syll. 448, 1. 3.

5- 6. sl'rj fiév [xoi vyiaivovcsa......— Il Dareste

confronta codesta formola di buon augurio con l'altra
tarai [lèv sv dei testamenti di Aristotele e di Teofrasto,
conservati da Diogene Laerzio (Test, d'Epicteta, N. Re-
vue histor. du droit frane, et étr. 1882; Estratto p. 5).

6. r« ì'òiu óiotxé'v. Amministrare le proprie so-
stanze (cfr. sx rmv ìóCwv), in genere la proprietà (rà
l'diu = domus), i propri beni, e qui, in senso ancor più
generale, governare le cose sue in modo che il culto dei
parenti non sia negletto. Perciò Epikteta provvede, ac-
ciocché, nel caso di morte, questo culto passi regolar-
mente nelle mani della figlia Epiteleia, dei suoi xXa-
qovó/àoi e in genere poi dei óiàóo%oi. Non è il caso
quindi, come vorrebbe il Keil, (Zani Testament der
Epikteta: Hermes, XXIII (1888), p. 296, n. 2) di sta-
bilire una distinzione come di tutto a parte fra rà Tóia

e rà avxòxxr^a xuìQi'ct, ed una proporzione che non è
qui considerata dalla testatrice. Cfr. Comm. a col. I, 32,
p. 134. óioixtv. — La forma dorica nella finale dei verbi
attivi è costante nell'epigrafe, cfr. avvayaytv (I, 22);
tsXév (II, 6); Xappàvev (IV, 8); &i>sv (IV, 14); Xsi-
xovqyév (IV, 26, 29); syyqàysv (VI, 32; VII, 35).

6-7. ti ós' ri xa ysvrjxcu ttsqì fis tmv àr&Qfùm-
vtov. — E una variante dell'altro eufemismo sàv óJ
riva àvd-owrtiva nàa^ (Ditt., Syll., n. 379). Cfr. nel-
l'uso latino : Si cui quid vestrum humanilus accideril;
si et ei hvmanitus acciderit (p. es., G. I. L. VI, 10242;
XIV, 2112).

7. ((TToXsfno). — Quantunque non si usi intransi-
tivamente, occorre farlo per evitare l'anacoluto (ànc-

Asi'tcco . . . xccvà xàv svxoXuv.....stiitstsXsxsÌu ovv

.. . Sióoìia óocr/udc .. . ), corrispondente all'uso della
lingua parlata e specialmente di atti notarili.

11. viov. — Dopo la revisione dell'epigrafe si è
trovata costante la forma coll'iota ; cfr. xaD' vlo&saiar.
Per la forma ióg dell'uso attico piuttosto antico e poi
usata parallelamente a vlóg, v. Foucart, Reo. d. phil.
1877, I, p. 35 e segg.; Blass, Aussprache, p. 44-45;
cfr. Meyer, Grammi-, p. 145; 311. — dyayóvrog rà
£vò«. — Il Bòckh spiega £™« « anaglypta videntur
Musas repr'aesentasse, de quorum statuis nihil dictum
est ». Ma non c'è ragione per riferirle alle Muse. La
distinzione fra àydXfiara sv rù [lovasù» e àyàX\iaiu
sv T'ò xsnévsi rmv rjjwwr (II, 11 e segg.) ci induce a
credere che anche le Muse fossero rappresentate da
statue ; £v>>« invece potrebbero essere non solo bassiri-
lievi (Bòckh, C. I. G. II, p. 370), ma anche altirilievi,
figure d'ornato facenti parte a sè, oppure verosimilmente
pitture, tanto d'animali quanto di uomini. Cfr.perciò Ero-
doto (ed. Stein), II, 148, pag. 234,1. 11; III, 47, 1. 12:
IV, 88, 1. 22; C. I. A. I, 323, p. 168: xov SI Xomov
soyov dnavrog sy xvxX'o ttQ%ei o E/.svdiccxòg XiOog,
TtQÒg oì %à ... — Ateneo, j.iceoi.idQiva V, 26
(ed. Kaibel, I, p. 436). — Con questo significato però
è più comune l'uso delle voci £'*<fia, ^wóàqia, figure in-
 
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