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715

IL SEPOLCRETO GALLICO

71G

E) II sepolcreto di Salicela di S. Giuliano
presso Modena^).

F) / sepolcreti di Ornauasso nell' alto Nova-
rese (2).

G) Il sepolcreto di Pooegliano Veronese (3).
Eito funebre. — la tutti questi sepolcreti e negli

altri gallici del Piceno già citati a p. 642 e segg.,
uno solo era il rito funebre, l'umazione; e siccome
dalla descrizione data delle singole tombe di Monte-
fortino è risultato ad evidenza che anche qui vi fu
praticata esclusivamente l'umazione, così possiamo sta-
bilire che questa costituiva il rito funebre unico, usato
dai Galli in Italia.

È ben vero che il prof. Castelfranco, nel 1886, pen-
sava a due tipi di necropoli galliche esistenti in Italia,
le une ad incinerazione, le altre ad umazione, in quan-
tochè in parecchi sepolcreti della Transpadana, da lui
attribuiti ai Galli, perchè aventi oggetti caratteristici
del periodo gallico, dominava il rito dell' incinerazione.
Senonchè quei sepolcreti, come risulta dalla costruzione
delle tombe con embrici, dalla presenza di monete
romane e di talune fibule di schietto tipo romano,
spettano, per maggior parte, ad un tempo in cui i
Romani già si erano stabiliti sulle rive del Po, ciò
che d'altra parte aveva riconosciuto lo stesso professor
Castelfranco. Il quale dava poi a quelle necropoli a cre-
mazione il nome di Liguri-Galliche, perchè ammetteva

(') (Jrespellani, Oggetti gallo-celtici del Modenese (Mo-
dena, 1887) con cinque tavole; Montelius, La civilisation pri-
mit. en Italie, p. 528, pi. 113. Il sepolcreto consisteva di
fosse « contenenti scheletri umani disposti in piena terra rimi-
ranti al sud ed assai decomposti dal tempo ».

(2) Bianchetti, Isepolcreti di Ornavasso (Atti della Società
di Archeol. e Belle Arti di Torino, voi. VI con 26 tav.) ; Castel-
franco, / sepolcri gallici dell' Ossola (Alti e Mem. della R. Dep.
di Stor. patr. per le Romagne, 1896, p. 64) ; Ferrerò, Sul cor-
redo dei sepolcreti di Ornavasso (Atti della R. Accad. delle
Scienze di Torino, 1896, p. 13). Erano due sepolcreti distinti,
benché vicini fra loro; il primo, più antico, detto di S. Bernardo,
il secondo, più recente, di Persona e comprendevano in tutto
330 tombe. Quelle del sepolcreto di S. Bernardo, che abbraccia
il periodo fra gli anni 234 ed 88 av. Cristo, erano tutte ed esclu-
sivamente ad umazione; di quelle del sepolcreto di Persona,
più recente, cioè dall'89 av. Cristo all'80-81 dopo Cristo, qual-
cuna era anche a cremazione.

(3) Cipolla in Notizie degli scavi, 1880, p. 237, tav. Vili.
Il sepolcreto comprendeva « una trentina di scheletri coi piedi
verso sud, disposti in due Ale. Oltre gli oggetti di tipo gallico
ne conteneva anche di romani fra cui « tre monete di bronzo,
l'una congiunta all'altra, trovate sul petto di uno scheletro ».
Queste monete, determinate dal Milani, l'una per un asse, 1' altra
per un semisse del sistema onciale, circoscrivono l'età del sepol-
creto fra gli anni 217 e 89 av. Cristo.

che i Galli, al loro arrivo nella Transpadana, avessero
trovato una popolazione ligure, dalla quale avrebbero
adottato il rito della cremazione (')• Con il che si ver-
rebbe sempre ad ammettere che il rito primitivo dei
Galli fosse 1' umazione.

Niente però vieta supporre che gli elementi gal-
lici riconosciuti in quelle tombe lombarde, anziché alla
vere popolazioni galliche, i cui sepolcreti sarebbero
ancora da scoprirsi, siano dovuti soltanto alla così
detta cultura gallica, infiltratasi in quel tempo nelle
altre genti della Transpadana. Certo è che gli stessi
oggetti del periodo gallico, armi ed ornamenti, troviamo
in alcune tombe, pure a cremazione, quelle ad es.
di Cenisola, Savignone, Ciano, Viara, Amelia, Celi-
neia, Tombara ecc., che per ragioni topografiche e sto-
riche, non possiamo attribuire ad altro popolo fuorché
ai Liguri (2).

Ad analoga conclusione giunse il prof. Ghirardini
riguardo la suppellettile del periodo gallico, da lui per
primo osservata in alcune necropoli del Veneto e nella
stipe Baratela.

Trattando di tale suppellettile il Ghirardini parla
sempre di civiltà, non mai di popolazione gallica. Anzi
pone in rilievo il fatto che, quantunque i Galli aves-
sero fatto parecchie escursioni nel Veneto, pure non
erano mai riusciti a conquistarlo. Non potendo am-
mettere la conquista, il Ghirardini spiegava la pre-
senza di elementi gallici nel fondo Baratela e nelle
necropoli venete supponendo * che i Galli, discesi in
Italia, dal secolo IV in poi diffondessero a mano mano
fra le popolazioni del settentrione i prodotti delle
loro industrie e trovassero imitatori dei loro costumi,
anche là dove non fermarono stabile dimora * (3). Su
questi prodotti attribuiti alle industrie galliche avrò
a parlare in seguito. Intanto è certo che quegli og-
getti del periodo gallico in Este provengono dalle so-
lite tombe ad incinerazione « costrutte sempre secondo
l'antico sistema »(4) e non da un sepolcreto isolato
e ad umazione, quale sarebbe da aspettarsi trattan-

(») Castelfranco, Liguri-Galli e Galli-Romani, in Bull, di
paletn. ital., anno XII, p. 255 ed in Commentarii dell'Ateneo
di Brescia pel 1886, p. 255.

(2) Per tutte queste necropoli liguri ad incinerazione si con-
fronti ora il mio lavoro Epoca preistorica nella Storia politica
d'Italia edita dal Vallardi, p. CU e seguenti.

(s) Ghirardini, Notizie degli scavi, 1888, p. 375.

(4) Prosdocimi, Notizie degli scavi 1882, p. 32.
 
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