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RICERCHE ARCHEOLOGICHE CRETESI
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ricco intreccio di correggie, è meglio conservato il
destro, mentre il sinistro, che fu troncato dalla ca-
viglia in giù e che si trova unito alla parte anteriore
del plinto, è in gran parte corroso dallo sfregamento.
Il masso, su cui poggia la statua, trattato come una
roccia scistosa, ed il plinto, dalla superficie a leggiere
ondulazioni, rammentano molto dappresso il modo di
esprimere il suolo ed il paesaggio rupestre nei rilievi
ellenistici, come quelli del palazzo Spada, in Roma ('),
del palazzo Grimani, in Vienna (2), ecc. nonché in al-
cune di quelle grandiose composizioni dell' età ales-
sandrina, che gli artisti intendevano figurare come
compiute all'aperto, in contatto cogli elementi natu-
rali e di cui rimane come tipo più completo la Pu-
nizione di Dirce, del museo napoletano (3). Anche in
questa di Lyttos, come in tutte le altre statue sedenti
dell'antichità, il sedile, qui roccioso, è immaginato
alquanto pendente verso l'innanzi, in modo che anche
la parte inferiore della statua è inclinata, sì da evitare
quel pericoloso effetto di scorcio che dà alle statue
sedenti un' apparenza tozza ed imperfetta (4).
Oltre alla perdita di tutta la parte anteriore e più
nobile del corpo ed alla spezzatura che staccò il plinto
e la parte anteriore del piede sinistro, la statua manca
del ginocchio destro ed ha numerose scheggiature, più
o meno estese, in tutte quante le pieghe, in modo che
ne ha grandemente sofferto la morbidezza del tocco
della superficie, e molte delle doti squisite, che pur
doveva offrire la statua littia, non sono più evidenti.
È certo però che l'individuo rappresentato, una figura
certo nobile e maestosa da meritare questo tipo di
statua sedente in atteggiamento divino, era adulto e ro-
busto, come risulta dai muscoli inguinali, dalla ag-
graziata solidità dell' atteggiamento e dalla robustezza
che traspare dal vigore delle coscie, vigore però non
disgiunto da eleganza, visibile dalla forma e dispo-
sizione dei piedi, dalla finezza dei calzari, dalla calma
disposizione delle pieghe dell' himation, che cadono,
bellamente accumulandosi, verso il basso.
Questa posa ci lascia pensare alla statua di qual-
che grande personaggio, di un magistrato, se non pure
di un imperatore romano, statua effigiata, come venne di
moda in queir età di servile condiscendenza verso il
sovrano, sul tipo delle statue di Giove, reggitore degli
dei e degli uomini. E tale tipo si venne diffondendo
dalla capitale in tutte le Provincie dell' impero, ripe-
tendosi dovunque e pei vari cesari, con poche va-
rianti uno o due tipi originali, imitati largamente,
dalla Siria alla Armorica, dalla Betica alla pontica
Tomi.
Quindi i termini di confronto che servano a ri-
costruirci nella mente la nostra statua di Lyttos, non
sono da ricercarsi che in un dato e determinato campo
di statue sedenti; non è quindi il caso di pensare a
confronti colla statua sedente del così detto M. Claudio
Marcello (J) del museo Capitolino, opera probabilmente
del 2° sec. a. C. e spirante tutta un individualismo
possente, che ravvisiamo altresì nella statua sedente
creduta d'Aristotele nel palazzo Spada, dove vediamo
non una posa troneggiante e tranquilla, ma quella ir-
requieta e nervosa di chi, anche nella quiete apparente,
avvolge nella mente profondi pensieri (2). Anche la
statua del presunto Periandro, nel museo Borghese (3),
e più ancora le due statue di Menandro e Posidippo (4),
del Vaticano, sono trattate con una larghezza ed un
sentimento di vita e spirano una forza d'osservazione
del tipo individuale, doti che molto raramente ritro-
viamo nell'arte greco-romana e massime del periodo
imperiale. Invece per la statua del Lyttos valgono i
confronti con alcune statue imperiali che ci sono con-
servate, quali la statua di Tiberio, del museo Chiara-
monti (5), rinvenuta a Priverno, e quella dello stesso
tipo del museo Laterano e più che tutte colla bella
statua colossale (6) di Nerva, della rotonda del Vaticano,
P) Overbeck, Gesch. d. Griech. Plastik. II4 p. 359; cf.
Helbig, Guide II. 945-952.
(8) Schreiber, Die Wiener Brunnenreliefs aus Palazzo
Grimani, Leipz. 1888. Overbeck, 1. e, fig. 207. Conze, Ueber
das Relief bei den Griechen (Sitzber. d. Beri. Akad. 1882
p. 3 sg.).
(3) Overbeck, 1. e, p. 341; cf. Iahn, in Arch. Zeitung,
1878, p. 45; Friederichs-Wolters, Gypsabgusse, n. 1402.
(*) Helbig, Guide, n. 303.
(') Helbig, Guide (ed. frane), n. 499. Bemoulli, Rom.
Iconogr. I. p. 30.
(2) Helbig, Guide (ed. frane ), n. 954. Baumeister, Denk-
màler, p. 129, fig. 134, 135.
(3) Helbig, 1. c. n. 941.
(4) Helbig, 1. e, n. 200, 201. Baumeister, op. cit., p. 922,
fig. 995, p. 1387, fig. 153.
(5) Helbig, 1. e, n. 93. Bemoulli, op. cit. II. 146, p. 21, 22.
