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il sepolcreto gallico
784
nomia etnisca, specialmente per la particolarità delle
anse poste obliquamente al collo.
Dei pochi vasi estratti dal sepolcreto gallico di
Piobbico e che conservansi nel Museo di Bologna,
alcuni sono di color scuro, altri di vernice nera ed
altri di un color giallo-pallido. Fra questi ultimi è
notevole un'anfora, la quale è imitazione di modello
greco ed io giudico lavoro etrusco: le anse, ora
frammentate, sono a nastro piatto, con tre cordoncini.
Vasi verniciati. — Si sogliono denominare al-
tresì etrusco-campani e sulla loro origine etnisca non
credo possa esservi dubbio. Appartengono a questo
gruppo alcuni cantari a doppio manico (tipo tav. X,
la svariatissima suppellettile metallica rinvenuta nelle
loro tombe, così da essi ebbero pure le stoviglie tanto
verniciate, quanto grezze.
Soltanto i Galli Boi, i quali durarono più a lungo
dei Seuoni nelle proprie sedi e specialmente nel ter-
ritorio felsineo, sembra avessero cominciato a lavorare
anch'essi le stoviglie, creando alcune forme nuove ed
estranee alla più antica ceramica etnisca.
La conquista romana impedì lo svolgersi di questa
industria gallica.
Vasi dipinti. — A p. 664 ho già descritto pa-
recchi vasi, specialmente tazze e coppe rinvenute nei
sepolcri IV e V, i quali giovano a formarsi un con-
Fig. 29.
1 : 2
h. 6) c molti nappi e coppe di varie fogge e gran-
dezze (tav. XI, nn. 11, 13, 15, 16, 18, 19, 20) ed
il bellissimo skyphos pubblicato a p. 6 96, fig. 24,
il quale è di una terra così fina e purgata, e di una
fattura così leggera, che direbbesi un originale greco.
Due piccoli skyphoi di terra verniciata nera si
ebbero pure dal sepolcreto di Piobbico, ed un kantaros
in frammenti, una bella e finissima tazza e molti
vasetti e patere, con e senza manici, si rinvennero nei
sepolcri gallici felsinei. Una di queste a doppio manico
ha graffito all' esterno una iscrizione etnisca ('•), la
quale pienamente conferma la fabbrica e l'origine
etnisca di questi vasi.
Conclusione ultima di queste osservazioni è che
come i Galli Senoni aveano ricevuto dagli Etruschi
cetto della ceramica dipinta prevalente a Mou te forti no.
Per dai'e un' idea più completa ed esatta della decora-
zione di quelle tazze, aggiungo qui il disegno (fig. 29
e 30) di altre due coppe dipinte a spirali ed a foglie di
edera, le quali ricordano siale foglie d'edera delle due
fiasche metalliche (tav. Vili, n. 8 e fig. 23), sia quelle
solite ad ornare i colli delle anfore pugliesi e lucane.
La maggior parte di queste tazze, coppe e vasi di-
pinti, debbonsi probabilmente at.ribuire, come già il
Barnabei avea pensato (') ad officine che fiorivano in
città etnische situate lungo il corso superiore del
Tevere, per es. a Perugia.
A canto però di queste stoviglie dipinte etnische
altre ve ne hanno, benché poche, le quali evidente-
mente sono greche. Tale per es. a mio avviso è il
(') Tombe e necropoli galliche della prov. di Bologna,
tav V, n. 3.
(') Notizie degli scavi 1895, p. 410.
il sepolcreto gallico
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nomia etnisca, specialmente per la particolarità delle
anse poste obliquamente al collo.
Dei pochi vasi estratti dal sepolcreto gallico di
Piobbico e che conservansi nel Museo di Bologna,
alcuni sono di color scuro, altri di vernice nera ed
altri di un color giallo-pallido. Fra questi ultimi è
notevole un'anfora, la quale è imitazione di modello
greco ed io giudico lavoro etrusco: le anse, ora
frammentate, sono a nastro piatto, con tre cordoncini.
Vasi verniciati. — Si sogliono denominare al-
tresì etrusco-campani e sulla loro origine etnisca non
credo possa esservi dubbio. Appartengono a questo
gruppo alcuni cantari a doppio manico (tipo tav. X,
la svariatissima suppellettile metallica rinvenuta nelle
loro tombe, così da essi ebbero pure le stoviglie tanto
verniciate, quanto grezze.
Soltanto i Galli Boi, i quali durarono più a lungo
dei Seuoni nelle proprie sedi e specialmente nel ter-
ritorio felsineo, sembra avessero cominciato a lavorare
anch'essi le stoviglie, creando alcune forme nuove ed
estranee alla più antica ceramica etnisca.
La conquista romana impedì lo svolgersi di questa
industria gallica.
Vasi dipinti. — A p. 664 ho già descritto pa-
recchi vasi, specialmente tazze e coppe rinvenute nei
sepolcri IV e V, i quali giovano a formarsi un con-
Fig. 29.
1 : 2
h. 6) c molti nappi e coppe di varie fogge e gran-
dezze (tav. XI, nn. 11, 13, 15, 16, 18, 19, 20) ed
il bellissimo skyphos pubblicato a p. 6 96, fig. 24,
il quale è di una terra così fina e purgata, e di una
fattura così leggera, che direbbesi un originale greco.
Due piccoli skyphoi di terra verniciata nera si
ebbero pure dal sepolcreto di Piobbico, ed un kantaros
in frammenti, una bella e finissima tazza e molti
vasetti e patere, con e senza manici, si rinvennero nei
sepolcri gallici felsinei. Una di queste a doppio manico
ha graffito all' esterno una iscrizione etnisca ('•), la
quale pienamente conferma la fabbrica e l'origine
etnisca di questi vasi.
Conclusione ultima di queste osservazioni è che
come i Galli Senoni aveano ricevuto dagli Etruschi
cetto della ceramica dipinta prevalente a Mou te forti no.
Per dai'e un' idea più completa ed esatta della decora-
zione di quelle tazze, aggiungo qui il disegno (fig. 29
e 30) di altre due coppe dipinte a spirali ed a foglie di
edera, le quali ricordano siale foglie d'edera delle due
fiasche metalliche (tav. Vili, n. 8 e fig. 23), sia quelle
solite ad ornare i colli delle anfore pugliesi e lucane.
La maggior parte di queste tazze, coppe e vasi di-
pinti, debbonsi probabilmente at.ribuire, come già il
Barnabei avea pensato (') ad officine che fiorivano in
città etnische situate lungo il corso superiore del
Tevere, per es. a Perugia.
A canto però di queste stoviglie dipinte etnische
altre ve ne hanno, benché poche, le quali evidente-
mente sono greche. Tale per es. a mio avviso è il
(') Tombe e necropoli galliche della prov. di Bologna,
tav V, n. 3.
(') Notizie degli scavi 1895, p. 410.