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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [2]: l'ornamentazione geometrica
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0067

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STUDIATA SPECIALMENTE IN ESTE

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terremare : elementi sporadici o disgregati d'una pri-
mitiva e povera e incerta decorazione, la quale, come
dicemmo, col distendersi della civiltà di Villanova sarà
sostituita dal sistema organico della decorazione geo-
metrica (')•

I vasi fregiati di borchie di bronzo, appartenenti
a questo secondo gruppo sono, come si vede, più scarsi
che quelli del primo gruppo. E a cotesti vasi si rap-
porta una questione, che dobbiamo cercar di risolvere
Per capir bene le ragioni e il modo di diffusione dell'orna-
mentazione, di cui si tratta, nel settentrione d'Italia.

Abbiamo veduto che essi vasi si scoprirono in due
distinte regioni: a oriente e a occidente del Panaro.
Nella seconda di queste regioni ne usci in luce uno
solo, per quanto possiamo con certa scienza asserire,
dal sepolcreto di una terremara. Nella prima se n'eb-
bero vari da due necropoli di specie diversa: del tipo
di Villanova e della Certosa.

La tazza ad alto manico verticale di Casinalbo
ha fornito materia ad una importante controversia dibat-
tuta fra il Pigorini e il Brizio.

II Pigorini fu primo a notare la presenza di un
tal vaso fra i fittili del sepolcreto della terramara di
Casinalbo e a cercare una spiegazione del fatto abba-
stanza strano (2)., « Tale maniera d'ornati » avvertiva
egli « non si osservò mai fin qui nei vasi delle ter-
minare emiliane dell' età del bronzo, sebbene fra in-
teri e spezzati ne esista una quantità enorme ». Tenendo
egH dunque presente questo fatto, e osservando che anche
fra gli ossuari di Casinalbo v'era qualche altro esemplare
" di arte più progredita di quella delle stoviglie di
Colone e di Monte Lonato » (ove, com' è noto, si
e°bero altre necropoli dell' età delle terremare), venne
ln ultimo alla conchiusione seguente : « la sola spie-

Cj Veggansi esempi di codeste cavità tonde su vasi delle
«fumare: Montelius, La civilisation, p. I, s. B, tav. 18, fig. 2,
'•l4; tav. 25, fig. 10; tav. 26, fig. 22; e di fondi di capan-
. ; °P- cit., tav. 21, fig. 14, 15. Chi volesse considerare quelle
Pressioni come dovute all' influsso della civiltà di Villanova
1 c'je io non sono disposto ad ammettere) e porle in rapporto
"' bitorzoli sbalzati del vasellame metallico, che anche ne' vasi
di questa età sono talvolta imitati noli' istesso modo,
j^trebbe dire che il fine di tale ornato a impressioni tonde
vasi fittili corrisponde a quello, per cui altra volta si è
'corso alle borchie, non mai che le impressioni sono fatte
per 'mitare le borchie de' vasi fittili.

(*) Bull, di paletti., VI (1880), p. 189-191.

gazione di vasi in Casinalbo alquanto posteriori agli
altri, quando realmente lo sieno ('), occorre cercarla
in ciò, che la necropoli, e con essa quindi la gente,
cui appartiene, dall' età del bronzo scendesse a toccare
pur quella, nella quale si diffondevano i primi ele-
menti della nuova civiltà detta del ferro ».

Il Brizio si valse della scoperta della ciotola di
Casinalbo per dedurne che quel sepolcreto, come le
terremare emiliane, fossero durate sino a tarda età :
al secolo quinto av. C. (2). Imperocché parve a lui
che quella ciotola fosse da attribuirsi a relazioni com-
merciali, che le tribù delle terremare stringessero in
età tarda (2° periodo del ferro) con gli abitanti della
regione atestina. Al quale giudizio era indotto dal-
l' essersi trovato nella necropoli della Certosa un va-
setto con tutta la superficie coperta di borchiette, as-
sieme a un altro ornato di zone rosse e nere, ambedue
« di schietta fabbrica atestina » ; onde conchiudeva:
« a quella guisa che gli Etruschi felsinei ricevettero
i due esemplari della Certosa, i terramaricoli mode-
nesi ebbero le tazze, con borchiette, di Casinalbo e
di Bedù. 11 che vuol dire che ancor nel 5° secolo
av. Cristo le terremare erano abitate ».

Il Pigorini replicando escluse la derivazione della
ciotola di Casinalbo dal commercio atestino (3); os-
servò che gli esempì dell' imbullettatura de' vasi fit-
tili, che compariscono nel secondo periodo delle necro-
poli atestine, non si potevano tenere come i più antichi ;
esser anzi ragionevole il credere che quel genere di
decorazione « fosse adottato più tardi sui colli Euganei
e vi giungesse d'altrove ». E ricordò in proposito i
saggi delle borchie infisse in oggetti d'argilla e di
legno, venuti in luce nel sepolcreto arcaico di Cor-
neto-Tarquinia e a Palestrina : in gruppi archeologici,
di cui fanno parte anche cose di fattura e provenienza
fenicia.

(') Pur conchiudendo nel senso qui riferito il Pigorini (Bull.
cit. p. 189) aveva premesso, quasi direi in massima, parergli
« che la decorazione delle stoviglie colle borchie metalliche non
implicasse tale senso d'arto, nò tale perizia nella metallurgia
da non poterla credere in origine un'invenzione del popolo
delle terremare, il quale conobbe assai bene l'industria di fon-
dere il bronzo ». Ma egli non ammise nò allora, nò dopo, quando
ritornò sull'argomento, la probabilità di quella ipotesi, e ri-
guardò la decorazioue suddetta come estranea alla età pura
del bronzo.

(2) La Grotta del Fané nelle Memorie dell' Accademia
di Bologna cit., p. 23, 24, nota 4.

(3) Bull, di paletti., X (1884), p. 46-48.
 
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