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IN PROVINCIA DI SALERNO
606
e mio 1° periodo siculo (tipo Cozzo del Pantano-
Thapsos) ; benché allora io mi astenessi da una com-
parazione minuta, che riprenderò in altra occasione,
basta avere ravvicinato la suppellettile della grotta
di Pertosa agli strati siculi peninsulari. Dell' isola
ricorderò solo che le anse forate delle tazze, di tipo
assai più sviluppato, sembrano ravvicinarsi ancora più
a quelle rastremate, come la nostra fig. 34, che a
quelle di Matera (cfr. Mon. dei Lincei, II, tav. I,
fig. 21, 23; VI, tav. IV, fig. 15, 20; tav. V, fig. 19).
E ricorderò inoltre il riempimento gessoso degli ornati
incisi e taluni motivi della ceramica neolitica di Sten-
tinello, che offrono riscontri con la nostra di Pertosa
(cfr. p. e. Bull, di paletn. it., XVI, tav. VII, fig. 5;
tav. Vili, fig. 20, due frammenti ceramici con mo-
tivi ovvi a Pertosa, la seghettatura a quadrelli e la
banda spezzata a triplice linea incisa). Merita pure
di essere ricordato e confrontato ai nostri il cucchiaio
d'impasto argilloso proveniente da Villafrati, pubbli-
cato dal Von Andrian, Pràhist. Studien aus Sicilien,
tav. IV, fig. 8.
Da una medesima fonte orientale deve poi essere
derivato il motivo ornamentale a quattro volute che
troviamo nel frammento di Pertosa fig. 44, e su
pietre di chiusura di taluni sepolcri della fine del pe-
riodo eneolitico in Sicilia (Bull, di paletti, it., 1892,
XVIII, tav. VI). Questo motivo ci è già offerto dalla
oreficeria dei più profondi strati di Hissarlik, che dopo
le ultime ricerche devono farsi risalire al III mil-
lennio avanti 1' èra volgare (').
VII.
I risultati.
Dall' esame analitico della suppellettile rinvenuta
nella grotta di Pertosa e dalla comparazione di essa
con la suppellettile di stazioni preistoriche che si pre-
(•) Schliemann, Ilios, p. 902; Perrot et Chipiez, Histoire
de VArt dans Vantiquité, voi. VI, p. 959, fig. 521.
N.B. È qui il luogo di ringraziare l1 illustre direttore del
Museo preistorico di Poma prof. Pigorini e il mio egregio amico
prof. Colini per gli aiuti fornitimi nello studio comparativo del
mio materiale con i mezzi bibliografici e monumentali del loro
Istituto.
senta per l'uno o per 1' altro rispetto analoga, due
risultati scientifici siamo in debito di trarre, il crono-
logico e 1' etnografico.
Poca divergenza di opinioni può esservi riguardo
alla cronologia, sia relativa sia assoluta, del materiale
di Pertosa.
Per la cronologia relativa, o stratigrafia che dir
si voglia, credo saremo tutti d' accordo nel riconoscere
la persistenza della decorazione neolitica nella cera-
mica, che però si presenta chiara come un fenomeno
di decadenza o di sopravvivenza. Ugualmente credo
non vi sarà divergenza sensibile nell' assegnare un
grande valore ai numerosi riscontri che presentano le
terremare, e soprattutto nel riconoscere la importanza
della presenza dell' accetta a margini rialzati come
criterio per la determinazione cronologico-relativa o
stratigrafica. Se si dovesse pronunziare una parola che
assegni al materiale della nostra caverna il posto che
gli spetta nella evoluzione delle civiltà umane e nelle
fasi successive di essa o età, quali le distinguono
oggi generalmente i paletnologi, si direbbe che esso
appartiene alla prima età del bronzo (').
Una certa diversità di opinioni si manifesterà senza
dubbio se dalla cronologia relativa passiamo nel
campo della assoluta, che si esprime con cifre di anni
riferibili a date storiche. Ordinariamente questo pas-
saggio è poco fruttifero pel paletnologo, ma in ciò
appunto si differenzia secondo me la preistoria di quei
(l) Mi si consenta però di fare due riserve riguardo a tale
attribuzione. La prima è che. io credo ad un più rapido svi-
luppo della civiltà meridionale, talché grandemente s'inganni
chi voglia giudicare il materiale del sud più recente sol perchè
più sviluppato. Questo sviluppo più rapido comprende, secondo
me, tutte le modalità della vita umana, quindi anche la fauna,
e ciò spiega perchè lo Strobel avrebbe attribuito la fauna della
stazione siciliana di Stentinello nientemeno che all'età del
ferro, mentre per l'archeologo quella stazione rappresenta il
puro neolitico locale (cfr. il mio scritto: La civilisation pri-
mitive dans la Sicile orientale nell'Anthropologie, Vili, 1897,
p. 135 : la mia tesi è accolta senza opposizione dall'Hoernes,
Urgeschichte der bildenden Kunst in Europa, p. 281). Le se-
conda riserva è di ordine anche più generale: mi sembra cioè
discutibile il valore delle denominazioni di età preistoriche
tolte da un metallo, in quei casi nei quali non si accompagni
alla comparsa del metallo nuovo un mutamento radicale in
tutte le condizioni della vita, e manchi la prova della fabbri-
cazione in posto degli strumenti metallici, anzi vi siano fon-
dati sospetti che si tratti di oggetti ricevuti dal di fuori ed
innestati ad un fondo antecedente di cultura che permane so-
stanzialmente immutato.
