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93

PANTALICA

94

avanti, che lasciarono il cavo dell' ingresso appena ini-
ziato; anelli ed intaccature nelle sporgenze rocciose,
da me visti in più punti pericolosi, spiegano ancora
le precauzioni adottate per arrivare in quei baratri
non solo a scavarvi i sepolcri, ma, quando questi eran
pronti, a tumularvi i morti; i quali vi arrivavano,
calati o elevati, avvolti in stuoie e legati da funi;
macabro spettacolo visto da lungi e dalle opposte
pendici.

Il rito di Pantalica sta fra l'antichissimo (I per.)
ed il recenziore (III per.); non mancano, anzi sono
ancora assai numerosi, gli scheletri accoccolati, ma
predomina il sistema di adagiarli colle gambe sempre
e talvolta anche colle braccia piegate. In confronto
del tempo antico è scomparso l'uso di deporre a
masse, per generazioni successive, ma perdura quello
delle famiglie con una tendenza alle deposizioni sin-
gole; parla eloquentemente su tale riguardo il seguente
quadretto statistico :

Deposizioni ad : 1 2 3 4 5 6 7 14

Necropoli NO

13

9

1

4

2

1

0

0

a N

44

15

10

6

13

3

4

1

« Piliporto

13

2

0

0

0

0

0

0

» Cavetta

3

5

4

0

0

0

0

0

Totale

73

31

15

10

15

4

4

1

In più di un sepolcro apparvero tracce di ossa
carbonizzate, ma conviene ben guardarsi dal dedurne
l'uso della cremazione, che gli Iberici della Sicilia
non accettarono mai, nemmeno in tempi storici pro-
gediti (') ; erano avanzi del viatico per i morti, ed a
tale uopo servivano anche conchiglie marine eduli
raccolte in più di un sepolcro; perocché il concetto
animistico che guidava il pensiero delle genti sicule
di tutti e tre i periodi era, che i morti racchiusi nella
cella funebre vi trovassero l'imagine ed i comodi
della casa dei viventi, quindi anche i viveri necessari
alla lunga attesa, nonché gli ornamenti della persona,

gli utensili della vita quotidiana. Ed eccoci portati
allo studio dei corredi funebri.

b) La suppellettile metallica.

I sepolcri del 1° per. siculo ci hanno restituito
centinaia di coltelli silicei, giacenti per lo più sul
cranio dei morti, del quale uso vennero proposte inter-
pretazioni diverse ed anche strane ('); senza entrar
qui a discuterle, dirò che di tale usanza antichissima
e quasi nazionale si trova, malgrado la introduzione
del metallo, continuata la pratica a Pantalica, dove
in molti casi ho osservato che le lame metalliche
giacevano sul cranio, né certo a caso.

Ora è appunto a queste lame, succedanee del col-
tello in selce che occorre dedicare uno studio speciale (2),
perchè nessuna necropoli della Sicilia, anzi dell'Italia
meridionale ne ha dato un numero così rilevante. A
seconda della loro forma io le distinguo in: coltelli
lanceolati od a foglia di olivo; coltelli serpeggianti
od a fiamma; coltelli-rasoi. Eccone la statistica distri-
butiva :

I tipo II tipo III tipo

Necrop. NO

3

.4

3

n N

15

20

14

Filiporto

1

0

1

Proven. incerta

5

1

1

Totale

24

25

19

Tutte queste lame sottili, con rilievo centrale te-
nuissimo, sono quasi piatte, all' infuori di un unico
esemplare (tav. VII, fig. 8) a lisca centrale; anche

(') A Pantalica la quantità delle ossa combuste è stata sempre
sì piccola da far pensare a carni di animali rosolati. Solo al
Pinocchito, in un unico caso (Bull. Pai. It, XXIII, p. 165)
rimane il dubbio, se non si tratti di reliquie umane.

(') Si asserì che i coltelli silicei avessero servito alla scar-
nitura dei cadaveri, dimenticando che essa si operava anzitulto
per via di agenti atmosferici (sole, pioggia) ed animali (uccelli,
formiche); oppure a rader la barba, quando sarebbe stato me-
glio pensare alla depilazione di pelli animali. Il Petersen
(Roem. Mittheilungen, 1898, pag. 161) pensa che i Siculi, non
possedendo tasche, portassero i piccoli coltelli nella chioma (?).

(2) Alla prima apparenza queste lame sembrano di rame;
ma l'analisi chimica di un frammento, dovuta alla cortesia del
mio collega prof. G. Grassi-Cristaldi della R. Università di
Catania, ha dimostrato che esso era una lega di Rame (89,31 %)
e Stagno (10,26 %), simile quindi al bronzo moderno.
 
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