(«) Helbig, n. 650.
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ricco intreccio di correggie, è meglio conservato il
destro, mentre il sinistro, che fu troncato dalla ca-
viglia in giù e che si trova unito alla parte anteriore
del plinto, è in gran parte corroso dallo sfregamento.
Il masso, su cui poggia la statua, trattato come una
roccia scistosa, ed il plinto, dalla superficie a leggiere
ondulazioni, rammentano molto dappresso il modo di
esprimere il suolo ed il paesaggio rupestre nei rilievi
ellenistici, come quelli del palazzo Spada, in Roma ('),
del palazzo Grimani, in Vienna (2), ecc. nonché in al-
cune di quelle grandiose composizioni dell' età ales-
sandrina, che gli artisti intendevano figurare come
compiute all'aperto, in contatto cogli elementi natu-
rali e di cui rimane come tipo più completo la Pu-
nizione di Dirce, del museo napoletano (3). Anche in
questa di Lyttos, come in tutte le altre statue sedenti
dell'antichità, il sedile, qui roccioso, è immaginato
alquanto pendente verso l'innanzi, in modo che anche
la parte inferiore della statua è inclinata, sì da evitare
quel pericoloso effetto di scorcio che dà alle statue
sedenti un' apparenza tozza ed imperfetta (4).
Oltre alla perdita di tutta la parte anteriore e più
nobile del corpo ed alla spezzatura che staccò il plinto
e la parte anteriore del piede sinistro, la statua manca
del ginocchio destro ed ha numerose scheggiature, più
o meno estese, in tutte quante le pieghe, in modo che
ne ha grandemente sofferto la morbidezza del tocco
della superficie, e molte delle doti squisite, che pur
doveva offrire la statua littia, non sono più evidenti.
È certo però che l'individuo rappresentato, una figura
certo nobile e maestosa da meritare questo tipo di
statua sedente in atteggiamento divino, era adulto e ro-
busto, come risulta dai muscoli inguinali, dalla ag-
graziata solidità dell' atteggiamento e dalla robustezza
che traspare dal vigore delle coscie, vigore però non
disgiunto da eleganza, visibile dalla forma e dispo-
sizione dei piedi, dalla finezza dei calzari, dalla calma
disposizione delle pieghe dell' himation, che cadono,
bellamente accumulandosi, verso il basso.
Questa posa ci lascia pensare alla statua di qual-
che grande personaggio, di un magistrato, se non pure
di un imperatore romano, statua effigiata, come venne di
moda in queir età di servile condiscendenza verso il
sovrano, sul tipo delle statue di Giove, reggitore degli
dei e degli uomini. E tale tipo si venne diffondendo
dalla capitale in tutte le Provincie dell' impero, ripe-
tendosi dovunque e pei vari cesari, con poche va-
rianti uno o due tipi originali, imitati largamente,
dalla Siria alla Armorica, dalla Betica alla pontica
Tomi.
Quindi i termini di confronto che servano a ri-
costruirci nella mente la nostra statua di Lyttos, non
sono da ricercarsi che in un dato e determinato campo
di statue sedenti; non è quindi il caso di pensare a
confronti colla statua sedente del così detto M. Claudio
Marcello (J) del museo Capitolino, opera probabilmente
del 2° sec. a. C. e spirante tutta un individualismo
possente, che ravvisiamo altresì nella statua sedente
creduta d'Aristotele nel palazzo Spada, dove vediamo
non una posa troneggiante e tranquilla, ma quella ir-
requieta e nervosa di chi, anche nella quiete apparente,
avvolge nella mente profondi pensieri (2). Anche la
statua del presunto Periandro, nel museo Borghese (3),
e più ancora le due statue di Menandro e Posidippo (4),
del Vaticano, sono trattate con una larghezza ed un
sentimento di vita e spirano una forza d'osservazione
del tipo individuale, doti che molto raramente ritro-
viamo nell'arte greco-romana e massime del periodo
imperiale. Invece per la statua del Lyttos valgono i
confronti con alcune statue imperiali che ci sono con-
servate, quali la statua di Tiberio, del museo Chiara-
monti (5), rinvenuta a Priverno, e quella dello stesso
tipo del museo Laterano e più che tutte colla bella
statua colossale (6) di Nerva, della rotonda del Vaticano,
P) Overbeck, Gesch. d. Griech. Plastik. II4 p. 359; cf.
Helbig, Guide II. 945-952.
(8) Schreiber, Die Wiener Brunnenreliefs aus Palazzo
Grimani, Leipz. 1888. Overbeck, 1. e, fig. 207. Conze, Ueber
das Relief bei den Griechen (Sitzber. d. Beri. Akad. 1882
p. 3 sg.).
(3) Overbeck, 1. e, p. 341; cf. Iahn, in Arch. Zeitung,
1878, p. 45; Friederichs-Wolters, Gypsabgusse, n. 1402.
(*) Helbig, Guide, n. 303.
(') Helbig, Guide (ed. frane), n. 499. Bemoulli, Rom.
Iconogr. I. p. 30.
(2) Helbig, Guide (ed. frane ), n. 954. Baumeister, Denk-
màler, p. 129, fig. 134, 135.
(3) Helbig, 1. c. n. 941.
(4) Helbig, 1. e, n. 200, 201. Baumeister, op. cit., p. 922,
fig. 995, p. 1387, fig. 153.
(5) Helbig, 1. e, n. 93. Bemoulli, op. cit. II. 146, p. 21, 22.
(«) Helbig, n. 650.