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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Savignoni, Luigi: Di un bronzetto arcaico dell'acropoli di Atene e di una classe di tripodi di tipo greco-orientale
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0186

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355

DI UN BRONZETTO ARCAICO DELL ACROPOLI DI ATENE

356

Medusa del carro di Perugia (') mentre la peculiare
spartizione dei capelli a scaletta ha il suo riscontro,
se non nella Medusa istessa, nelle altre figure delle
metope selinuntine e nell' Eride di un già citato vaso
calcidese (2). Come indizio della sua velocità non le
mancano tuttavia le alette negli stivali a punta rialzata,
della forma dei quali avremo da riparlare; ma che
cosa sia quell' oggetto oblungo, che stringe in ciascuna
delle mani, non è facile indovinare: l'ipotesi, che per
la prima s' affaccia, è che siano residui di serpenti (3).
Anche le due figure del dio e dell' eroe, che sono
quasi l'uno la ripetizione dell' altro, ci ricordano le
metope predette, sia per la forma delle tuniche, sia
anche per 1' esecuzione fiacca e poco precisa dei corpi
tozzi e membruti e per quell' aria stravagante dei volti,
dovuta principalmente al modo onde le linee del naso
si continuano in quelle delle arcate sopracciliari. E
come le figure in sè presentano un carattere molto
arcaico, così la scena stessa, da loro composta, è ancora
molto vicina all' originario tipo artistico della mede-
sima, che risultò dalla combinazione dei tipi preesistenti
dell' uomo corrente e del mostro due volte ripetuti (4).
Questa formula, che si presenta già sviluppata con
tutte le caratteristiche del mito nell' ùffmg "HqaxXsovg
vv. 26-37 e forse anche nell' arca di Cipselo (5), è
molto verosimile che abbia avuto la sua origine in
seno all' arte ionica, della quale sembrano essere
stati tra gli elementi decorativi più favoriti così

(') Antike Denkm., II, tav. XV, 3; cf. Petersen, Rom
Mitth., IX, 1894, p. 261 seg. Pei due sgonfi caratteristici nell'arte
ionica cf. ibid. p. 290 segg. e passim. Non mancano nemmeno
in opere attiche, da quelle dipendenti, p. e. nelle Gorgoni del-
l'anfora Antike Denkm., I, tav. LVII, cf. ib., p. 46 seg.: si
noti quivi la sfilata di anatrelle e le spirali giacenti con mezze
palmette, come in sarcofagi di Clazomene.

(2) Cf. sopra p. 349, nota 3.

(3) Forse anche di un solo grosso serpente tenuto con
ambe le mani. Sembra che la figura abbia sofferto dei guasti.
Pei serpenti cf. Purtwangler, 1. cit. La Gorgone coi serpenti
nelle mani in mezzo a due cavalli alati e galoppanti, montati
da due efebi, si vede sulle spallo di una stupenda anfora a f. n.
di stile rigido, accuratissimo, che direi attico-calcidese : sta
nel Museo Civico di Orvieto.

(4) Qui per economia artistica è una sola delle due so-
relle. Il Knatz, 1. cit., p. 47 e p. 60, il quale non pare abbia
visto l'originale, ritiene che qui sia conservata la forma più
antica, laddove non vi manca qualche segno dello sviluppo po-
steriore.

(5) Paus., V, 18, 5.

questo ('), come i due momenti precedenti del dramma,
che appunto ricorrono in due monumenti ionici anti-
chissimi, quale il trono di Amicle e 1' anfora calcidese
del Museo Britannico, cui forse accede il rilievo di
Gitiada descritto da Pausania (2).

Saremo ora disposti a cercare un legame anche
fra le tre figure di III B (tìg. 25), dove Eracle ac-
compagnato da un' altra persona, insegue un essere
alato e con lunga barba, il quale stringe una piccola
figura muliebre fra le braccia. Questi, la cui azione
si riscontra con quella delle Arpie, rapaci deità della
morte, nel noto monumento di Xanthos (3), dovrà ri-
tenersi come un demone affine alle medesime, ed anzi,
a mio avviso, Thanatos istesso, che invola un'anima
umana, espressa, come nel citato monumento, in mi-
nori proporzioni. Tutto l'insieme poi mi rammemora il
tratto dell'Alceste di Euripide, in cui Eracle si pro-
pone di acchiappare, presso la tomba di Alceste, » il
signore dei morti dalle fosche ali » (4), e di costringerlo a
rendergli l'anima di quella : e così ritengo che qui sia
rappresentato Eracle nell' atto di dar la caccia a Tha-
natos, mentre questi tenta sfuggirgli colla sua preda ;

(!) Cf. Knatz, 1. cit., p. 48 ; parecchi dei vasi a f. n. (v.
l'elenco citato) sono evidentemente in dipendenza da prototipi
ionici; cf. anche sopra p. 355, nota 1. La rappresentanza del tripode,
in cui Perseo è imberbe, sembra contradire all'ipotesi di Loe-
scheke, Arch. Zeitung, 1881, p. 31, intorno la diversa origine del
tipo di questa e della scena precedente.

(*) Nel trono (Paus., Ili, 18, 11) era espressa la decapi-
tazione ; nell'anfora (pubbl. Gerhard, Auserl. Vasenb., tavola
CCCXXIII, 2) è Perseo che riceve dalle Ninfe gli arnesi ne-
cessari all'impresa. Pel rilievo di Gitiada v. Paus., Ili, 17, 3.
Sopra i rapporti non inverosimili delle sue opere colla metal-
lotecnica degli Ioni, cf. Overbeck, Griech. Plastik1, I, p. 72 seg.
V. anche il piede di thymiaterion o candelabro (non tripode)
pubbl. malissimo da Gori, Mus. etr., tav. CXLV ; Levetzow,
Gorgonenideai, tav. Ili, 34 (cf. Knatz, 1. cit., p. 14,1, 2 ; e
p. 45 seg. : Medusa, in lunga veste, è decapitata da Perseo). Il
frammento, anche negli ornati, è d'un eccellente lavoro forse
del principio del V sec. av. Cr. Se non è greco genuino, come
rivedendo l'originale mi parve probabile, è certo copiato da un
buon modello ionico. Cf. anche Friederichs-Wolters, n. 199.

(3) Friederichs-Wolters, n. 127 segg. Cf. anche il demone
della morte in un vaso a f. n. (« etruskisch ») del museo di Ber-
lino, Furtwiingler, Beri. Vasensammlung, n. 2157, e presso
Roscher, Leosikon, I, col. 1708.

(4) Versi 840-49. Per la lezione fisXdfinxEiìov invece di
fisicifxnsnXov e per la figura di Thanatos cf. Preller-Robert,
Griech. Myth. I, p. 843, e Baumeister, Denkm. Ili p. 1728 segg.
Un bronzetto etrusco d' età posteriore esibisce un demone alato,
nudo (Thanatos?), portante sulle braccia un'anima: ed. Gori,
Museo etr., tav. XXXVIII.
 
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