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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [2]: l'ornamentazione geometrica
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0069

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STUDIATA SPECIALMENTE IN ESTE

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appunto, che più differiscono per la forma dalla gene-
ralità delle stoviglie delle terremare. Il Brizio, par-
lando delle anse ad orecchietta rotonda, è condotto
spontaneamente a dire che « alla curva ed alla maniera
come s'impostano sulla ciotola si direbbero greche».

Ritornando ora alla ciotola di Casinalbo, se questa
già per il tipo appare una singolarità in quella stazione,
tanto più poi si dimostra tale per la decorazione a
borchie di bronzo, estranea per ogni rispetto, come si
è detto sopra, alle condizioni di industria e di tecnica,
Proprie delle popolazioni delle terremare.

Come mai dunque accadde di ritrovare questa cio-
tola in una stazione così fatta?

Noi siamo del parere, in cui in sostanza il Pi-
gorini ed il Brizio concordavano: ammettiamo che
la tazza di Casinalbo sia posteriore all' età del bronzo ;
che la terramara di Casinalbo scendesse veramente a
toccare 1' età successiva : seguitasse ad essere abitata,
quando la civiltà di Villanova, che possedeva i bronzi
laminati, andavasi propagando nell'Italia settentrio-
nale. All' efficacia di quella civiltà è da attribuire la
ciotola di Casinalbo, sia che si fabbricasse nel luogo,
ove si rinvenne, sia che fosse stata quivi recata dal
di fuori. A taluno parrà più probabile l'importazione
diretta di cotesta ciotola; ma io ammetto volentieri
che i flguli delle terremare abitate più a lungo, venendo
a conoscere i vasi così fatti e decorati, s'ingegnassero di
riprodurli essi medesimi nelle loro officine. Comunque
andasse la cosa, la ciotola ornata di borchie è da ascri-
ssi, ripeto, all' influsso di industrie più progredite che
n°n fossero quelle delle terremare; il che, non occorre av-
vcrtirl0, si direbbe egualmente del vaso di Bedù, quando
fosse provato che avesse la stessa specie d'ornamenti.

Da che luogo e in che tempo venne tale influsso ?
Il Brizio pensava al grande centro di produzione delle
stoviglie borchiate che fu Este: pensava che in un
tempo tardissimo, il secolo V av. Cr., le ciotole tro-
Vate a Casinalbo e a Redù fossero state addirittura
da Este trasferite in quelle stazioni ('). Egli teneva
conto, per stabilire cotesti dati cronologici, del fatto
Cùe nella necropoli della Certosa era apparso così
Utl vaso borchiato (2), come un secondo vaso ornato

di zone rosse e nere ('), l'uno e 1'altro giudicati con
ogni ragione da lui di schietta fabbrica atestina : il
qual fatto dimostrava « che a questa epoca (5° secolo
incirca av. Cristo) si faceva fra le popolazioni del
territorio emiliano e quelle di Este, commercio di si-
mili vasi ».

Io reputo che non si possa, nè si debba ricorrere
a tale ipotesi per spiegare il vasetto borchiato delle
terremare. Imperocché assai prima del III periodo
della civiltà atestina, contemporaneo alla Certosa di
Bologna, in cui il commercio notato dal Brizio ebbe
luogo senza dubbio, la tecnica dell' applicazione di
borchie a' fittili era nota ed esercitata non solo nella
regione atestina, ma nell' emiliana, e prima ancora in
questa che in quella. Ad Este i più cospicui e co-
piosi saggi dell' ornamentazione a borchie di bronzo
spettano al II periodo; nel TU essi diventano vie più
rari e dimostrano un graduale scadimento di essa,
che a poco a poco cade in dissuetudine. Non s'inten-
derebbe perchè si dovesse tener conto della presenza
dell' unico fìttile borchiato della Certosa, di tarda
importazione atestina, e non degli altri più antichi,
che si ebbero nelle necropoli de' fondi Benacci, De Luca,
Arnoaldi, di Solino, di Savignano sul Panaro, e che
non abbiamo nessuna ragione per non ritenere di fat-
tura locale.

I vasetti, le fusaiuole, V oggetto a sezione di cam-
pana sopra registrati offrono una prova sicura che nel
periodo di Villanova, sino dallo stadio più arcaico,
era stato introdotto nell'Emilia un uso, che, per quanto
non abbia attecchito e non si sia largamente divul-
gato in quella contrada, tuttavia lasciò tracce baste-
voli del suo passaggio. Cotest' uso veniva non già dal
Veneto, dove nessun esempio potrebbe esser citato così
antico, come i più antichi bolognesi del sepolcreto Be-
nacci, ma bensì dall' Italia media, dove si ebbero di
esso esempì molteplici a cominciare dal periodo delle
tombe a pozzo insino a quello delle tombe a fossa.

Una volta che l'uso delle borchie ne' fittili è at-
testato dagli avanzi raccolti in sepolcreti emiliani
dell' età di Villanova, noi non possiamo altrimenti me-
ravigliarci se esso penetrò nelle terremare, alcune delle

(') La grotta del Fami1, 1. c.

(2) Quello registrato sopra, col. 113.

(') Dal sepolcro n. 329. Zannoni, op. cit., p. 367 ; tav. CXI,
flg. 7, 8.
 
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