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D'UNA CITTÀ GRECA

A TERRA VECCHIA PRESSO GRANMICHELE IN PROVINCIA DI CATANIA

I. Preliminari topografici.

È Granmichele grossa terra sul confine meridionale
della provincia di Catania, a breve distanza di Calta-
girone, adagiata in ridente posiziono sul culmine spia-
nato di alta collina (a. m. 555), al centro di vasta
regione agricola; deve la sua origine a tempi a noi
molto prossimi, giacché venne fabbricata dopo il funesto
terremoto del 1693. Prima altro era il sito ed il nome
della borgata, la quale sorgeva un quattro chilometri
più a nord-ovest nella località denominata Terravecchia.
Qui, sopra un sistema di colline di formazione arenaria,
dai fianchi rapidissimi e franosi, vedonsi ancora le ruine
del castello e della città di Occhiolà, i cui abitanti
dopo il disastro fondarono in luogo più sicuro e pro-
pizio l'attuale Granmichele (').

Esame archeologico delle colline
Terravecchia- Occhiolà.

Abbraccia Terravecchia, come può rilevarsi dall' u-
nito schizzo topografico, un complesso di colline arenarie,
intersecate da profondi valloni, nei quali scorrono ri-
gagnoletti che nella sottostante piana metton capo al
fiume di Caltagirone. Distribuite a ferro di cavallo
intorno all' angusto vallone dei Chiusi o Genzala, sopra

(') Per Terravecchia-Occhiolà si consultino il Fazzello,
De rebus siculis, X, 2, p. 446. Cluverio, Sicilia antiqua, p. 360.
Amico-Dimarzo, Dizionario topografico della Sicilia, I, p. 543;
II, p. 230.

tre di esse e nelle insellature intermedie veggonsi an-
cora le tristi ruine del castello, delle chiese e dei
quartieri di Occhiolà. La poco solida formazione del
terreno, facile a dilaniare ovunque in frano, la poca
area sul colmo delle colline stesse, devono aver dato
al disastro proporzioni spaventevoli, come ne fan fede
le vaste ruine che ad arco di cerchio si stendono dal
castello a s. Spirito. Ma qui dove terminano le ruine
medioevali e moderne 1' occhio dell' archeologo discerne
tosto ruderi di altra maniera e d'altra età, indizio
certo di città antica ; disgraziatamente la crescente ri-
duzione a coltura di codesti sino a pochi lustri addietro
inculti terreni fu cagione che le rovine così antiche
come medioevali venissero nuovamente manomesse,- e
più quelle che queste, già sfruttate nelle varie rico-
struzioni di Occhiolà. Il carattere complessivo delle
ruine classiche sulle creste che incoronano il fianco
destro del vallone Genzala è molto modesto; queste
rovine non sono di tempi remoti, come ci dimostrerà
una breve escursione attraverso ad esse.

La collinetta a destra del vallone, di fronte al
Pqjo dell' Aquja, di cui a lungo mi occupo più avanti,
alta circa m. 490, piatta sul cacume, a contorni ta-
gliati netti, ed in parte artificialmente, nei banchi
tufacei, presenta decise tracce di abitato antico; per
la sua posizione molto forte, a cavaliere della strada
che dalla piana di Caltagirone sale, insinuandosi nelle
colline, io ho pensato racchiudesse V acropoli della città.
Di mura superstiti non un solo tratto; ma potevano tener
luogo di esse le roccie a picco, dove naturalmente,
 
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