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LA SITDT,A ITALICA PRIMITIVA

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questi sono fra i più tardi esempì di tali tazze bor-
chiate.

Nel pieno terzo periodo non troviamo più con sif-
fatto ornamento nè le vere e proprie situile d'argilla,
nè le tazze o i pignatti ad alto manico verticale, se
si eccettui qualche scarsissimo esempio ; non troviamo
più le coppe ad alto piede, nè le fusaiuole.

L'ossuario caratteristico del terzo periodo, che ri-
mane d'ora innanzi in luogo di quello a situla, fre-
giato de' cordoni e delle zone rosse e nere, solo una
volta riceve un ornamento — e un ricchissimo orna-
mento — di borchie. Alludo all' esemplare n. 2496
del sepolcreto Capodaglio (fìg. 51).

È questo, forse, il più conosciuto vaso"fittile della
necropoli atestina: quello, che si suol dare come il
saggio più ragguardevole, che ivi sia apparso della
decorazione geometrica a borchie di bronzo. Disgra-
ziatamente si ignora a quale tomba originariamente
appartenesse. Noi crediamo ad ogni modo che spettasse
ad una tomba del terzo periodo esordiente; perocché,
di certo, quando si ornò di borchie un tale ossuario,
era vivo il ricordo dell'ornamentazione propria degli
ossuari situliformi del secondo periodo ; di che è age-
vole persuadersi confrontando i motivi propri di questi
con quelli che appaiono sul nuovo ossuario : le linee
orizzontali, gli angoletti retti, disposti a intervalli
eguali, le linee a zig-zag, le spirali, i meandri (')■

Ma noi abbiamo nell' ossuario Capodaglio qualcosa
di più e di nuovo per rispetto ai vasi del secondo peiiodo.
Alle borchie di bronzo sono aggiunte le listelline di
bronzo, mediante le quali sono ottenute due serie di
linee a zig-zag nell' ossuario e una serie di striscio
verticali sul coperchio. Le listelline sono tenute ferme
alle estremità e fissate al vaso mediante borchiette.

L'uso di tali listelline di bronzo trova riscontro
in quello di listelline di stagno, che nel terzo periodo
è frequentissimo e di cui toccheremo fra poco.

Quanto alle borchie, delle quali è ora questione,
esse non si hanno in nessun altro ossuario della forma
caratteristica di quello scoperto nella palazzina Ca-
podaglio. Queste ricorrono bastantemente frequenti in
un altro tipo di vaso, che ha servito pure ad uso di

(') Le linee a zig-zag si hanno nell' ossuario Benvenuti n. 39
(fìg. 36) ; le linee spirali nell'ossuario Nazari (fìg. 51) ; i meandri
di vari tipi negli ossuari Benvenuti nn. 39, 130, 138, 378, 521
(fìg. 37, 38, 44, 45).

ossuario, sebbene soglia essere di proporzioni minori.
Differisce da esso per avere un ventre sporgente e
ricurvo, dal quale la parte superiore si innalza, re-
stringendosi a poco a poco, mentre 1' orifizio si espande
leggermente; è cinto di cordoni, ma ha, di regola, una
tinta uniforme, ordinariamente nera, anziché le zone
nere e rosse alternate.

Gli esemplari di questo vaso sono numerosi nel
terzo periodo, e a questi, appunto, è comunemente ap-
plicata r ornamentazione a borchie di bronzo.

Il vaso Benvenuti n. 978 da noi pubblicato, che
si può considerare come il più beli' ossuario della serie,
(fìg. 49) è notevole per l'accoppiamento degli ornati a
borchie di bronzo coi motivi impressi a stampa, i
quali ultimi richiamano singolarmente quelli così co-
muni ne' fittili delle necropoli più recenti del Bolo-
gnese. Le borchie di bronzo in questo ossuario Ben-
venuti sono applicate in scarsissimo numero nella
parte superiore, dove formano delle specie di croci
e una fila orizzontale (tav. II, tìg. 17). I motivi im-
pressi sono degnissimi di nota: una doppia serie di
circoletti riuniti da linee tangenti punteggiate; una
serie di cervi volti a sin. ; una serie di doppie volute.

Negli altri esemplari dello stesso tipo le borchie
sono disseminate, sempre un po' discoste l'una dal-
l'altra, attorno alla parte superiore in varie file oriz-
zontali, e dall'ultima di esse si staccano certi gruppetti
a eguali intervalli (tav. II, fìg. 4 a-c). Il più bello e
il più conservato è quello del predio Nazari (fìg. 53).

Questi vasi, che sogliono trovarsi nelle tombe del
terzo periodo pieno e inoltrato, somigliano perfetta-
mente al vaso proveniente dal sepolcro n. 388 della
Certosa di Bologna ('), il quale non può dubitarsi che
non 'sia stato ivi importato da Este. Identica è la
forma, l'argilla, la tecnica e la disposizione delle
borchie, ora tutte cadute. Siamo pervenuti all' età, in
cui, come dal Bolognese pervengono nella regione ve-
neta vasi greci dipinti — abbiamo altre volte accen-
nato (2) e avremo occasione di ritornar sopra a
questo fatto più avanti —, così dalla regione veneta
di rimando s'introduce qualche prodotto ceramico
nel territorio felsineo. Oltre del vaso con le bor-
chie, si sono notati nei sepolcri della Certosa altri

(') Sopra, col. 113.

(2) Cfr. Notizie, 1888, p. 324-326 (= La coli. Baratela,
p. 152-154). Cfr. anche sopra, col. 141, 153.
 
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