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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Savignoni, Luigi: Di un bronzetto arcaico dell'acropoli di Atene e di una classe di tripodi di tipo greco-orientale
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0178

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339

DI UN BRONZETTO ARCAICO DELL' ACROPOLI DI ATENE

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specialmente col metallo, che all' artista è dato di
sbizzarrirsi con creazioni di tal sorta, e che inoltre
gli è permesso di allungare soverchiamente, come nei
nostri tripodi, i fusti delle colonnine e d'inclinarle a
capriccio, e di dar loro giocosamente per base una
zampa di leone o di pantera, anche senza riguardo ad
un nesso organico ('), e di far premere da questa una
rana (V, VI, VII, Vili) od una tartaruga (X) (-').

Al medesimo principio, che regola V imposiziono
delle figure sulle aste diritte, obbedisce evidentemente
l'adattamento delle altre sugli archetti. E tutto il
sistema poi corrisponde all' usanza, anch' essa antichis-
sima e d' origine orientale, ma che incontrò molto fa-
vore fra i Greci, di adornare con statuette il fastigio di
mobili ed utensili sontuosi. Basti rammentare, di opere

(') Cosa giustamente già rilevata dal Friederiohs, Kl. Kunst,
p. 192. E strano infatti vedere uscire quei fasci di bastoncini
da quelle zampe, che alla lor volta sembrali quasi de'stivalini.
Che però tali ghiribizzi non siano propri esclusivamente del-
l'arte etrusca lo dimostrano i bronzi ionico-caleidesi, di cui sopra.

(2) Quest'ultimo motivo si trova non raramente usato dai
Greci, ed imitato quindi dagli Etruschi per varie specie di uten-
sili: cf. Friederichs, Kl. Kunst, p. 7. Già nella metallurgia ci-
priota si hanno esempì molto antichi di rane così adoperate,
come Perrot-Chipiez, III, p. 8G2, fìg. 029 (giovane calpestante
una rana); cf. p. 863, nota 1 (donna in piedi sopra una
rana); v. anche Longpérier, Bronzes ant. du Louvre, p. 211,
n. 982, 983; e inoltre, fra le cose italo-greche, la cista Ficoroni
(cf. Reisch in Helbig, Fiihrer, p. 388, segg.). Più appropriato
come sostegno è certamente il dorso duro di una tartaruga,
quale si vede anche sotto ai piedi di una donna nuda, con solo
perizoma, che fa da manico ad uno specchio greco in bronzo, del
tipo sopra mentovato, ed. 'Ecprju . «Q/. 1895, tav. VII : opera egi-
netica del principio del V sec. a. C, secondo De Ridder, ivi, p. 169
segg., il quale riferisce due altri esempì, cui aggiungo il candela-
bro p. 284, nota 4, e il manico etrusco in Schneider, Album auserl.
Gegenstànde d. Antikensamml. d. Allerh. Kaiserhauses, 1895,
tav. XXIII, 1, p. 9. Cf. del resto Friederichs, 1. cit., p. 176,
n. 707. Kekulé, IVeibl. Gerwandstatue, p. 10 seg., e Curtius,
Arch. Zeitung, 1881, p. 24, riguardo agli sgabelli in forma di
tartarughe, de' quali si servivano le ancelle del tempio di Afro-
dite. Questo concetto artistico ha forse connessione col fatto
che i piedi (zampe animalesche) dei mobili egizi ed assiri di
solito non poggiano direttamente sul suolo ma per mezzo d'un
zoccoletto circolare, spesso in forma di pera o di pigna ; cf. p. e.-
Wilkinson, Arie. Egyptians, I, p. 59 segg. Rawlinson, op. cit., I,
p. 393, p. 368. Alla stessa guisa in alcuni dei tripodi, come in
tanti altri utensili, sono in tal posto semplici dischetti. Ad
ogni modo è lo stesso concetto orientale della figura ani-
malesca ad uso di sostegno, di cui si è detto al cap. I, p. 285 ;
ed una prova ulteriore della derivazione ci è pòrta appunto
da' manichi or ora citati, e meglio ancora da quello dello
specchio di Hermion, Arch. Anzeiger 1890, p. 94, formato da
donna nuda stante sopra un leone giacente, cioè nel modo
ovvio in figure di divinità orientali (cf. p. e. Perrot-Chipiez,
op. cit., II, p. 643) (rilievo assiro), e IV, p. 637, fìg. 313 (hittita).

orientali il trono votivo scolpito sopra un rilievo di
Khorsabad (!) ; di opere greche, il trono di Apollo in
Amicle e il trono fidiaco di Zeus in Olimpia, ambedue
sormontati dalle figure delle Ore e della Cariti. Ma, per
rimanere nello stesso campo della metallotecnica in-
dustriale, segnaleremo qui alcuni prodotti dell' arte
greco-italica, come le già citate urne di bronzo ca-
puane, le ciste prenestine, ed anche i candelabri
« etruschi », in cui è ovvio l'uso decorativo di figu-
rine libere collocate sull' alto.

Ma prima di parlar più partitamente delle figure
stesse, diamo ancora uno sguardo alle rimanenti forme
puramente ornamentali, vale a dire agli ornati che
riempiono il campo degli archetti. Essendosi traspor-
tata, in questo tipo vulcente, tutta la decorazione
figurata al di sopra delle aste, e soppressa la corda
orizzontale, che nel tipo metapontino serviva di so-
stegno ad una figura, il senso estetico non comportò
tuttavia che restasse un vuoto perfetto dentro gli ar-
chetti stessi, ma lo si riempì con graziosi ornati
a giorno. Questi sono composti da una felice combina-
zione di volute e di palmette analoghe a quella già
osservata in parecchi dei capitelli : dei lunghi viticci
cioè, spesso terminati da una fogliolina o da una pic-
cola ghianda, sono, nel senso dell' altezza, ricurvati
a spirale in forma di S, oppure (n. IX) di C, e
congiunti insieme ora in una ora in altra direzione,
ma sempre in perfetta simmetria; gli spicchi lasciati
aperti presso gì' incontri delle curve sono riempiti da
palmette e mezze palmette a semicerchio od a punta.
Qualche volta un tale complesso è immaginato come
sviluppantesi da un fiore pendulo a volute (IX, cf. i
capitelli in VI), oppure variamente intrecciato coli' ag-
giunta di una frangia o collana di palmette e ghiande
pendule e alternate (V, VI, VII, VIII,X) (2); in qualche
caso poi (X) si ha un intreccio assai più ricco e com-
plicato di viticci e palmette, e nel medesimo sono
frammischiati due uccelli, rivolti in senso opposto (v.
fig. 28).

(') W. Liibke und J. Caspar, Denkm. der Kunst (Neue Ausg.,
1858, Stuttgart), I A, lav. 6 A, fig. 5.

(2) Nel n. VII non è una rosetta come nel disegno pubbli-
cato in Mon. d. Inst., tav. XLIII, ma un viluppo simile a quello
degli altri insieme nominati. Secondo una comunicazione del
sig. A. H. Smith.
 
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