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403

LA VILLA POMPEIANA DELLA PISANELLA

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una pianta di m. 3,50 di diametro. Si riconobbe che
la medesima era stata formata da una grande catasta
di legna, la quale nel consumarsi aveva determinato
il vuoto; e nel piano erano visibili le impronte delle
fascine di legna rinvenute colle loro legature (').

Ma il piazzale che stava dinanzi al fabbricato non
si estendeva sui lati. Lungo tutto il fianco sinistro, che
per buon tratto vedevasi scoperto al di là della via, si
trovò il terreno preparato per ortaggio a larghi solchi.
Questi venivano in senso normale alla parete di fianco,
ed erano ogni tanto sbarrati da piccoli argini, special-
mente in prossimità del fabbricato ed evidentemente
a scopo acquativo (2). In questo luogo s' incontrarono
molti vuoti prodotti dai rami e dai fusti di alberi ; ma
a motivo della diversità degli strati che formavano il
terrapieno non fu possibile trarre da quei vuoti nessuna
impronta in gesso. Si notò soltanto in tre o quattro punti
che accanto alla traccia di un albero grande eravane
altra di albero più piccolo, e si concluse che vi si do-
vessero riconoscere le viti appoggiate agli olmi. In
mezzo a questi segni di piante, isolati nel campo, si
rinvennero i vuoti lasciati da quattro robusti travicelli
drizzati a piombo sul terreno e disposti in quadrato,
per modo che limitavano un' area di circa 8 metri qua-
drati di terreno. Sostenevano essi una specie d'im-
palcatura a travicelli più sottili, ed erano foderati in
giro da un parapetto di due tavole, l'una sull' altra,
in modo da formare una terrazza. Non avendo comu-
nicazione alcuna col fabbricato, ed essondo elevata circa
due metri sul suolo, questa costruzione fu giudicata
una pergola, piuttostochè una capanna, tanto più che
il terreno frapposto tra i vuoti, cioè sotto l'impalca-
tura, era solcato come il rimanente del campo. Lungo
il fianco sinistro, sebbene per ogni verso questo fosse
saggiato con lunghi cunicoli, non altro si rinvenne
fuorché molti frammenti di anfore, ed anfore intere,
sbalzate insieme allo creste dei muri a grande di-
stanza dai terremoti, dopoché era caduto uno strato
di lapilli e di ceneri per circa tre metri di altezza.

Il fianco destro non presentava nulla di notevole.

(') Ligna domino in tabulato condito, codicillo^ oleagi-
nos, radices in acervo sub dio metas facito. Cato, LV (ed.
Schneid.).

(2) Anche nella villa Stabiana scoperta nel 1779 all' Oliavo
ed illustrata dal Fiorelli (Rich., Diz. delle Ant. p. 432 sq.) si os-
servò che il campo ai lati dell' ingresso era lavorato a porche,
cioè a larghi solchi fatti colle zappe.

Già per metà era a contatto col piazzale, che dicemmo
sostenuto da basso muricciolo (tav. XIV, Z). Al di là
di questo si trovò uno scarico di sanse d' oliva, come
gettate in un immondezzaio; e presso 1' angolo del me-
desimo piazzale, all' aperto, erano grandi cumuli di cal-
cinacci, che provenivano da una demolizione di un'opera
idraulica, forse dal rivestimento dei muri del piaz-
zale e delle due vasche, che trovammo rifatte a nuovo,
cioè con angoli vivi. È da notare che la parte laterale
del muro di questa spianata si trovò smantellata dalla
mano dell' uomo fino quasi alla soglia della porticella
che aprivasi a metà. Dico dalla mano dell'uomo, poi-
ché in quel punto non fu dato scoprire per terra nes-
sun avanzo di quel muro ; quindi i materiali al mo-
mento della catastrofe erano stati trasportati altrove.

Si entrava nella villa per una sola porta, cioè per
quella da noi ricordata sulla metà della fronte in cor-
rispondenza della via. La porta aveva gli stipiti spor-
genti sul di fuori (posles), e costruiti di mattoni. Fra i
rottami di questi si raccolse una grossa lastra fittile,
che apparteneva ad una tabella, oggi smezzata, nella
quale rimanevano le sole lettere osche :

3>l X ...

Queste erano alte mm. 42, regolarissime e profon-
damente incise colla stecca e colorite di rosso. All'al-
tezza di m. 2, 70 era impostato un architrave di legno,
che dalla incassatura lasciata sopra gli stipiti si de-
sume fosse alto m. 0,30 circa. La soglia era consumata
dall'attrito dei carri ; nel mezzo vedevasi il limen di
basalte, ben piantato, munito di battente e di due fori
pei saliscendi (repagulae) ; ai lati, sotto agli stipiti
erano due pietrini forati e con cardini di ferro a posto.
La porta di legno aveva dunque due imposte ; aprivasi
verso l'intorno, e doveva essere massiccia, se si tiene
conto dei cardini e del battente praticato sul limen ;
di più per una traccia lasciata nella cenere aderente

i

alla parete, possiamo arguire che da dentro fosse raffor-
zata da solide sbarre di legno, disposte obliquamente
e colorite di rosso, forse come la porta intera. Dietro
l'imposta di sinistra fu trovato un campanaccio di
bronzo, uguale ai più comuni che usavansi mettere
nel soggolo dei buoi. Ma il curioso è che non fu tro-
vato a terra, ma aderente al muro ed all' altezza di
un uomo; per la qual cosa si suppose che avesse ser-
vito per segnale alla porta, come era costume presso
 
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