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LA SITUILA ITALICA PRIMITIVA

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tello {sphyrelata) ; e, mentre in Oriente si adoperavano
per il vasellame metallico, come per le armature e
gli arnesi di cuoio ('), erano affatto ignote nella pura
età del bronzo : fatto cotesto, su cui avremo occasione
di ritornare, trattando del secondo gruppo de' vasi
borchiati, proveniente dalla regione cispadana.

Ma la conferma che l'uso delle borchie ne' vasi
fittili è da porre in rapporto col patrimonio della ci-
viltà venuta in Italia d'oltremare è fornita da un
fatto topografico perfettamente analogo a quello che
adducemmo, ricercando la provenienza della situla di
bronzo (2) ed anco della decorazione geometrica (3).
In quei sepolcreti, ne' quali i vasi fittili imbullettati
si rinvennero, anzi il più delle volte nelle tombe stesse,
del cui arredo facevan parte, apparvero oggetti d'im-
portazione orientale ; la qual cosa risulta dai cenni par-
ticolari, che ho accuratamente fornito sull'indole delle
suppellettili funebri, cui spettavano quei tali vasi.

Coli' affermarsi e col divenir più forte e tenace e
preponderante l'azione del commercio fenicio sull' Ita-
lia centrale, con l'introduzione e col predominio gra-
duale del nuovo rito dell' umazione, col fiorire crescente
e col progredire sempre maggiore delle industrie me-
tallurgiche, f uso delle borchie ne' vasi fittili non si
sviluppò, nè proseguì gran fatto nell'Etruria; ma at-
tecchì e si mantenne in voga per qualche tempo ancora
nel paese falisco, come dimostrano gli esemplari nu-
merosi delle tombe di Narce.

Ha già osservato il Barnabei come i vasi così
ornati si siano segnatamente rinvenuti nelle tombe a
fossa con sarcofago a coperchio testudinato, apparte-
nenti al tempo, in cui il paese era soggetto al pieno
influsso del commercio fenicio. Un solo vaso si ebbe
da una tomba di Narce con grande loculo, riferibile
« all' ultimo periodo del commercio fenicio, quando le
relazioni cogl' isolani dell' arcipelago cominciavano a
prevalere » (4).

Fra gli esemplari di Falerii caratteristici sono
quelli raccolti nella ricca tomba XVIII di Montarano,

(!) Giustamente osserva il Barnabei, Mon. cit., col. 227:
u Quando il commercio colle coste asiatiche portò in grandis-
sima copia i chiodi, onde si ornavano i cinturoni di cuoio, V uso
di questi stessi chiodetti entrò nel lavoro delle officine fittili
locali ».

(2) Parte I, col. 203-205.

(3) Sopra, col. 64.

(4) Barnabei, Mon. cit., col. 229.

dove parimenti, come osserva il Barnabei, « tutto ma-
nifesta il puro commercio dei Fenici e 1' azione da essi
esercitata sulle industrie locali » (>).

Constatato il fatto topografico della simultanea
apparizione de' vasi fittili imbullettati con oggetti di
origine orientale, siamo tanto più indotti a dedurne che
la tecnica dell' imbullettatura de' vasi fittili sia da
porre in istretto rapporto con le industrie dell' Oriente:
che sia, cioè, da raccostare agli elementi nuovi d'ori-
gine transmarina della civiltà di Villanova, anziché
agli elementi locali e primitivi di essa civiltà. Ma,
ciò posto, noi siamo ben lontani dall' affermare, anzi
escludiamo recisamente, che si possa ascrivere ai vasi
fittili con le borchie di bronzo origine forestiera.

A cotesta origine accennò in via meramente ipo-
tetica il Pigorini, alcuni anni or sono, nel ricordare gli
oggetti così di terracotta come di legno ornati con
cotali borchie (2).

In modo più deciso si pronunziò 1' Helbig. La-
sciando da parte per ora 1' opinione, che espresse sui
vasi fittili imbullettati dell' Alta Italia e su cui noi
ci riserbiamo di tornare più avanti, noteremo qui come
egli, prendendo a considerare i lavori di legno forniti
di chiodi, cioè la scatoletta e le ciotole di Corneto-
Tarquinia appartenenti a tombe a pozzo ed a fossa,
e trovando in esse una tecnica più progredita di quella
propria de' prodotti ceramici locali, li giudicò di fab-
brica e d'importazione straniera : fenicia o cartagi-
nese (3).

Noi premettiamo che, le nostre indagini essendo
dirette a determinare 1' origine dell' imbullettatura dei
vasi fittili, non teniamo conto che in via subordinata
e accessoria degli scarsi esempì dell' imbullettatura
della scatoletta e dei vasi di legno sopra allegati. Nè
crediamo a priori che ambedue le specie di vasi, di
legno e di argilla, siano da trattare e giudicare così,
che ciò che si dice degli uni possa applicarsi indiffe-
rentemente agli altri. Il legno è tal materia da com-

(!) Mon. cit., col. 220.

(2) Bull, di paletn., X (1884), p. 48. Osservata la presenza
di qualche oggetto di terra e di legno ornati di borchiette nelle
tombe di Corneto-Tarquinia e in quelle di S. Rocco di Palestrina,
soggiungeva : « Non è quindi improbabile che il genere di de-
corazione di cui parlo avesse origine oltre i nostri lidi, e fosse
portato in Italia dai Fenici, che vi si recavano ad esercitare
commerci ".

(3) Helbig, Das hom. Epos 2, p. 377, 378.
 
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