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DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

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dai cilindri a doppia capocchia, simili ai nostri rocchetti
che servono ad avvolgere i fili onde disporre la trama
del telaio ; ed in quei sepolcreti quasi non v' ha tomba
femminile che non contenga parecchi di tali utensili.

Al contrario due soli sepolcri di Montefortino
aveano fusaiuole, quello n. XIII già ricordato nella
nota 2 della p. 734 ed il sepolcro XX femminile,
nel quale erano due fusaiuole. In nessun sepolcro poi
occorsero rocchetti.

La medesima osservazione è stata fatta nei sepol-
creti gallici del Bolognese : due sole tombe del predio
Benacci (n. 559 e 560) contenevano la prima due, la
seconda quattro fusaiuole coniche di terracotta (')•

Queste scarseggiavano pure nei sepolcreti di Orna-
vasso; una sola se ne rinvenne in quello più antico
di S. Bernardo (tomba n. 91) ; in numero alquanto
maggiore erano nei sepolcri più recenti di Persona,
spettanti per maggior parte all'età imperiale.

Dal sepolcreto gallico di Piobbico si ebbe pure
una sola fusaiuola (*).

Da questi fatti siamo autorizzati a conchiudere
che le donne galliche, a differenza delle umbre, delle
etrusche, delle picene, delle greche e delle romane,
attendevano poco o punto alla filatura ed alla tessi-
tura. Probabilmente acquistavano le stoffe per le vesti
direttamente dagli Etruschi e tutto al più, per adat-
tarle alla persona, le cucivano esse stesse.

Agorai. — Che almeno cucissero sembra potersi de-
durre dagli agorai rinvenuti in due tombe (n. VIII e
n. XXIII, tav. Ili, n. 9 e tav. V, n. 19). Agorai in
osso si trovarono pure nel sepolcreto gallico di Piob-
bico, dentro uno dei quali conservavasi ancora un ago,
pure di osso, forse per lana (s).

Da una tomba di Ornavasso (S. Bernardo, n. 33)
si ebbe un oggetto di bronzo interpretato come un
agoraio. Esso, dissimile per forma e materia dagli ago-
rai di Montefortino, è identico ad altro rinvenuto a
La Tene, il quale conteneva similmente un ago di
bronzo a larga cruna come quella degli aghi di lana (4).

(>) Brizio, Tombe e necropoli galliche della città e prov.
di Bologna, p. 468 e 477.

(z) Notizie degli scavi, 1878, p. 88.

(3) Notizie degli scavi, 1878, p. 88.

(4) Bianchetti, I sepolcri di Ornavasso, p. 44. V. Gross.,
La Tene, oppidum helvéte, p. 44; Munro, The Lake-Dwel-
lings of Europe, p. 291, fig. 91, n. 19 e 20 e p. 292.

Dadi di osso. — Poiché le donne galliche poco
attendevano ai lavori di filatura e tessitura, sembra
dedicassero parte del loro tempo al giuoco, almeno al
giuoco dei dadi, che certo doveano aver appreso dagli
Etruschi. Ho riferito che nel ricco sepolcro femminile
n. XXIII si rinvennero tre dadi di osso con una ven-
tina di semisferette vitree di vario colore, bianco, verde,
azzurro, giallo, le quali servivano per segnare i punti.
Ed è noto che pure nelle tombe etrusche i dadi si
trovano quasi sempre in numero di tre (*) accompa-
gnati dalle medesime sferette di vetro o da sassolini
di vario colore.

Non so di altre tombe galliche femminili d'Italia
in cui siansi rinvenuti dei dadi. Ma diciasette sferette
di egual forma e pure di vario colore, bianco-chiaro,
azzurro, giallo e bianco smalto, si rinvennero altresì
nella già citata tomba gallica femminile di Diihren (2),
e giustamente il dott. Schumacher ha in esse ricono-
sciuto delle pietre per segnare i punti nel giuoco dei
dadi.

Strigili. — Grande cura doveano avere le donne
galliche della propria persona per ciò che riguarda
la nettezza del corpo. E ciò si argomenta sopratutto
dalla frequenza con cui nelle loro tombe occorrono le
strigili. Si può dire che quasi non si scoprì tomba
che non contenesse questo utensile,, il quale dai Greci,
dagli Etruschi e dai Bomani veniva usato per racco-
gliere quel tanto di olio, onde erano state unte le mem-
bra durante il bagno, che rimaneva non assorbito dalla
pelle. E questo utensile occorse non soltan^ViS^ntte
le tombe delle donne, ma pure in tutte quelle degli
uomini, talune delle quali, ad es. la tomba XLVI, ne
contenevano due esemplari. Onde si deduce che la
strigile è l'utensile trovato in maggior copia nel se-
polcreto di Montefortino.

Di fatti fra intere e frammentate se ne ebbero
ventotto.

Non si può dire se i Galli annettessero alle un-
zioni e fregazioni oleose la stessa virtù rigeneratrice
delle forze che, secondo un geniale medico anche archeo-
logo (3), vi riconoscevano i Greci. Certo è pero ch'essi
doveano praticare i bagni con l'intento della nettezza

(') Annali dell'Instituto, 1858, p. 147, nota 3.

(2) Schumacher, Ein gallisches Grab bei Diihren, p. 415.

(3) Braun negli Annali dell'Instituto, ISSO, p. 233.
 
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