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291

DI UN BRONZETTO ARCAICO DELL'ACROPOLI DI ATENE

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bronzi e cose arcaiche ; laddove notizie precise abbiamo
soltanto intorno ai nn. II ('), Vili (2) e XI (3).

Degli esemplari o frammenti, che mi sono noti, do
qui il catalogo, il quale aggiunge qualche nuovo pezzo
alla lista già fattane dall' Undset (''). I singoli esem-

mento n, mentre nella prima «non nn vaso d'argilla o nero o
dipinto di sorta » ; il che fa pensare per questa a un seppelli-
mento anteriore a quello della seconda camera, che sarà stata
aggiunta più tardi, forse, per la presenza di vasi a f. r., non avanti
i primordi del V sec. a. C. De Luynes, che evidentemente di-
pende dalla relazione del Campanari, scambia per errore il posto
dei due cadaveri.

Io credo che si può anche rintracciare fra i tripodi della
nostra serie (p. 292 segg.) quello cosi succintamente indicato
nella relazione dello scavo falta dal Campanari. Questo avvenne
nel 1833 (« già sono tre anni » Bull. d. Inst., decembre del 1835 ;
anche in Nouv. Annales, I, la data 1835, che si legge a p. 51,
nelle errata si trova corretta in 1833). Ora dei due tripodi, che
si sa aver appartenuto alla famiglia Campanari, e che furono
pubblicati da Secondiano, fratello e collaboratore di Domenico,
nei Monum. d. Inst., II, tav. XLET, lett. A e C, così quegli rife-
risce in Annali, 1837, p. 162, nota 1: « Il tripode C fu da me
ceduto al Governo Pontificio e lo vedi ora collocato al Museo
Gregoriano. Fu questo rinvenuto nei miei scavi vulcenti nel
1833, e due anni innanzi l'altro lett. A, che ancor mi appar-
tiene ». Escluso pertanto, per ragione di cronologia, questo se-
condo (nostro n. X), che passò poco dopo nella colleziono
De Luynes e di lì nella Biblioteca Nazionale a Parigi, il citato
tripode con bassirilievi dev'essere appunto quello del Museo
Gregoriano (nostro n. VI) : invero per la squisitezza del lavoro
poteva essere degno compagno della suppellettile menzionata.

(!) Trovato a Todi. V. appresso p. 292 seg.. nota 1.

(*) V. la bibliografia citata a p. 299, n. Vili. Fu trovato a
Durkheim nei paesi renani: pei particolari dello scavo rimando
a Lindenschmit e Undset; tuttavia fin da ora noto, tra gli og-
getti con quello associati, un' anfora di tipo ionico-calcidese pub-
blicata nella stessa tav. II, n. 8, sovrapposta al tripode stesso,
e un'oinochoe frammentata del medesimo tipo, ivi, n. 13: cir-
costanza, che ha analogia coi trovamenti del predetto tripode
di Vulci. Per gli ionismi ovvii in questi oggetti cf. anche
p. 346, con nota 6. La scoperta di oggetti anche greci al di là
delle Alpi non sarebbe isolata: cf. p. e. il bronzo di Grachwyl
Fried.-Wolters 237, il tripode di La Garennc, sotto p. 314, e il
famoso trovamento di Vettersfelde (Furtwàngler, Goldfund von
Vcttersfelde).

(3) Da una tomba a doppia camera e ad arco tondo a Falerii
con seppellimenti ripetuti dal VI al IV sec. a. Cr., come apparisce
dalla varia suppellettile ivi rinvenuta, che si divide in due
gruppi, l'uno più antico, a cui spetta il frammento n. XI, l'altro
più recente. Del primo fan parte alcuni vasi attici, tutti a f. n.
di stile rigido accurato (fra cui una kylix a occhioni con Eracle e
Gerione, ricordante l'anfora di Exekias in Wiener Vorlegeblatter
1888, tav. V, n. 1, e la kylix ibid., tav. VII, n. 1), una figu-
rina muliebre di bronzo di stile arcaico e affine a quello del
detto frammento, ed anche tre pieducci, pure di bronzo (spet-
tanti al tripode in parola ? Sembrano troppo piccoli, essendo
alti m. 0,045). Nel secondo gruppo spiccano vasi a f. r. di
fabbrica locale, taluni assai pregevoli.

(4) ìVestd. Ztschr., V, 1886, p. 235 seg.; cf. anche Furtwàn-
gler, Olympia, IV, p. 127; e Reisch in Helbig, Fiihrer, II, p. 320,
n. 150.11 Braun, Ann. d. Inst., 1842, p. 63, dice che negli scavi

plari vi sono ordinati principalmente secondo il mag-
giore o minore sviluppo della decorazione figurativa,
della quale presento una succinta descrizione. Indico
con lettere le figure secondo il posto che occupano ri-
spettivamente : (A) sugli archetti, (B) sopra le asti-
celle diritte, e (C) sull' anello interno, che si trova in
basso.

I. Prima nella collezione dei fratelli Feoli, che
lo rinvennero nella tenuta di Campomorto (Campanari,
Ann. d. Inst., 1837, p. 162, nota 1), poi, secondo Roulez,
nel Museo Kircheriano, dove tuttavia non esiste, come
non esiste nel Museo Gregoriano, al quale lo assegna
De Luynes, Nouo. Annales, II, p. 251, insieme col n. VI.

A: 1-3. Protome gemina di cavallo so-
pra ciascun archetto. — B: 1. Io con lunga veste,
una pelle di vacca col muso all' indietro ad uso di
mantello adattata sul capo, diadema, orecchini a disco,
scarpe a punta ricurva; 2. Athena (Hera, secondo
Roulez) ugualmente vestita, ma sull' occipite una testa
di leone a bocca aperta; 3. Ermete nudo, la si-
nistra protesa, la destra stringente l'impugnatura di
una spada. Tutti v. d- nell' arcaico schema di corsa
colle ginocchia piegate. Per la spiegazione cf. appresso
p. 350. — C: 1. Sileno giacente col gomito appog-
giato e con un bicchiere nella sinistra ; 2. Ninfa (?)
ugualmente coricata; 3. Un uccello. — Sopra le
zampe una corona di palmette e fiori di loto.

Monumenti dell' Inst. VI-VII, tav. LXIX, n. 3; anche ibid.,
II, tav. XLII, B; in piccolo presso De Luynes, 1. cit., tav. C, n. 5.
Cf. Roulez, Annali, 1862, p. 172 segg. Furtwangler, Olym-
pia, IV, p. 140, n. 875: u etruskisch ».

II. Frammento di tripode simile al precedente, tro-
vato a Todi nel predio Le Loggie: v. Notizie degli
scavi 1879, p. 259 seg. (Leonij). Resta la sommità di
un' asticella con fiore di loto o giglio sormontato da una
figura di donna fuggente verso d. (Io?), che è
quasi esattamente la ripetizione di I B 1, senonchè
nella parte del manto aderente all' occipite non si veg-
gono indizi di forme bovine, forse per lo stato della
conservazione o per insufficienza del disegno pubbli-
cato 1. cit. p. 260. L' orlo del manto mostra cesella-

di Vulci se ne trovarono una diecina (Undset, 1. cit. « mehr als
eine Dutzend ») insieme a parecchi altri frammenti. Può essere
quindi che qualche esemplare o frammento resti ancora igno-
rato in qualche collezione.
 
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