IN PROVINCIA DI SALERNO
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e mio 1° periodo siculo (tipo Cozzo del Pantano-
Thapsos) ; benché allora io mi astenessi da una com-
parazione minuta, che riprenderò in altra occasione,
basta avere ravvicinato la suppellettile della grotta
di Pertosa agli strati siculi peninsulari. Dell' isola
ricorderò solo che le anse forate delle tazze, di tipo
assai più sviluppato, sembrano ravvicinarsi ancora più
a quelle rastremate, come la nostra fig. 34, che a
quelle di Matera (cfr. Mon. dei Lincei, II, tav. I,
fig. 21, 23; VI, tav. IV, fig. 15, 20; tav. V, fig. 19).
E ricorderò inoltre il riempimento gessoso degli ornati
incisi e taluni motivi della ceramica neolitica di Sten-
tinello, che offrono riscontri con la nostra di Pertosa
(cfr. p. e. Bull, di paletn. it., XVI, tav. VII, fig. 5;
tav. Vili, fig. 20, due frammenti ceramici con mo-
tivi ovvi a Pertosa, la seghettatura a quadrelli e la
banda spezzata a triplice linea incisa). Merita pure
di essere ricordato e confrontato ai nostri il cucchiaio
d'impasto argilloso proveniente da Villafrati, pubbli-
cato dal Von Andrian, Pràhist. Studien aus Sicilien,
tav. IV, fig. 8.
Da una medesima fonte orientale deve poi essere
derivato il motivo ornamentale a quattro volute che
troviamo nel frammento di Pertosa fig. 44, e su
pietre di chiusura di taluni sepolcri della fine del pe-
riodo eneolitico in Sicilia (Bull, di paletti, it., 1892,
XVIII, tav. VI). Questo motivo ci è già offerto dalla
oreficeria dei più profondi strati di Hissarlik, che dopo
le ultime ricerche devono farsi risalire al III mil-
lennio avanti 1' èra volgare (').
VII.
I risultati.
Dall' esame analitico della suppellettile rinvenuta
nella grotta di Pertosa e dalla comparazione di essa
con la suppellettile di stazioni preistoriche che si pre-
(•) Schliemann, Ilios, p. 902; Perrot et Chipiez, Histoire
de VArt dans Vantiquité, voi. VI, p. 959, fig. 521.
N.B. È qui il luogo di ringraziare l1 illustre direttore del
Museo preistorico di Poma prof. Pigorini e il mio egregio amico
prof. Colini per gli aiuti fornitimi nello studio comparativo del
mio materiale con i mezzi bibliografici e monumentali del loro
Istituto.
senta per l'uno o per 1' altro rispetto analoga, due
risultati scientifici siamo in debito di trarre, il crono-
logico e 1' etnografico.
Poca divergenza di opinioni può esservi riguardo
alla cronologia, sia relativa sia assoluta, del materiale
di Pertosa.
Per la cronologia relativa, o stratigrafia che dir
si voglia, credo saremo tutti d' accordo nel riconoscere
la persistenza della decorazione neolitica nella cera-
mica, che però si presenta chiara come un fenomeno
di decadenza o di sopravvivenza. Ugualmente credo
non vi sarà divergenza sensibile nell' assegnare un
grande valore ai numerosi riscontri che presentano le
terremare, e soprattutto nel riconoscere la importanza
della presenza dell' accetta a margini rialzati come
criterio per la determinazione cronologico-relativa o
stratigrafica. Se si dovesse pronunziare una parola che
assegni al materiale della nostra caverna il posto che
gli spetta nella evoluzione delle civiltà umane e nelle
fasi successive di essa o età, quali le distinguono
oggi generalmente i paletnologi, si direbbe che esso
appartiene alla prima età del bronzo (').
Una certa diversità di opinioni si manifesterà senza
dubbio se dalla cronologia relativa passiamo nel
campo della assoluta, che si esprime con cifre di anni
riferibili a date storiche. Ordinariamente questo pas-
saggio è poco fruttifero pel paletnologo, ma in ciò
appunto si differenzia secondo me la preistoria di quei
(l) Mi si consenta però di fare due riserve riguardo a tale
attribuzione. La prima è che. io credo ad un più rapido svi-
luppo della civiltà meridionale, talché grandemente s'inganni
chi voglia giudicare il materiale del sud più recente sol perchè
più sviluppato. Questo sviluppo più rapido comprende, secondo
me, tutte le modalità della vita umana, quindi anche la fauna,
e ciò spiega perchè lo Strobel avrebbe attribuito la fauna della
stazione siciliana di Stentinello nientemeno che all'età del
ferro, mentre per l'archeologo quella stazione rappresenta il
puro neolitico locale (cfr. il mio scritto: La civilisation pri-
mitive dans la Sicile orientale nell'Anthropologie, Vili, 1897,
p. 135 : la mia tesi è accolta senza opposizione dall'Hoernes,
Urgeschichte der bildenden Kunst in Europa, p. 281). Le se-
conda riserva è di ordine anche più generale: mi sembra cioè
discutibile il valore delle denominazioni di età preistoriche
tolte da un metallo, in quei casi nei quali non si accompagni
alla comparsa del metallo nuovo un mutamento radicale in
tutte le condizioni della vita, e manchi la prova della fabbri-
cazione in posto degli strumenti metallici, anzi vi siano fon-
dati sospetti che si tratti di oggetti ricevuti dal di fuori ed
innestati ad un fondo antecedente di cultura che permane so-
stanzialmente immutato.